Eccoci di nuovo: una altra nave
Italiana* viene sequestrata dai Pirati, è accaduto ieri mattina alle
5 al largo delle coste paradisiache dell'Oman , nel golfo omonimo,
quello che in un certo senso fa da porta al Golfo Persico.
Il teatro
è appunto da favola ed a raccontare quello che vi accade sembra di
leggere un libro di Salgari, pirati che all'alba con barchini leggeri
accostano la grande petroliera e la sequestrano con tutto
l'equipaggio, poi arriverà la richiesta di riscatto. Girano molti
danari , e come scritto su questo sito da Franco Parpaiola, queste
somme andranno a rimpinguare i soliti commerci: armi, droga,
contrabbando. Molto poco romantico in realtà, i pirati sono risorti
a causa della povertà, sono in realtà essi stessi vittime e
schiavi, sono gli esecutori materiali, spesso somali*, e di tutto
quel vorticare di milioni prenderanno molto, molto poco. Di questa
realtà nel sito se nè scritto diffusamente , scritti di F.
Parpaiola QUI per una obiettiva analisi della pirateria somala
Scrive tra l'altro Parpaiola, forte
della sua pluridecennale esperienza sui mari del mondo a proposito della pesca di frodo che
ha tanto contribuito ad impoverire i somali : "Pertanto,
mentre in quegli anni i somali dalle loro spiagge vedevano le Navi
Fabbrica di mezzo mondo rubare loro i pesci, rendendo la loro uscita
in mare con le loro barchette e scialuppe da pesca, in mezzo a quei
mastodonti del mare, vana e altamente pericolosa, le loro famiglie
pativano la fame. Allora i pescatori somali si armarono, cominciarono
a giocare a fare Robin Hood e andarono in mare a prendersi il pesce
che i pescherecci stranieri stavano loro rubando. " e poi
aggiunge: "Negli anni, nel complesso è stato
pagato un riscatto per oltre 300 navi, ora calcola, circa 10 milioni
di media per nave, arrivi a tre miliardi di dollari, se invece diamo
credo ad altre fonti, parliamo di un totale di 500 Navi e si arriva a
5 miliardi, e in Somalia continuano a morire di fame.
...Di fame non
muoiono invece i veri pirati, cioè gli aguzzini dei pescatori
corsari, che siedono alle Nazioni Unite, e che maneggiano da dietro
le quinte questo turpe business internazionale, inaspettata pioggia
di dollari. "
Una realtà scomoda da denunciare, ma
se ancora esistono Uomini onesti, si deve cominciare, va fatto,
detto, scritto, urlato, approfondito se ancora vogliamo dirci Uomini
e no sciacalli, iene, o sia pure solo indiretti complici degli
aguzzini che stanno macellando popoli e civiltà, magari approfittando di posizioni privilegiate in organismi Internazionali che sembrano aver dimenticato le funzioni originarie.
In fondo a questo articolo, troverete
riportata una , secondo me incompleta e prudentissima analisi
politicamente corretta, della pirateria somala, giornalisticamente
ben confezionata certo, ma i buchi ci sono, e si vedono, pubblicata
su La Stampa di oggi. 29 dicembre **
Oman , dicevamo una località da mille
e una notte, ricca di gas e petrolio, Oman che si trova da sempre a
ricoprire un importante ruolo geopolitico in quanto di fatto ha in
un certo senso il controllo dello stretto di Hormuz: tutte le
navi debbono transitare davanti al porto di Muscat, la capitale, navi dell' Iran, Iraq, Emirati Arabi, Kuwait.
Sotto: Muscat la grande Moschea
Ma l'Oman non è solo in questa area a svolgere tale compito
importantissimo: suo vicino forte ed importante è l'Iran che
proprio in questi giorni ha minacciato che, se messo alla strette da
sanzioni internazionali, potrebbe benissimo chiudere lo stretto di
Ormuz.
