Roma, 25 ott (Velino) - Il bello
dell'Italia, tra le altre cose, è che pur con tutto l’impegno non
riesce a smettere di stupire. Questa volta è toccata al disegno di
legge “per la nuova disciplina dell’editoria quotidiana” approvato di
recente dal Consiglio dei ministri e che ha subito sollevato un
polverone tra stampa, web e opinione pubblica. Nel definire i requisiti
necessari a un mezzo d’informazione per essere ritenuto un “prodotto
editoriale”, infatti, esso prevedeva che chiunque abbia un blog o un
sito personale debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità
delle Comunicazioni. E dunque produrre certificati, pagare un bollo
anche se fa informazione senza fini di lucro, dotarsi di una società
editrice e avere un giornalista iscritto all’Ordine come direttore
responsabile onde evitare il rischio di incorrere in responsabilità
penali anche rilevanti. Le ire funeste e le perplessità suscitate dal
ddl sono state molte e principalmente legate al fatto che esso tentava
di equiparare dal punto di vista legale i siti web personali a tutto il
resto della stampa. Beppe Grillo, uno degli insorti, aveva affermato
nel suo blog che se una legge come q
Beppe Grillo, uno degli insorti, aveva
affermato nel suo blog che se una legge come questa venisse approvata
in Parlamento pochissimi siti in Italia potrebbero continuare a
esistere. |
Frequentare la stampa straniera è un’attività molto utile poiché, oltre
a essere un proficuo esercizio linguistico, consente di farsi un’idea
abbastanza precisa di “come ci vedono gli altri”. E a leggere il Times
(ma è solo uno dei possib ili esempi), quel che ne vien fuori è
tutt’altro che confortante. Il quotidiano britannico titola così: “Un
attacco geriatrico ai bloggers italiani”. I nostri leader, spiega,
“capiscono a malapena come funziona un computer, figuriamoci il web, e
adesso si rivoltano contro i bloggers del paese”. Un paese ben strano
per gli standard del G8, prosegue il Thunderer, “una nazione,
per farla breve, di legislatori ottuagenari eletti da pensionati
settantenni”. Il premier RomanoProdi è un “pimpante” sessantottenne, il
leader dell’opposizione Silvio Berlusconi di anni ne ha 71, il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano addirittura 82 (“E gli
restano ancora sei anni di mandato”). |
Nell’improbabile caso in cui l’Italia dovesse dichiarare guerra a qualcuno, la decisione verrebbe, ironizza il Times,
da “un capo di Stato che aveva a sì e no vent’anni quando i tedeschi
s’arresero alla fine della Seconda Guerra Mondiale”. Il quotidiano
britannico precisa che una tale “artritica prospettiva è la necessaria
introduzione a qualsiasi discorso sulla politica italiana che si voglia
fare di fronte a un forestiero”. E i legislatori italiani, parte di un
governo che dà tutta l’impressione d’essere “incapace di adattarsi al
mondo moderno”, hanno sfornato il ddl di cui sopra “prendendo - appunto
- di mira la vita moderna”. Date le premesse, è inutile dire che il Times riferisce con gusto le “risatine maliziose” che il fatto ha suscitato un po’ ovunque nel mondo, e cita tra gli altri BoingBoing, il terzo blog del mondo, secondo il quale in Italia si starebbe addirittura pensando a un “ministero dei blog”. |
Il polverone, dicevamo, è stato notevole e qualcuno ha già cercato di
correre ai ripari, anche se resta, benché sottotraccia, la sensazione
che non del tutto innocentemente si sia cercato (e lo sottolinea anche
il Times)
di “mettere un bavaglio ai bloggers” che, “per chi è al potere sono
divenuti negli ultimi tempi una forza alquanto problematica”. Tra
coloro che hanno deciso di frenare sul ddl, il sottosegretario alla
presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi (autore del testo, nonché
ex giornalista del Sole 24Ore). Nell’audizione alla Commissione
Cultura della Camera che apre l’iter parlamentare del provvedimento,
infatti, Levi ha proposto un “comma aggiuntivo” al ddl che esclude i
blog dall’articolo 7, quello che vede l’obbligo dell’iscrizione al
registro degli operatori della comunicazione per i siti internet. Ma
anche lo stesso ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, citato da
Grillo sul suo blog: “mi prendo la mia parte di responsabilità per non
aver controllato personalmente e parola per parola il testo che
autorizza interpretazioni estensive che potrebbero limitare l’attività
di molti siti e blog. Molto meglio lasciare le regole attuali”. |
Bene per il (doveroso) “passo indietro”, però la reazione del popolo
della rete sui siti che riportano la notizia lascia poco spazio
all’indulgenza. E se per Massimo M. da Cuneo, sempre sul Times,
si tratta solo della “punta dell’iceberg: se qualcuno dall’estero
sapesse davvero quello che accade in Italia resterebbe semplicemente
disgustato”, il commento di tale “Devophill” (così si firma) su BoingBoing ha dell’impagabile. “Sono molte le idee politiche interessanti venute dall’Italia, diciamo… negli ultimi cento anni”. |
(Andrea Di Nino) |
25 ott 15:03 |
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