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Marista
HomeArticoli Dedalo, Icaro e i poteri forti della economia
E' piacevole la lettura delle narrazioni mitiche,
accendono la fantasia del lettore e non c'è dubbio che normalmente si viene
subito presi dall'intreccio del racconto, specie se è un susseguirsi
di fatti avventurosi, o dalla magia evocata dalla descrizione fantasiosa dei
fenomeni della natura.
Altrettanto piacevole
è però leggere i miti, anzi per me rileggerli dopo tanti anni, con ottica nuova, cercandone il significato
nascosto, ben consapevole che è caratteristica del racconto mitico quella di
prestarsi a diverse interpretazioni e significati, in base alle diverse
conoscenze ed esperienze del lettore.
Il mito di Dedalo, fra i vari miti che ho cercato di leggere
in "modo nuovo" per me, ricercando anche fra i vecchi libri di casa mia, è
forse quello che mi sembra meglio attagliarsi ai tempi poco piacevoli in cui mi trovo a vivere.
Partiamo dall' isola di Creta, posta nel centro del
Mediterraneo, circostanza che ne fece il
trés d'union fra due civiltà: quella Egiziana e quella Minoica.
Minosse era il re della isola e le leggende che sorsero
intorno questa figura , trovarono basi
storiche.
Minosse era re che fece sorgere grandi opere e Dedalo, che
la leggenda vuole essersi rifugiato a Creta dopo aver ucciso il nipote che gli
sembrava potesse oscurarlo con la sua
bravura, rappresenta il genio, il costruttore che, maestro della tecnica,
spende la sua vita per essa, per perfezionarla, dimentico o incurante degli
effetti che quella tecnica può produrre, sostanzialmente insensibile al bene ed al male.
Ecco quindi una storia antichissima diventare attuale: un
potente, un potere , che chiede all'artefice una opera che nessun altro
possiede, chiede all'artefice di mettere al servizio del Potere la capacità
tecnica, e questi, pago solo di poter
esplicare le proprie capacità, di ottenere risultati che in qualche modo lo
"avvicinino agli dei", esegue gli ordini al meglio, incurante degli effetti
che le novità e le possibilità
introdotte avranno sugli uomini non ancora pronti al nuovo. Pensiamo alle tante
armi omicide nate da una ricerca in
buona fede attuata per il progresso, o come il sogno delle macchine volanti si
sia tramutato in fonte di armi mortali e di oppressione. Ma io ci aggiungerei
anche le violenze "sociali" cui le
moderne forze economiche vogliono
sottoporre gli uomini per accelerare quei
processi di integrazione che dovrebbero
svolgersi nel tempo naturale, o almeno più naturale possibile.
Il mito di Dedalo ci
evidenzia questa incapacità della tecnica e della scienza di analizzare il bene
ed il male che potrà causare specie nel momento in cui si mette non al servizio della umanità, ma a quella del potere, scisso dalla etica, scisso dall'amore per l'uomo. Ed io immagino che medesima incapacità vi sia
stata in molti sociologhi ed etologi che
hanno posto il loro sapere al servizio delle forze economiche, spero senza prevedere gli sconvolgimenti e la sostanziale
violenza verso i popoli che
andavano ad operare.
Dedalo è simbolo principe di questa tragedia che tanti
dolori ha causato alla umanità: riceve
da Minosse il compito di costruire un labirinto da cui nessuno potesse uscire,
come abitazione del Minotauro,
mostro crudele , metà uomo e metà toro, figlio di un rapporto osceno tra la
regina Pasifae ed un toro, simbolo quindi della parte bestiale dell'uomo che lo
rende incapace di ragione.
Dedalo si trova però prigioniero con il figlio nel labirinto
da lui stesso costruito, sa troppo
dei segreti della reggia, e Minosse lo
vuole prigioniero; quando poi Minosse si
infuria perché Teseo riesce a sconfigger il mostro aiutato proprio da Dedalo, questi prepara la fuga. E qui mi sono
impantanata , che spiegazione dare? La scienza prigioniera della tecnica? Ma
non mi sembra che sia giusto, mi sembra più giusta la spiegazione trovata in
seguito in un vecchio libro : la scienza
prigioniera di se stessa, vittima delle proprie macchinazioni in un certo
senso.
E si arriva al tentativo di evasione, al volo con ali tenute
da cera, alla poca accortezza del giovane figlio, che incurante degli avvertimenti paterni vola alto e si
avvicina al sole, finchè la cera non si scioglie e si verifica la morte del
giovane che aveva voluto troppo per la natura umana, senza adeguarsi ai limiti che questa impone.
Intolleranza giovanile o incuranza del potere degli dei? Apollo , il dio del
sole non aveva un carattere facile, non da sopportare sfide umane. Icaro come
un incauto ateo? Non lo so, ma certo ogni
mito è come uno scrigno pieno di possibili significati, anche in questo il
fascino inestinguibile di questi racconti .
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