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Marista
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La vita sulla terra, tutti i reconditi perchè si uccidono con passione delfini e balene
Scritto da Marista Urru
giovedì 29 luglio 2010
foto Roberto Buiatti
Ray Bradbury scriveva nel 1952 in " Rumore di tuono...
..Gestire
una macchina del tempo è una faccenda complicata. Uccidendo un
animale, un uccellino, uno scarafaggio o anche un fiore, potremmo
senza saperlo distruggere una fase importante di una specie in via di
evoluzione. (...) Supponiamo di uccidere un topolino qui. Ciò
significa che tutte le future famiglie di questo particolare topolino
non potrebbero più esistere (...). Per ogni dieci topolini che non
ci sono, muore una volpe. Se mancano dieci volpi, un leone muore di
fame. Se manca un leone, innumerevoli insetti, avvoltoi, quantità
infinite di forme di vita piombano nel caos e nella distruzione.
...E.
Lorenz usò per primo l'immagine poetica del battito di ali della
farfalla nell'analizzare le strette connessioni fra le azioni dei
viventi
"Può
il batter d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in
Texas?" questo fu il titolo di una conferenza tenuta da Lorenz
nel 1972.
C'è
invece chi ha raffigurato la vita sul pianeta terra come una immensa
rete, ad indicare come tutto sia interconnesso. E vedremo che anche questa è una raffigurazione efficace.
A
queste cose pensavo dopo aver letto che ancora oggi gli islandesi
delle isole Faroer praticano una vecchia tradizione: la mattanza dei
delfini .
A prescinder dal lato barbaro della usanza ridotta a mero
spettacolo per maniaci del sangue e della sofferenza, mi dicevo che
una simile festa tribale non ha più ragione d'essere , gli
abitanti la giustificano come espressione della tradizione, ma se ciò
fosse vero, che bisogno ci sarebbe di fare una vera e propria
mattanza?
A me pare che basti guardare con un minimo di attenzione
le immagini rubate al barbaro rito, la cura con cui poi lavano i
cadaveri le cui carni non verranno mangiate in quanto carni
altamente inquinate dall'opera dell'uomo.
E mi son detta: l'uomo non fa
tanto lavoro e tanta fatica per nulla, una tradizione si gioverebbe
di una uccisione simbolica di qualche esemplare, perchè una
faticosa mattanza?
Sono davvero dei sadici o piuttosto siamo di fronte al
solito ed unico movente dei tempi attuali, il dio danaro?
L'amico
Parpaiola che di pesca se ne intende, visto che la pesca nelle grandi
navi delle multinazionali , là nei freddi mari del Nord,
la ha praticata, così ha scritto su questo sito aprendo un primo
spiraglio alla verità :
"..Tutti questi Popoli ( del nord Europa)
hanno un'Industria della Pesca, tenuta sotto controllo da ferree
disposizioni europee, che ne limitano la quantità di pesce pescato
annualmente, ma dato che, sempre a causa della sua somma imbecillità,
l'homo sapiens non solo ha distrutto i fondali marini, e avvelenato i
Mari, ma ne ha anche decimato i loro abitanti, ecco che i pochi
cetacei rimasti sono massacrati per il semplice fatto che si nutrono
anche loro dei pochi pesci rimasti.
Ma da Franco Parpaiola arriva una altra preziosa indicazione : "
Usano il surplus del pescato per farne farina di pesce per mangimi
industriali e per confezionare cibi preparati.
Ci
siamo, Parpaiola accenna al surplus del pescato, a quello che, a
reti tirate su, risulta poco appetibile per l'uso alimentare umano,
anche se poi documentandosi sulle farine di pesce si apprende
l'immaginabile: pare che entri a fare parte di questo prodotto un po' di tutto, anche
lo scarto della pulizia del pesce che viene direttamente surgelato
dalle navi industria delle multinazionali, non resta che sperare che
esista un doppio binario, uno per le farine destinate alla
nutrizione degli animali ed uno destinato a quella degli uomini, non
sempre quello che si trova nelle interiora dei pesci è esattamente
ciò che sarebbe adatto per esempio a finire nelle pappe dei bimbi, ma comunque nemmeno del mio gatto a mio modo di vedere ed agire.
