«La giustizia è necessaria, ma non sufficiente, e può e deve essere superata dalla legge della carità che è la legge dell'amore, amore verso il prossimo e verso Dio, ma verso il prossimo in quanto immagine di Dio, quindi in modo non riducibile alla mera solidarietà umana. »
«Riformare la giustizia, in senso soggettivo ed oggettivo, è compito non di pochi magistrati, ma di tanti: dello Stato, dei soggetti collettivi, della stessa opinione pubblica.
Recuperare infatti il diritto come riferimento unitario della convivenza collettiva non può essere, in una democrazia moderna, compito di una minoranza.»
BIOGRAFIA dalla rivista giuridica Diritto & Diritti
Rosario Livatino è nato a Canicattì il 3 ottobre 1952,
dal papà Vincenzo, laureato in legge e pensionato dell'esattoria comunale, e
dalla mamma Rosalia Corbo. Rosario conseguì la laurea in Giurisprudenza
all'Università di Palermo il 9 luglio 1975 a 22 anni col massimo dei voti e
la lode.
Il conseguimento della laurea, alla prima sessione utile,
era solo la momentanea conclusione di una brillantissima carriera scolastica
iniziata alla scuola elementare De Amicis, proseguita alla scuola media Verga
e conclusa al Liceo Classico Ugo Foscolo di Canicattì sempre con voti e giudizi
ottimi, compreso un lusinghiero "dieci" in matematica.
Il 21 aprile '90 conseguì con la lode il diploma
universitario di perfezionamento in Diritto regionale.
Giovanissimo entra nel mondo del lavoro vincendo il
concorso per vicedirettore in prova presso la sede dell'Ufficio del Registro
di Agrigento dove restò dal 1° dicembre 1977 al 17 luglio 1978.
Nel frattempo però partecipa con successo al concorso in
magistratura e superatolo lavora a Caltanissetta quale uditore giudiziario
passando poi al Tribunale di Agrigento, dove per oltre un decennio, dal 29
settembre '79 al 20 agosto '89, come Sostituto Procuratore della Repubblica,
si occupa delle più delicate indagini antimafia, di criminalità comune ma
anche (nell'85) di quella che poi negli anni '90 sarebbe scoppiata come la
"Tangentopoli siciliana".
Fu proprio Rosario Livatino, assieme ad altri colleghi,
ad interrogare per primo un ministro dello Stato. Dal 21 agosto '89 al 21
settembre '90 Rosario Livatino prestò servizio presso il Tribunale di Agrigento
quale giudice a latere e della speciale sezione misure di prevenzione.
Dell'attività professionale di Rosario Livatino sono pieni gli archivi del
periodo non solo del Tribunale di Agrigento, ma anche degli altri uffici
gerarchicamente superiori.
Molto rari gli interventi pubblici così come le immagini.
Gli unici interventi che costituiscono una sorta di testamento sono
rappresentati da "Il ruolo del Giudice in una società che cambia"
del 7 aprile 1984 e "Fede e diritto" del 30 aprile 1986 (i documenti
integrali sono consultabili presso l'indirizzo
utenti.tripod.it/feder/livatino-saetta.html mentre l'Associazione sta
valutando l'utilità di ristamparli e diffonderli).
Rosario non volle mai far parte di club o associazioni di
qualsiasi genere. Rosario Livatino fu ucciso, in un agguato mafioso, la
mattina del 21 settembre '90 sul viadotto Gasena lungo la SS 640
Agrigento-Caltanissetta mentre - senza scorta e con la sua Ford Fiesta
amaranto - si recava in Tribunale. Per la sua morte sono stati individuati,
grazie al supertestimone Pietro Ivano Nava, i componenti del commando omicida
e i mandanti che sono stati tutti condannati, in tre diversi processi nei
vari gradi di giudizio, all'ergastolo con pene ridotte per i
"collaboranti".
Rimane ancora oscuro il contesto in cui è maturata la
decisione di eliminare un giudice ininfluenzabile e corretto.
Rosario Livatino è purtroppo solo la terza vittima
innocente e illustre di Canicattì. Prima di lui, il 25 settembre 1988, stessa
sorte toccò al presidente di Corte d'Assise d'Appello Antonino Saetta e al
figlio Stefano trucidati in un agguato mafioso sempre sulla SS 640 AG-CL sul
viadotto Giulfo mentre improvvisamente, senza scorta e con la sua auto,
faceva rientro a Palermo dove abitava e lavorava. Per questo duplice omicidio
dopo quasi dieci anni sono stati individuati e condannati con un unico
processo i presunti mandanti ed esecutori superstiti.
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1. Grazie Scritto da
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, il 25-05-2009 19:03 Siamo noi che vi leggiamo che dobbiamo ringraziarvi per il lavoro della Associazione: tutti noi abbiamo bisogno di sapere che vi sono ancora uomini giusti, abbiamo bisogno di esempi, di valori espressi, raccontati, perchè si formi la coscienza che non tutto è mercimonio, che ci può e ci deve essere un altro modo di vivere, e perchè questo accada credo che ognuno di noi debba fare la sua parte, e la mia minima è stato riportare parole concetti che mi piacerebbe potessero appartenere a molti, se non a tutti gli Italiani. Marista
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2. Grazie Scritto da
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, il 25-05-2009 09:03 Gentilissima Marista, Grazie per l'attenzione e lo spazio che dedichi al Nostro Grande Eroe "Martire della Giustizia ed Indirettamente della Fede" (Giovanni Paolo II Agrigento 9 maggio 1993). Il presidente Giuseppe Palilla
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