CLXII
Son reti certe sere
reti gettate all'improvviso
sul mattino
quello che si apre
sul fondo bianco
di una pagina
incollata al vetro
spe(i)cchio di vento.
Chi sono io
a chi somiglio
in questo foglio bianco
che fa male agli occhi
in questo incedere
sempre uguale
come un ritornello ripetuto
un'ossessione nella mente
dove la malinconia
sa di gelsomino
e mi ubriaca il sonno?
Occupano tutta l'aria
i pensieri sgranati
sentinelle di un tempo
ora zitto di sussurri
quello che vuol fuggire all'alba
per coprire le spalle ai sogni.
È nella pioggia di queste sere
che torno a cercare un passo
...e parole
nell'arco che va
dall'aria tiepida alla pioggia.
Mi venisti incontro
incanto fermo
profumo di pane buono
nel vicolo nascosto.
Ti riconobbero le mie braccia
dove scendesti come mare
sull'erba all'imbrunire...
...e ti porto dentro ormai
vecchio sogno che conti i passi
a tutti i giorni
intrappolati nel mio respiro
contati sulla mano
senza niente
senza voli da spiccare
perché tu mi afferri ancora
come fuoco che rincorre
il crepitio di foglie secche
e mi vesti di nebbia
in forma trasparente
per farmi...pioggia.
È nella pioggia di certe sere
che torno a cercare
le parole taciute
nell'arco che va
dall'aria tiepida alla pioggia
...e il mio passo...
al tuo ieri somigliante. (A.A.)
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