E
poiché tutto nella grande catena della vita è connesso e nulla
avviene per caso, vi riporto degli estratti da un interessante
intervento della Fao, l'Ente che come ognuno sa, combatte la fame
nel mondo.
"
A livello mondiale la domanda di pesce da parte dei consumatori
continua a crescere, specialmente nei paesi ricchi e sviluppati, che
nel 2004 hanno importato 33 milioni di tonnellate di pesce per un
valore di oltre 61 miliardi di dollari - l'81 per cento del
totale delle importazioni di pesce di quell'anno, in termini di
valore.".
"Le catture in mare aperto sono ancora
abbondanti, anche se si sono stabilizzate e probabilmente per
sempre", spiega Rohana Subasinghe, del Dipartimento Pesca della FAO
e Segretario del Sotto-Comitato sull'Acquacoltura. Questa
stabilizzazione, insieme al fatto che la popolazione mondiale è in
continua crescita, ed è di conseguenza in aumento la domanda
pro-capite di pesce, anticipa grosse difficoltà future.Il
rapporto della FAO stima che per il 2030 - solo per mantenere
l'attuale livello di consumo - saranno necessari ulteriori 40
milioni di tonnellate di pesce. L'unico modo per soddisfare questa
domanda futura fa notare Subasinghe è fare ricorso agli allevamenti
ittici.Ecco
la parolina magica si delinea: acquacultura. Pare proprio che si
ritenga essere lì il futuro. Scrivono ancora i signori della Fao: "La
pesca d'allevamento dalla metà degli anni '80 ad oggi ha
registrato un vero e proprio boom, con un tasso di crescita pari
all'8 per cento annuo. Oggi continua ad espandersi in quasi tutte
le parti del mondo, con la vistosa eccezione dell'Africa
sub-sahariana."
La FAO però è preoccupata che questo
momento di espansione possa affievolirsi se i governi e le agenzie
dello sviluppo non saranno in grado di adattare le loro politiche per
rispondere alle nuove emergenze che rischiano di compromettere la
futura crescita del settore.
Quindi l' Ente, che teme la fame nel mondo, che la vuole debellare con
tutte le forze, spinge la acquacultura.
Purtroppo
di buone intenzioni sono spesso lastricate.. e quel che segue, e capita che di fatto procedendo ad uno sviluppo esagerato della
acquacultura, si crea del tutto involontariamente di sicuro, un meraviglioso businness per pochi
e noti sogggetti: le multinazionali della pesca e della industria
dei mangimi, i nomi sono i soliti, ma nello stesso tempo si crea
fame per milioni di piccoli pescatori del mondo.
Certo nella
società globale dei piccoli che poi costituiscono i grandi
numeri,c e ne freghiamo alla grande, ed è a questo punto che i
conti non tornano.
Questi organismi tipo FAO ed ONU, non dovrebbero occuparsi dei
poveri del mondo? E perchè invece intorno a loro gravitano sempre,
in un modo o nell'altro , le grandi multinazionali, quelle che
arricchiscono pochi ed affamano molti?
Andiamo
oltre e cerchiamo di capire la acquacultura , cerchiamo di vedere
come questa pratica si inserisce nella grande catena della vita: i
pesci d'allevamento, specie se l'allevamento non viene fatto in mare,
debbono essere nutriti, ed ecco apparire i mangimi per gli
allevamenti, il business delle farine di pesce, un grosso
affare per chi le produce, e che ha spinto le grandi navi /
industria ad avventurarsi ancor di più nei mari .
