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Come subito lampo che discetti
li spiriti visivi, si
che priva
da l’atto l’occhio di
più forti obbiettivi,
così mi circonfuse
luce viva,
e lasciommi fasciato
di tal velo
del suo fulgor, che
nulla m’appariva.”
(Dante, Par. XXXX, vv. 46-51)” .
Rimango affascinata sempre dalle fotografie di Elio. Tutte hanno una
storia da raccontare, ogni viso, ogni colore, ogni paesaggio ha qualcosa da
dire, ha una emozione da regalare. Questa è la grandezza della sua Arte.
Tuttavia, mi hanno molto attratto le fotografie che hanno per tema “Tra bianco e
silenzio”.
Quelle porte, quelle case, le pietre che lastricano stradine e
gradoni, quei muri, improvvisamente mi sono diventati familiari, pur non
avendoli mai visti. È come se lì vi avessi abitato perché la memoria fa strani
scherzi e ha sovrapposto a quelle immagini altre lontane, rimaste ben impresse
nella mente.
In questi suoi scatti, in cui predomina il bianco, accentuato da una
luce magica che forse solo al sud possiamo vantare, mi trovo a sorprendermi di
come proprio la luce sappia parlarmi della semplicità di un paesaggio che quasi
toglie il respiro, facendolo diventare frammento di un’eternità in cui suoni e rumori
sembrano congelati, tanto che le porte chiuse, le stradine vuote e il cielo
grigio che incombe ne danno una dimensione quasi irreale. Eppure la realtà è
là, in quei panni stesi ad asciugare, nei fiori sul balcone e proprio nel
silenzio, sì, nel silenzio che segue al concitare di voci che già immagino:”
Mninn, fuscit’, jinde a cast ca mo’ s’ n’ ven a chiouve – bambini, correte,
presto in casa, che tra poco piove. ”
Ed emerge via via la storia
antica di questo bellissimo centro storico (il paese è Ceglie Messapica) in
cui tutti si davano una mano, come quando dovevano imbiancare le case con la
calce, per dare più luminosità a quelle viuzze o per evitare che la peste dilagasse.
Attraverso la luce ogni pietra, ogni porta, ogni squarcio di cielo
fermato dallo scatto di Elio Scarciglia si arricchisce di un sapore proprio, di
uno strato di bellezza e autenticità che rende ogni fotografia un’opera d’arte
perché chi la veda possa essere proiettato col proprio mondo in quel mondo e
interagire con esso.
A me è capitato con una in particolare che ho trovato estremamente bella, quella in cui i raggi del sole sembrano voler indicare un punto,
il buio di una finestrella, quasi un pertugio, accentuandone l’importanza e il mistero
e permettendo, in un gioco di luce e
penombra, di assaporarne la magia. Così ho immaginato storie, personaggi, vite
passate là dietro. E per un attimo ho vissuto con loro, perché incantano le
fotografie di Elio ed emozionano. Hanno un’anima che parla e ci parla.
Grazie Elio.
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