da Claudio
Lippi
A me della storia dell’orsa Daniza ha stupito un
po' tutto...
Non solo dal punto di vista empatico o ambientalista,
quanto dal punto di vista del comune cittadino che viene proiettato
nel tipico “casino all’italiana”. Da noi solo la burocrazia
imperversa sovrana e il tipico “magna-magna” nostrano calpesta
qualsiasi cosa, la vita delle persone, degli animali e il buon
senso.
Le anomalie poi vengono come sempre distorte (pro o
contro) per questioni di natura politica. Invece andrebbe sempre
ricordata la grettezza della nostra civiltà: infatti in realtà
Daniza è stata solo usata per fare soldi e per null’altro che
questo, oltre ad essere, ai tempi una bandierina politica.
La
prima cosa da sfatare è il mito che il cercatore di funghi se la sia
andata a cercare.
Basta fare una ricerca e salta fuori che il
poveraccio stava in una zona in cui è permesso raccogliere funghi e
quindi lui non si trovava in posti in cui non sarebbe dovuto essere.
Il poveraccio se l’è trovata davanti e se l’è cavata con poco.
Ovviamente essere aggrediti da un orso mentre sei in una zona di
libero accesso (e non in un’area protetta), qualche allarme lo
genera. Buon per lui che è vivo (visto che non stava facendo nulla
di male). Oltretutto fu il primo a chiedere che non venisse fatto
male all’orsa ed è stato il primo a segnalare che era una femmina
con i cuccioli. Tanto di cappello.
Perché minacciare questo
poveraccio? Perché è facile. Ha un nome e un cognome ed è
abbastanza semplice rintracciare un povero disgraziato che non ha
proprio fatto male a nessuno. Opinione personale contro gli
attivisti: gli attivisti (indipendentemente dall’argomento per cui
si attivano) cercano di fare il maggior numero possibile di danni al
soggetto che c’entra meno e possibilmente, al soggetto più debole.
Non vedremo mai e poi mai gli attivisti rompere le scatole a chi gli
può sparare. Voi avete mai visto un attivista prendersela contro i
boss del narcotraffico? No, ovviamente. Ai boss ci deve pensare lo
stato con i poliziotti, che però sono dei fascisti. I boss
ringraziano gli attivisti, sempre.
A questo punto della storia
arriviamo noi comuni cittadini che ci sentiamo dire che: a) un’orsa
con i cuccioli ha aggredito un cretino che andava a cogliere funghi
chissà dove e chissà cosa ha fatto lui all’animale; b) che l’orsa
verrà abbattuta e che il destino degli orsetti è incerto; c) che
tutti i cacciatori del Trentino non vedono l’ora di sparare
all’animale per tenersi la pelle per trofeo.
Al di là del
fatto che per abbattere un animale di un parco naturale servono
parecchi permessi e ben più di un ferito lieve, qualche dubbio sulla
storia sorge leggendo in giro in rete che forse c’è un problemino
(dal punto di vista massmediatico considerabile di poco conto) , che
l’orsa da quelle parti… non ci sarebbe dovuta essere e, cosa
ancora più bislacca, nessuno è in grado di monitorare la sua
presenza in natura. Sta lì, lontano da dove dovrebbe essere, un po’
troppo vicino all’abitato, affamata e con due cuccioli (poi saliti
a tre).
Apriti cielo: gli ambientalisti insorgono! L’orsa è
autoctona di quei boschi. C’è nata e c’è sempre stata! È
l’uomo che ha invaso il suo territorio e non viceversa!
Peccato
che non è vero. Daniza è slovena: da quelle parti l’ha portata
proprio l’uomo.
Mettiamoci una croce sopra: la verità è
che in Italia nel 1996 si sono accorti che c’erano 2 o 3 orsi bruni
in tutto l’arco alpino. Questo animale non è in via d’estinzione
nel mondo: solo nel nostro continente è stimata una popolazione di
circa 14.000 esemplari. Il problema è che in tutta l’Europa
centrale e mediterranea il loro numero è bassissimo. Sono tutti
extra-comunitaria o giù di lì. Il motivo del loro basso numero è
la caccia a cui sono soggetti da circa… 5.000 anni a questa
parte.
A un certo punto, i nostri ambientalisti propongono di
immettere nuovi esemplari nella zona del Brenta. Comprano
(catturano?) così 9 esemplari in Slovenia (presso una riserva di
caccia vicino al confine) e li immettono in Trentino (li spostano di
qualche chilometro, per farla breve). Bello. Bellissimo… Alla UE
questa pensata costa 4 milioni di euro. 450.000 euro ad orso e
spiccioli.