Un nuovo mondo quello globalizzato, è
il progresso dicono, niente di male se non fosse che questo nuovo
equilibrio , insieme ad altri criminogeni fattori che qui evitiamo di
inzeppare, fanno sì che i piccoli pescatori crepino di fame e che
magari in Africa e non solo, si diano disperati alla pirateria,
mentre imperterrite le multinazionali della pesca .. pescano, e pare
che lo sappiano fare tanto bene che Atlantico e mari del Nord sono
stati ben bene depauperati. Pesca sostenibile? Non esattamente direi.
La
Fao insiste, il nuovo equilibrio la convince a quanto pare,
anche se i numeri le vanno contro: la fame nel mondo aumenta nonostante i suoi costosissimi sforzi ed il suo elefantiaco personale.
Niente avviene per caso e tutto si tiene: il giapponese Nomura riguardo alla acquacultura ha parole entusiaste egli , il Vice Direttore generale della
Fao per la pesca e per l'Acquacultura afferma che questa pratica rappresenta una fonte di
cibo ricca di proteine, di acidi grassi essenziali, di vitamine e di
minerali ( se per questo lo sono anche i pesci pescati in mare,NDR) Offre inoltre grandi opportunità di sviluppo fornendo
occupazione, migliorando i redditi e la resa delle risorse naturali.
Dobbiamo far sì che il settore continui ad espandersi, in modo
sostenibile, ( per fortuna, almeno la sostenibilità anche se questi termini
tipo la sostenibilità hanno sempre un vago sapore di rituale esorcismo , ndr),
per fornire alle popolazioni cibo e reddito, in particolare in zone
come l'Africa sub-sahariana ed in Asia dove più diffuse sono fame
e povertà".
Senza
dire che, ed è un fatto ben strombazzato , Il settore pesca ed
acquacoltura occuperebbe circa 45 milioni di persone, la maggior
parte delle quali nei paesi in via di sviluppo. Non sappiamo però
quanti sono stati condotti alla fame, proprio nei paesi in via di
sviluppo, chè questo non ce lo raccontano, e Green peace intanto
rovina la festa e suona una altra musica, che, guarda caso,
corrisponde alla virgola alle notizie che arrivano dalla gente
comune, estrapolo dal sito
:
"In
pochi decenni, le flotte per la pesca industriale hanno razziato e
quasi distrutto le proprie zone di pesca. Invece di ridurre la
propria capacità di pesca, queste flotte cercano adesso di spostare
il proprio raggio di azione verso il Pacifico e l'Africa Occidentale.
Piuttosto che risolvere i propri problemi in casa, le flotte dei
pescherecci del Nord li spostano sugli oceani del Sud, ancora
relativamente in buona salute. Il futuro di questi oceani e delle
comunità costiere che da essi dipendono per il proprio sostentamento
è sempre più in balìa di pescatori senza scrupoli e di una
crescente domanda su scala globale. .. le comunità del Pacifico
vengono derubate."
Insomma è la vecchia storia, pochi si
arricchiscono da una parte, mentre si creano alacremente nuovi
poveri dall'altra. E i grandi investimenti in acqua cultura ed in
industria dei mangimi sembrano rientrare in questo gioco perverso.
Ma
la Fao, come un improvvisato apprendista stregone, sogna nuovi
equilibri mondiali e si preoccupa che non vi siano abbastanza
grandi investimenti per quello che ai profani come me appare più
che altro un businness.
Intanto
milioni di tonnellate di farina di pesce, in cui confluisce di tutto
e di più, arrivano in commercio.
Apprendiamo che queste farine
non solo vengono utilizzate per il cibo dei nostri amici domestici,
cani e gatti, ma anche per i vitelli da allevamento, per i polli, per
gli animali da pelliccia, per gli acquari e via allegramente
ballando.
Che bisogno ci sia di darle agli erbivori, non è ben chiaro, dubbi
al proposito ne sono stati sollevati, e nel periodo della mucca
pazza si era vietato di somministrare proteine animali ai ruminanti,
poi la Unione Europea con il nuovo regolamento 956/2008 ha
permesso l'uso di queste farine per i vitelli non svezzati, e noi,
come dicono alcuni nostri politici euroentusiasti interrogati su
questo argomento mentre occupavano posizioni di grande responsabilità
in europa e professavano di nulla sapere al riguardo, " Dobbiamo
fidarci" , questo il livello dei nostro sgovernanti.
