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Scritto da Marista Urru   
mercoledì 24 ottobre 2012

donarsi
Confesso, non ci avevo fatto caso a questa ulteriore  trasformazione indotta nella nostra società, finché non mi ci ha fatto pensare un contatto facebook che mi è molto caro: il Prof. riesce ad aprire porte impensate nell'animo, scovare luce ed amore laddove, troppo spesso ormai, dimentichiamo di poterne trovare, parlo di Francesco Pazienza e del suo prezioso e solare sito. Una ricetta per superare la crisi che ci attanaglia, una speranza.

Costoro, lo sappiamo tutti, saranno coloro che non riusciranno a superare la minacciosa crisi economica che si staglia in modo sempre più definito all’orizzonte della nostra navigazione.
Periranno, purtroppo, e non periranno per povertà, ma per durezza del cuore. Chiusura dell’anima. ( da la restituzione del dono)




 

Viviamo in tempi anomali, non solo e non tanto a causa della famosa crisi economica che sembra non volerci abbandonare: in fondo è una delle tante che l'umanità ha dovuto sopportare e passerà, tutto sta poi a vedere come ci avrà trasformato.

Mai come in questa occasione, è stata data agli uomini la possibilità di osservare, quasi in tempo reale, le tante modificazioni che si susseguono con velocità impressionante, mentre sembra crollare tutto un mondo che molti, se non tutti noi, credevamo potesse, nonostante errori e crepe evidenti, far da base alle nostre aspettative, ancora a lungo. E' che continuiamo a scandire il tempo col ritmo di quando le mutazioni avvenivano a misura d'uomo, ma ora tutto è accelerato, la tecnologia non permette pause e ritardi, c'è da rimanerne sconvolti. I bambini nascono con sguardi consapevoli che mettono paura, ve ne siete resi conto? Appena nati , dovrebbero esser inconsapevoli, e invece già non sembrano troppo felici, spesso capita di incrociarne per strada certuni che sembrano vecchietti – bambini. Forse percepiscono che in questo nostro presente e ancor più nel nostro prossimo futuro, per loro vivere sarà poco facile.

E sarà soprattutto per colpa nostra, se non saremo riusciti a trovare in noi l'equilibrio e la forza per riappropriarci del nostro viver sereni, padroni di noi stessi, del nostro spazio e del nostro tempo. Di questo più o meno ragionavo tra me e me , quando un sano ottimismo mi è stato regalato, ed il dono inaspettato per l'appunto mi è stato inviato da Francesco Pazienza: la newsletter della sua ultima pagina, scoppiettante direi, felice. Una ottima lettura, per sorridere e per pensare, o meglio, per pensare sorridendo, che fa sempre bene all'anima: “ La restituzione del dono”.

Non si era più abituati allo scambio.
Il denaro era diventato il principio ordinatore, ma l’ordine non reggeva più.

Un invito , una sollecitazione, magari cominciando dai giovani, a superare l'approccio meramente mercantile dei rapporti fra umani, che arriva purtroppo a coinvolgerci, nostro malgrado, sino a non percepire più il velo interposto fra noi ed una realtà che potrebbe rivelarsi assai migliore di quello che immaginiamo.

Se solo ci impegnassimo un po', o se intervenisse, come nel racconto , un evento a sconvolgere il vecchio ordine stabilito dal danaro misura e valore d'ogni cosa !

Nota Francesco Pazienza:

Oggi si ruba solo l’equivalente universale di tutti i desideri. Il denaro e in modo sempre più compulsivo. Senza fantasia.
Senza scassinare più nessuna cassaforte.
Tutto a tavolino. Dalle scrivanie. Dalle tastiere dei computer. Dirottando. Depistando.

Per questo il giorno in cui qualcuno aveva ricominciato a rubare per desiderio, era stato visto con sollievo.
Così la gente non doveva più sorvegliare soltanto il portafoglio.”

Dobbiamo reagire, non vorremo diventare come dei poveri robot! Ritorniamo a godere dell'esser umani, questo mi sembra di poter portare con me dalla pagina di Francesco Pazienza: un invito per tornare a gioire delle piccole cose, “con” gli altri . In questo modo anche potremo far si che il mercato non abbia spazi per impossessarsi di noi. Questo il senso dei suoi angeli innocenti che rompono gli schemi, ed invitano a riscuotersi.

Gli angeli che percorrevano marciapiedi con agili skate-board dribblando tavolini nei bar, trattorie, pubblici esercizi all’aperto.

I ragazzi che, scatenati, con tutta l’agilità di cui uno skate-boarder era capace, sfrecciavano tra i tavolini. Rubacchiavano qua e la. A volte lo facevano per desiderio. Altre volte per divertirsi. Altre ancora per il semplice gusto di redistribuire i beni. Sì, il prodotto interno lordo.

Il furto simbolico, un gioco da bambini che incide sulla realtà oppressiva del mercato e rimette in pista il gran dimenticato: il dono. Bellissima favola, bellissimo sogno che riesce a prenderci perchè in realtà noi tutti abbiamo necessità di donare e di ricevere, anche e soprattutto quando non ce ne rendiamo conto.

Non credo sia per caso che proprio in questi giorni due scrittori, Francesco Pazienza, analista biografico, e il giornalista Giulietto Chiesa, ognuno a proprio modo, abbiano percepito come sia da non sottovalutare quello che ci sta succedendo: la morte del senso del dono che ci porta a concepire tutto al più l'atto di carità , quasi un surrogato, mentre va scomparendo la generosità del regalo che non calcola, non chiede restituzione, epperò crea fiducia, dispone il ricevente a positività, che con ogni probabilità porterà ad una spontanea restituzione del dono.

Riusciremo davvero a sottrarci al dominio del mercato che ci sta sottraendo fiducia, umanità e benessere? Io spero di si, altrimenti le nostre vite, anche quelle degli illusi “vincitori” di questa folle corsa al possesso, diverranno una misera cosa. Il mercato per sua natura non permette vincitori: toglie ad ognuno qualcosa , e non sarà mai poco, lo capiranno quelli ormai ammaliati dal canto delle sirene tanto da non vedere l'abisso davanti a loro?

E' attuale anche il  racconto di Giulietto Chiesa: un incontro a Mosca  evidenzia la incapacità per noi, di ragionare se non in termini di valore misurato dal danaro, quindi  non meraviglia lo stesso Chiesa si sia trovato, nel momento di doversi accomiatare dal suo incontro fortuito, a calcolare quanto del suo tempo ha speso un poeta,  male in arnese  per recitargli una poesia, per  valutare quanto fosse giusto  mettergli in mano. Viene salutato con queste parole: “non ho bisogno di nulla, era un regalo!”

Questo siamo diventati? Intrisi di calcolo e contabilità persino nei sentimenti, pronti a pagare una poesia? Davvero pagheremo il sorriso di un bimbo o calcoleremo il valore del profumo di un fiore? Scrittori come Francesco Pazienza e Giulietto Chiesa,  ci richiamano al nostro dovere /volere essere, qualcosa di più di un portafogli o di un conto in banca. In questo modo  saremo liberi.

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