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Parpaiola LfG . 44 Pirateria Navale Somala, i veri criminali, le Banche, l'Onu, la fame dei somali. PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
sabato 22 gennaio 2011

pirataDobbiamo partire, se vogliamo parlare della pirateria navale somala, dai prosperi banchi di pesce che fino a diversi anni fa popolavano le acque territoriali Somale, e considerare come pescherecci di mezzo mondo si dedicarono in quelle acque alla pesca di frodo. Questo fatto fondamentale non lo si deve mai perder d'occhio, mai, quando si parla di pirateria navale che iniziò dapprima dalla costa somala per poi estendersi su una gran fetta dell’oceano Indiano, fino a ben oltre 800 miglia dalla Somalia.

 

Per capire la logica dei pirati somali, ti devi immaginare i bagliori della mafia sicula contro gli stranieri, paragonala pure ai Carbonari nostrani, oppure ai Vietcong, solo che la pirateria somala non nacque per combattere oppressori stranieri.

 



La Pirateria Somala non è paragonabile a un’associazione per la Libertà, come la Giovane Italia del Mazzini, tanto per dirne una per quanto il Mazzini non fosse certo né Santo né un eroe, la pirateria non ha statuto o codice d’onore, né tanto meno è stata studiata a tavolino da qualche irredento o soggiogato da Forza straniera .

Furono invece la miseria più nera e la fame, che spinsero i pescatori somali a unirsi per dar la caccia ai pescherecci delle Flotte mondiali che stavano distruggendo i loro banchi di pesca e loro unica fonte di vita sicura.

Dalla pesca di frodo, da lì, nacque la pirateria navale Somala, è giusto ricordare quei fatti com’è giusto, e sopratutto doveroso, parlarne con serenità.

Si calcola che la quantità di pesce pescato abusivamente nelle acque territoriali somale ammontasse nei Mesi di punta a oltre 30 milioni di Euro mensili.


Tutto questo scempio era possibile solo perchè la Somalia travagliata da guerre interne, non aveva nessuna struttura marinara e nemmeno l’ombra di una Guardia Costiera che potesse tener testa ai Pescherecci d’altura di mezzo mondo.


Pure diversi pescherecci italiani, davanti alle spiagge somale, non curanti degli accordi internazionali che vietano la Pesca da parte di unità navali straniere nelle acque territoriali di una Nazione, pescavano praticamente di frodo ai danni dei piccoli pescatori somali. Prova ora a pensare cosa succederebbe se un peschereccio giapponese pescasse il tonno nello Stretto di Messina e guarda cosa gli capiterebbe.

Pertanto, mentre in quegli anni i somali dalle loro spiagge vedevano le Navi Fabbrica di mezzo mondo rubare loro i pesci, rendendo la loro uscita in mare con le loro barchette e scialuppe da pesca, in mezzo a quei mastodonti del mare, vana e altamente pericolosa, le loro famiglie pativano la fame. Allora i pescatori somali si armarono, cominciarono a giocare a fare Robin Hood e andarono in mare a prendersi il pesce che i pescherecci stranieri stavano loro rubando.

Senza che nessuno lo avesse mai neanche lontanamente previsto, così, alla chetichella, e solo per fame e disperazione, nacque la Pirateria navale Somala, che oggi guadagna milioni di dollari e dà filo da torcere, su barchette e carrette marine, a una flotta agguerrita e ultramoderna come quella impiegata nell’Operazione Navale NATO, soprannominata, Atalanta.

Roba da matt, perché vedi, dal punto di vista marinaro, io quei Pirati la li ammiro, anche se li prenderei volentieri a cannonate, nix più und nix meno che questo, li ammiro per il loro coraggio marinaro. Tanto di chapeau a quei disgraziati.

Ora però mettiti nei panni di un Armatore che ha una sua nave con un carico di diverse decine se non centinaia di milioni di dollari a bordo e quella viene abbordata dai pirati e presa in ostaggio. A dir poco una nave del genere è noleggiata, diciamo per un minimo di 35 mila dollari il giorno e senza contare le perdite per l’industria mondiale che senz’altro sono molto elevate, il volume di soldi che girano è pazzesco, se poi a quei soldi ci aggiungiamo i costi dell’operazione di protezione Navale NATO Atalanta, il tutto diventa quasi incalcolabile e imprevedibile.