Quanto traffico navale legale e no per
quelle meravigliose acque! Il 40% del traffico mondiale del petrolio
passa da lì e la marina Iraniana ha da dieci giorni iniziato in
quelle acque esercitazioni militari, ne mantiene il controllo
saldamente tanto che, notizia di oggi:
Teheran, 28 dic - Chiudere lo stretto
di Ormuz e' "molto facile": e' "come bere un bicchiere
d'acqua" per le forze armate iraniano, ma per ora non e'
necessario. Lo ha dichiarato in tv l'ammiraglio Habibollah Sayyari,
comandante della marina iraniana, sottolineando quanto il mercato
petrolifero ha incominciato a temere, ovvero che "tutti sanno
quanto lo stretto sia importante e strategico ed e' completamente
sotto il controllo della Repubblica islamica dell'Iran". Non
c'e' bisogno di chiuderlo "anche perche' - ha ricordato -
controlliamo il mare d'Oman e possiamo controllare il transito
marittimo e petrolifero". La marina iraniana ha iniziato (sabato
scorso) dieci giorni di manovre militari navali attorno allo stretto
di Ormuz, dove passa il 40% del traffico marittimo petrolifero
mondiale, poi da Tehran e' arrivata la minaccia di un possibile
blocco se nei confronti del Paese venissero adottate ulteriori
sanzioni contro il suo export di greggio. Man- 28-12-11 09:37:02
(0061)ene 3 .
Hormuz: castello Portoghese , fotoda Wikipedia autore Fariborz
Segnali inquietanti e con rimpianto
ammiro le bellezze di questi luoghi, rimpianto per il paradiso
naturale che indubbiamente sono e dolore per l'inferno di interessi,
brame e crudeltà che la ricchezza di queste terre ha portato e
porta: la Somalia al collasso, divisa, povera, Il Golfo Persico sul
quale affaccia l'Iraq con la sua situazione difficile, l'Iran con la
sua situazione difficile , ed il piccolo Oman, un gioiello governato
da un Sultano illuminato, che ha goduto fin ora di una certa
stabilità, grazie anche credo alle concessioni del sultano in
occasioni della così detta "Primavera Araba" da
wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Oman
" Tuttavia anche in Oman il vento della rivoluzione tunisina dei
gelsomini si è fatto sentire. Il sultano Qabus ben Said è stato
costretto a cedere i poteri legislativi a un consiglio consultivo,
per frenare il malcontento esploso in alcune manifestazioni di
protesta. Secondo quanto riporta l'agenzia ufficiale Ona il sultano
ha conferito "poteri legislativi e di vigilanza"
sull'azione di governo al "Consiglio d'Oman" che finora
aveva solo funzioni consultive."
Paradisi che la avidità e lo
sciacallaggio trasformano in inferni, e se c'è un senso in tutto
questo, mi sfugge.
Oman : Wadi Shab
*ROMA (Reuters) - Una nave cisterna
italiana, con a bordo un equipaggio di 18 persone tra cui sei
italiani, è stata sequestrata al largo delle coste dell'Oman da un
gruppo di pirati.
Lo hanno riferito l'armatore - la società napoletana Marnavi - e
la Farnesina.
"La nostra nave Enrico Ievoli è
stata sequestrata in posizione 18.3N - 57.6E", ha fatto sapere
la società sul sito Web, aggiungendo che l'equipaggio a bordo è
composto da "18 persone, di cui sei italiani, cinque ucraini e
sette indiani".
Intorno alle 5 ora italiana "la
Compagnia è stata avvisata che l'unità a margine ha subito attacco
ed abbordaggio da parte di pirati nel mentre navigava sotto le coste
dell'Oman", ha fatto sapere Marnavi.
In giornata all'Unità di crisi della
Farnesina si è svolta una riunione operativa con l'armatore, come si
legge in una nota.
"Analogamente a quanto accaduto
in passato per analoghe vicende, il ministero degli Esteri...
manterrà una linea di riserbo, ritenendola la più adatta a
propiziare l'esito positivo da tutti auspicato", dice la
Farnesina, precisando di operare "in sistematico raccordo con la
Marina Militare".