Previsione? Ad occhio e croce da 9 esemplari (3
maschi e 6 femmine, compresa Daniza), in 30 anni, dovrebbero spuntare
fuori circa 450-500 orsi. La pensata non è tanto bislacca, anche se
in realtà non è che sia riuscitissima: nel 2007 si stimano siano
presenti 25 animali (poco più che raddoppiati in 10 anni). Ad oggi
forse sono circa una cinquantina, cuccioli inclusi.
Ma allora il
problema dove sta?
Semplice. Il problema è che Daniza stava dove
non doveva stare e che a un certo punto è stato chiesto alle
autorità competenti di vedere i monitoraggi dell’animale dal 2000
ad oggi… E qui è caduto l’asino dal cielo.
Che
monitoraggi? Beh… a quanto pare Daniza e gli altri 9 esemplari
immessi a partire dal 1999 sarebbero dovuti essere monitorati,
tramite un collare e una targhetta auricolare, tenuti sempre sotto
osservazione per questioni scientifiche e per assicurarsi che il
progetto di ripopolamento avesse avuto successo.
In teoria
tutti e nove ne erano dotati, compresa anche Daniza. Così come
risulta dal PDF scaricabile dalla pagina ufficiale del
progetto:
http://www.pnab.it/natura-e-territorio/orso/life-ursus.html
Dunque
perché l’altro giorno hanno narcotizzato l’orsa?
Come ha
fatto ad avvicinarsi talmente tanto da essere stata vista l’ultima
volta in un ovile?
L’orsa avrebbe ammazzato 8 pecore e 3
capre negli ultimi giorni.
Ora, in natura, l’orso bruno mangia
carne quando non trova di meglio. Prevalentemente mangia bacche,
radici, germogli e funghi (ecco perché stava in una zona dove poteva
trovarli). Invece negli ultimi tempi era arrivata a nutrirsi di carne
e siccome le pecore in un recinto sono preda facile, ha ammazzato
quelle per nutrire i suoi cuccioli.
In buona sostanza, Daniza
è morta perché dei burocrati se la sono fatta sotto. Non volevano
dare spiegazioni del perché un’orsa stava così vicina all’abitato
quando invece doveva trovarsi dentro i confini del Parco Naturale
Adamello Brenta.
Daniza è morta perché qualcuno non aveva
fatto fino in fondo il suo lavoro ed ha preferito correre ai ripari.
La sediamo e la catturiamo… Ma qualsiasi veterinario sa che basta
poco per ucciderla. Basta sbagliare la dose, calibrata in base ad età
e peso dell’animale e al suo stato fisico e di salute. E come fai a
sapere che peso ha Daniza se non le fai un controllo dal 2007?
Semplice: non lo sai.
Queste informazioni si trovano tutte
tramite
Google:
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/daniza_morta_cattura_trentino_ferragosto_narcosi/notizie/896852.shtml
http://notizie.tiscali.it/socialnews/Grazioli/14375/articoli/La-storia-di-Daniza-l-orso-che-fa-paura-Diamo-napalm-a-tutti-gli-animali-pericolosi-cos-possiamo-raccogliere-i-funghi.html
http://www.pnab.it/natura-e-territorio/orso/life-ursus.html
http://www.pnab.it/fileadmin/parco/documenti/orsi_rilasciati1999-2002.pdf
http://it.wikipedia.org/wiki/Ursus_arctos#Alimentazione
http://it.wikipedia.org/wiki/Ursus_arctos#L.27orso_bruno_in_Italia
http://www.tuttozampe.com/anestesia-cane-rischi-evitarli/48980/
http://www.regione.veneto.it/web/economia-e-sviluppo-montano/raccolta-funghi1
La
questione è che una storia come questa ci fa indignare, arrabbiare e
ci fa indirizzare la rabbia verso “i soliti sospetti” (per fare
una citazione cinematografica): facile dire che è colpa di chi vive
vicino al parco, facile dire che l’orsa viene ammazzata per
permettere alla gente del posto di raccogliere funghi, facile dire
che è tutta colpa di chi “si fa” aggredire da una “povera
madre”.
La verità è che i raccoglitori di funghi vanno a
raccoglierli dove possono, secondo delle regole precise, per evitare
di crepare avvelenati; la verità è che in Italia c’è stata una
“stagione” in cui si è voluto immettere in natura animali non
più presenti nel nostro territorio, senza tener conto
dell’antropizzazione o della realtà dei territori; la realtà è
che reintrodurre questi animali è un business mascherato da amore
per la natura. Daniza e i cercatori di funghi sono solo gli oggetti
del contendere: i manovratori sono coloro che si divido, si
amministrano e si godono i proventi di 4 milioni di euro spesi per
far credere che c’è qualche politico amante degli animali.
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