Lo stress fisico e mentale degli equipaggi poi, non certo addestrati a far fronte psichicamente a questo tipo di angustie, è senz’altro tremendo, e sta più che sicura che la gran parte di loro entra in uno stato di apatia mentale e torpore corporeo, dove il cervello scollega tutti i sensi e li lascia solo vegetare schermandoli, come un condannato a Morte sul Patibolo, dalla realtà del presente.

Le paure per gli equipaggi arriveranno dopo, a casa o su di un'altra Nave in situazioni analoghe, non sul momento.

A prescindere da tutto questo, è chiaro che un Armatore, nella fredda realtà dei suoi uffici, che lo separa dalla realtà a bordo delle sue navi e lo rendono refrattario alla coscienza dei danni che sta arrecando al suo Popolo e  alla sua Nazione navigando sotto Bandiera Ombra, anche se a malincuore, paga subito, e cerca di guadagnarci pure sopra, visto che le spese dal momento del dirottamento a quello di ripresa della traversata, le pagano i P&I e indirettamente tutti noi. Per spiegarti: una nave tedesca rapita presentava 14 membri d’equipaggio, il Comandante indonesiano e tredici filippini, (eccoti spiegato il “malincuore”)

Sarebbe davvero interessante scoprire, dato che tutti gli armatori piangono sempre il Morto, e i loro Libri Mastri sono in perenne rosso, da dove vengono i soldi per il riscatto.

Degli equipaggi, diciamolo pure, agli Armatori interessa ben poco, loro rivogliono la nave perché i noleggiatori vogliono la loro merce e la vogliono subito, le Assicurazioni i P&I (Protection and Indemnity) vogliono risolvere la questione al più presto e l’Armatore paga, in contanti, sul luogo, e non attraverso le Banche.

L’organizzazione per pagare il riscatto è perfetta, i soldi vengono gettati con paracadute in mare in un punto prestabilito dagli emissari dei pirati, che per scopi “umanitari” fanno da tramite, tra i somali e gli Armatori.

Gli involucri stagni contenti il riscatto, sono raccolti in mare dall’equipaggio di una scialuppa che li porta a Terra, in questo preciso momento comincia l’odio verso i Pirati, che nasce dal semplice fatto che ormai con tutti i milioni di Dollari in riscatto, già pagati ai somali, la fame e la miseria, le malattie e l’analfabetismo in Somalia dovrebbero essere già spariti da un pezzo e invece ci sono ancora. La spiegazione è semplice: ora la Pirateria Somala è sfuggita di mano ai pescatori affamati di decenni fa, sono diventati la manovalanza di un’organizzazione criminale internazionale, con ramificazioni nelle Banche dell’aerea mussulmana e africana.

I Pirati non hanno una logistica marittima propria che li porta in un determinato punto ad attendere una determinata Nave, quelli escono in mare, scelgono la preda, come leoni nella savana e cercano di abbordare, se non ci riescono, abbandonano la preda, la lasciano andare e se ne cercano un'altra, si comportano insomma proprio come i predatori delle Savana ai quali non importa se predano una Zebra o un Bufalo o una Gazzella, anche per loro vige il detto: basta che se magni, non ti pare?

A tutto Dicembre 2010 sono 26 le navi rapite con un totale di 617 persone d’equipaggio che sono ancora in mano ai Pirati. L’Anno scorso le navi rapite furono 47, i rapimenti tentati e sventati. riportati e schedati furono 218.

Negli anni, nel complesso è stato pagato un riscatto per oltre 300 navi, ora calcola, circa 10 milioni di media per nave, arrivi a tre miliardi di dollari, se invece diamo credo ad altre fonti, parliamo di un totale di 500 Navi e si arriva a 5 miliardi, e in Somalia continuano a morire di fame.

Di fame non muoiono invece i veri pirati, cioè gli aguzzini dei pescatori corsari, che siedono alle Nazioni Unite, e che maneggiano da dietro le quinte questo turpe business internazionale, inaspettata pioggia di dollari.

