Comincio questo percorso pubblicando una mia poesia, che dedico, nessuno me ne voglia, a Marista.
Molti mi chiedono come mai i miei componimenti non abbiano titolo.
Il fatto è che non riesco a ingabbiare le mie poesie, quando lo faccio mi sembra di soffocarle.
E i numeri, allora? Direbbero altri. Rispondo che i numeri, sono quelli che si trovano sulla porta delle loro stanze, in cui esse sono libere di muoversi e interagire come vogliono! :-)
Dunque, a chi passa per queste stanze, auguro una buona lettura!!
CXLVII
Forse
io non sono stata mai
non sono stata.
Per troppo tempo
ha portato la bandera
il legionario delle glorie ignote
rubando demoni al deserto
e alla sabbia il pianto.
Io su una sedia vuota
ne contavo i passi.
Cento passi
all’ombra di un muro
di spine senza rose
cento passi
sulle agavi del primo fiore
cento passi
sul calendario sotto la pietra
segreta e nera.
Su una sedia vuota
io contavo i passi
soltanto cento passi
e non mettevo più l’hennè
sui miei calcagni
memoria di un’altra vita
ad essi muta.
Così mi trovò la Cantadora
madre di quelle ossa
su cento passi sparse
e nel suo grembo mi ricompose
e mi accorciò i capelli
perché liberi
fossero i capezzoli
di veder l’approdo.
Fiume che si merita il mare
mi ripresi un dolore
nascosto sotto quella pietra
segreta e nera.
Urlarono i pugni nella terra
e implorai la Madre ancora
per chiederle adesso il dove
un dove senza misericordia urlato.
Me lo svelò quel dove
quel nord
proprio in quelle mie mani colme
nascosto.
Piano
tornai a respirare piano
il tempo.
Forse io non sono stata mai
non sono stata
come io
da allora fui.
A.A.
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1. Grazie, grazie, grazie! Scritto da Marista, il 22-01-2013 22:56 Anna, ti leggo e rivedo un mio deserto. Credo che un deserto ci sia sempre, che ce ne rendiamo conto o meno, per ognuno di noi. Abbandonarlo, meritare il mare , respirare infine il tempo, come una liberazione che venga da una cantadora. Si è vero, dai i brividi, ma sei di quelli che cullano e curano l'anima.
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