La nave era partita da Fujairah, negli
Emirati Arabi Uniti, diretta nel Mediterraneo con un carico di circa
15.750 tonnellate di soda caustica, come riferisce l'armatore.
**dalla Stampa del 28
Chi sono i pirati?
Sono
per lo più ex pescatori, ma anche contadini, pastori e mercenari
agli ordini di signori della guerra costretti a fuggire da
Mogadiscio, dove vivevano taglieggiando la popolazione. Per la gran
parte sono giovani tra i 16 e i 25 anni, che provengono da tutte le
zone della Somalia e che considerano la pirateria un lavoro come un
altro. In passato «stagionale»: tornavano a casa durante il periodo
dei monsoni, quando il mare diventa più duro; ultimamente sono a
tempo pieno e si spostano nelle isole dell’Indiano o nelle basi del
Mare Arabico. Ci sono poi anche trenta-quarantenni, che solitamente
comandano le barche.
Sono ben visti dalla
popolazione somala?
«Sì, perché in un Paese
come la Somalia in cui l’aspettativa di vita è di 46 anni e un
quarto dei bambini muore ad appena cinque anni, i pirati
rappresentano un’industria fiorente. Nelle tre capitali della nuova
filibusta ci sono negozi, boutique, Internet caffè, bar. Ogni
impresa di pirateria vede sorgere decine di chioschi in cui si
vendono sigarette, bibite, cibo: qui i pirati, come nella vera
Tortuga, si ritemprano dopo l’assalto e si riforniscono durante le
estenuanti successive trattative. Solitamente prendono le cose senza
pagare e saldano il conto quando ricevono il riscatto. I pirati per i
somali sono considerati alla stregua di eroi: sono macchine di denaro
e si sostituiscono all’autorità nazionale assente.
Come
agiscono?
Ormai gli assalti avvengono anche
lontano dalla costa. Solitamente c’è una nave madre, che fa da
base e quartier generale: da qui entrano in azione i commando, a
bordo di skiff, piccole barche velocissime, armati di mitragliatori
AK 47 e lanciarazzi. I pirati, che si fanno chiamare «jin»,
diavoli, sparano alcuni colpi per chiarire le loro intenzioni, si
arrampicano sulla nave presa di mira, ne prendono possesso
sequestrando l’equipaggio. La nave viene dirottata in una rada
amica e da qui parte la trattativa per il riscatto.
Qual
è il riscatto medio e quanto «vale» la pirateria?
Il
costo medio di un riscatto è di circa 8 milioni di dollari. Nel 2010
sarebbero stati versati circa 150 milioni di dollari in riscatti.
ROMA (Reuters) - Una nave cisterna
italiana, con a bordo un equipaggio di 18 persone tra cui sei
italiani, è stata sequestrata al largo delle coste dell'Oman da un
gruppo di pirati.
Lo hanno riferito l'armatore - la
società napoletana Marnavi - e la Farnesina.
"La nostra nave Enrico Ievoli è
stata sequestrata in posizione 18.3N - 57.6E", ha fatto sapere
la società sul sito Web, aggiungendo che l'equipaggio a bordo è
composto da "18 persone, di cui sei italiani, cinque ucraini e
sette indiani".
Intorno alle 5 ora italiana "la
Compagnia è stata avvisata che l'unità a margine ha subito attacco
ed abbordaggio da parte di pirati nel mentre navigava sotto le coste
dell'Oman", ha fatto sapere Marnavi.
In giornata all'Unità di crisi della
Farnesina si è svolta una riunione operativa con l'armatore, come si
legge in una nota.
"Analogamente a quanto accaduto in
passato per analoghe vicende, il ministero degli Esteri... manterrà
una linea di riserbo, ritenendola la più adatta a propiziare l'esito
positivo da tutti auspicato", dice la Farnesina, precisando di
operare "in sistematico raccordo con la Marina Militare".
La nave era partita da Fujairah, negli
Emirati Arabi Uniti, diretta nel Mediterraneo con un carico di circa
15.750 tonnellate di soda caustica, come riferisce l'armatore.