Lo stesso, dicasi per i pirati nigeriani sul delta del Fiume Niger, quelli del Camerun e quelli veramente crudeli e assassini, gli asiatici dell’Indonesia e della Malaysia.

Almeno la pirateria del Corno d’Africa si potrebbe quasi eliminare, circumnavigando il Continente africano, ma ciò costerebbe troppo e l’economia egizia che dipende in gran parte dagli introiti del Canale di Suez, ne risentirebbe, castigando così anche chi non ha nessuna colpa in merito.

Questa è la realtà della Pirateria Navale odierna Marista, tutto il resto è leggenda.


Per approfondire, dello stesso autore puoi leggere: I pirati del corno d'Africa   e l''antipirateria


http://www.maristaurru.com/index.php/Scritti/Parpaiola-Lfg-n.-45-Pirati-nel-Corno-d-Africa-ed-antipirateria.html




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  Commenti (1)
1. Roba da Matt.
Scritto da Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo website, il 22-01-2011 14:08
Salve Marista. 
eccoti qual altre informazioni e un aggiormanento sduk frinte della pirateria fino a tutt'oggi (14.04/h 

Nel 2009 la Missione anti- pirateria dell’ UE stando a quanto afferma il Vive Ammiraglio Jan Thornqvist della MM Svedese distrusse 25 gruppi di azione pirata.  
Un gruppo di attacco pirata e normalmente composta da un Peschereccio con due lance veloci d’assalto e di arrembaggio al traino. 
I pirati somali nel 2009 assaltarono 166 Navi e ne rapirono 42. 
La presenza di Armi, di mezzi di comunicazione, di cime con uncini e scale di corda adatte ad abbordare una Nave e l’assoluta mancanza di reti da pesca e di pesci, indica che gli Uomini a bordo sono pirati e non pescatori. 
Nella prima metà del 2010 i pirati hanno attaccato 132 Novi e prese 19 in ostaggio. 
Quelle per la seconda metà del 2010 sono molto più grandi e devono essere ancora elaborate. 
Le ho già ma sarebbe un lavoraccio spulciare e selezionare tutti i dispacci, roba da mettersi le Mani nei Capelli. 
In tutto l’Anno scorso ci furono 876 morti in vari incidenti navali,  
L’Operazione Atalanta nacque nel 2008 e comincio a essere operativa con 6 Unita militari a Dicembre dello stesso Anno. 
In tandem con la Flotta antipirata della NATO e altre Navi Militari che operano indipendenti come quelle della MM della Russia, Cina, India, Giappone e della Malesia ci sono 32 Navi da Guerra con una decina di elicotteri, ingaggiate nella lotta alla pirateria somala nelle acque del Corno d’Africa. 
Nella buona stagione gli attacchi succedono fino a 500 miglia marine (Mm=1852 metri) dalle coste somale nell’oceano Indiano, e si concentrano nelle relative tranquille acque del Golf di Aden durante la stagione dei monsoni. 
I Pirati operano dalla Somalia del Nord e non ci sono indicazioni l’al-Shabaab la milizia Islamita sia in qualche modo implicata nella pirateria Navale. 
Ho già in mano le cifre a tutt’oggi per questo mese eccole: 
Queste Motonavi: Eagle, Fort Warrior, Austria, Zim Asia, Maersk Pellican, China, e Sigloo Star erano sotto attacco questo Mese a tutt’oggi (13:34/h) 
Sembra, ma ancora non ci sono conferme ufficiali, che solo la MN EAGLE, IMO n° 8126408, sia stata rapita dai pirati dal 17/01/11 non si hanno più notizie. 
Le altre si sono disimpegnate aumentando velocità e facendo manovre evasive, oppure, come nel caso della Singloo Star, dove l’attacco fu respinto da un elicottero Militare. 
L’equipaggio della MN China respinse l’attacco de i Pirati da solo, sembra, ma non ci sono ancora conferme ufficiali, che due granate furono esplose a Bordo senza causare vittime. 
Due pescherecci furono rapiti a sud di Mogadiscio e uno nelle acque del Madagascar. 
Purtroppo per Gennaio solamente a tutt’oggi si deve già lamentare la perdita di 58 vite Umane in vari incidenti Navali successi un po’ dappertutto nei Mari del Mondo.  
Ciao e bun fine Settimana.

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