Intanto,
mentre noi ci fidiamo, gli abitanti del Pacifico che per migliaia di
anni hanno gestito le riserve di pesca in modo responsabile e
sostenibile, vengono vergognosamente derubati delle loro risorse,
Green peace denuncia che : "Cina, Corea, Taiwan, Giappone, Stati
Uniti e anche la Comunità Europea, che pescano nel Pacifico al di
fuori delle proprie acque territoriali, passando da un'area di pesca
all'altra.Questa
pratica è inoltre molto vantaggiosa sul piano economico: il costo
delle tasse e delle licenze di pesca è inferiore al 5 per cento
degli introiti derivanti dalla distribuzione e dal commercio del
pescato. Un discorso a parte vale per la pesca pirata, che ignora
qualsiasi regolamento, non paga nulla e si limita a spogliare la
regione, saccheggiandone il patrimonio ittico e creando le basi
per la povertà delle popolazioni del luogo."
Ed avanza la povertà, ma sui nostri scaffali giungono nuovi
prodotti, oli di pesce miracolosi, per esempio la industria del
farmaco naturale ha scoperto il nuovo businness e si arricchisce
di nuove pillolette miracolose e costosissime a base di Krill.
E
siamo arrivati al Krill, ogni cosa è unita all'altra, ogni atto,
ogni battito di ala di farfalla ha effetti anche a migliaia di Km di
distanza e nel tempo.
Il diffondersi delle farine di pesce, per i
mangimi, l'uso dell'olio di pesce, nelle diete, negli integratori, un lungo racconto, ma eccoci finalmente alla grande colpa, al grande peccato di globicefali e
balene, che debbono essere ammazzati e resi oggetto di caccia
spietata ed a volte apparentemente, ma solo apparentemente, inutile:
questi poveri animali sono consumatori di krill e , guarda caso, in
Islanda si fa una pulitina dei concorrenti scomodi proprio nella
stagione i cui i globicefali figliano e quei simpaticoni dei popoli
nordici hanno anche tentato di fare presa sullo spirito sportivo degli europei
chiedendo di introdurre la caccia a balene e delfini persino nel
nostro mediterraneo ricco di krill mediterraneo.
Questa è la ragione per cui
globicefali e cetacei d'estate arrivano da noi, e ci verranno sempre di più visto che altri mari vengono depredati.
Niente di meglio per
questi signori del Nord che godono di fama e di spocchia da gran civili, che tentare di organizzare liete mattanze sportive
anche nel mare nostrum, magari chi sa, in attesa di permessi per
ricche raccolte del nostro krill. Giù le zampe!
Ah, dimenticavo, i
più affezionati consumatori di Krill, e i più interessati alla
acquacultura? I Giapponesi ovviamente, e Mr Nomura giustamente è
Vice Direttore generale della Fao per la pesca e per l'Acquacultura .
Come vedete, nulla avviene mai a caso, tutto si tiene.. una rete.
Il
mare sta morendo, non solo per la pesca scriteriata , ma anche per
l'inquinamento prodotto dalla presenza dell'uomo, si dovrebbe quindi
tutti darsi dei limiti, creare parchi acquatici, zone come il
Santuario, di cui scriverò nei prossimi giorni.
Il mare è ricco di
tesori, depredarli è da stolti, conservarli ed usarli con giudizio
sarebbe la giusta strada, strada in cui non trova posto il super profitto e
nemmeno i costruttori di nuovi equilibri che, caso strano, stanno
producendo solo guerre, criminalità, povertà , lo abbiamo visto chiaramente : i nuovi equilibri
- squilibrati arricchiscono pochi e noti, sempre quelli e da
troppo tempo perchè si continui a subire e tacere.
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