Consiglio:
Link agli articoli di Franco Parpaiola sulla pirateria
http://www.maristaurru.com/index.php/Scritti/Parpaiola-LfG-.-44-Pirateria-Navale-Somala-i-veri-criminali-le-Banche-l-Onu-la-fame-dei-somali.html
http://www.maristaurru.com/index.php/Scritti/Parpaiola-Lfg-n.-45-Pirati-nel-Corno-d-Africa-ed-antipirateria.html
http://www.maristaurru.com/index.php/Scritti/Parpaiola-Lfg-n.46-ove-si-parla-di-Pirateria-Armatori-Banche-Capitali-dirottati-Suez.html
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1. I peggiori pirati hanno la cravatta. Scritto da Franco Parpaiola , il 28-12-2011 22:44 Salve Marista. Una cosa non te la devi mai scordare Marista da noi in Mare il detto allora diceva: Non con la nave, ma sulla nave si guadagno i soldi. Oggigiorno è la stessa cosa Vale a dire trasportando noccioline dal punto A al punto B non guadagni un belin, in cambio hai tanti grattacapi, se invece durante il tragitto tra l’A e la B succede qualche cosa di grosso dove ad un determinato punto, a secondo delle polizze subentrano le varie Assicurazioni e i club P&I, (Protection and Indemnity ovvero = copertura finanziaria e risarcimento) allora per gli addetti ai lavori (avarage aduster) inizia la vera cuccagna. Solamente per la Sovrintendenza del caso un Armatore carica sui 1000 Euro al giorno più costi di cancelleria e competenza manageriale und non dimentichiamo il 20% dell’IVA. Scusa il mio sarcasmo, ma vedi Marista, mi vien da ridere, anzi sto ridendo, perché vedi, il tutto si può fermare, la pirateria la si può debellare, basta volerlo. Una manciata di navi appoggio come quelle per il rifornimento dei pozzi petroliferi con una bella coperta libera e aperta, e il Ponte tutto a prua, equipaggiate con due elicotteri, dei moscerini noiosi armati che trasbordano 4 Uomini armati naturalmente sulle Navi di passaggio e la pirateria finisce. I “provveditori” che racimolano i soldi per il riscatto si incamerano il 15% di provvisione il conto finale arriva ai Lloyd’s di Londra, anche quello della Münchener Rückversischerung o delle Generali. È tutto un giro che per forza di cose si è venuto a creare, ora la pirateria è diventata un Industria che fa guadagnare i bravi faccendieri, le Banche e tutta la delinquenza Africana e non solo alle Nazioni Unite. La pirateria è qui per restare. MC. Enrico Ievoli. IMO n. 9188415 –IBKI. Costruita dai Cantieri Navali Orlando nel 2000 n.4276922-168. (ma allora si posso ancora costruire navi in Italia, bon, almeno qualche cosa di positivo) La Nave è in ottime condizioni, l’ABS-Eagle = American Büro of Shipping) non registra deficienze e tanto meno, il Rena = Registro Navale Italiano. Una cosa noi qui non capiamo, come mai i politici europei permettano agli armatori di ingaggiare personale extra europeo su navi europee. L’Italia ha attualmente qualche cosa come 300° Navi non so quanti Italiani siano impiegati sulle Navi, so solo che la Germania ne ha 3350 di navi, e solo dagli 800 ai 1000 effettivi marittimi nazionali a bordo, il resto e dell’est europeo e dell’estremo oriente. Cosi facendo il potere d’acquisto delle Famiglie dei marittimi diminuisce, le Famiglie si sgretolano, la degradazione sociale sale alle stelle, i costi dello Stato aumentano, mentre le entrate per i fondi pensionistici e sanitari diminuiscono. Ricordi? Non con la nave, ma sulla nave si guadagno i soldi. Solo che i soldi li guadagna la furbizia, a volte la delinquenza armatoriale europea und “la cuenta” la paga Pantalone. Ciao.
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