Confesso, non ci avevo fatto caso a
questa ulteriore trasformazione indotta nella nostra società, finché non mi
ci ha fatto pensare un contatto facebook che mi è molto caro: il
Prof. riesce ad aprire porte impensate nell'animo, scovare luce ed
amore laddove, troppo spesso ormai, dimentichiamo di poterne
trovare, parlo di Francesco Pazienza e del suo prezioso e solare
sito. Una ricetta per superare la crisi che ci attanaglia, una
speranza.
Costoro, lo sappiamo tutti, saranno coloro che non
riusciranno a superare la minacciosa crisi economica
che si staglia in modo sempre più definito all’orizzonte della
nostra navigazione.
Periranno, purtroppo, e non
periranno per povertà, ma per durezza del cuore.
Chiusura dell’anima. ( da la restituzione del dono)
Viviamo
in tempi anomali, non solo e non tanto a causa della famosa crisi
economica che sembra non volerci abbandonare: in fondo è una delle
tante che l'umanità ha dovuto sopportare e passerà, tutto sta poi a
vedere come ci avrà trasformato.
Mai come in
questa occasione, è stata data agli uomini la possibilità di
osservare, quasi in tempo reale, le tante modificazioni che si
susseguono con velocità impressionante, mentre sembra crollare
tutto un mondo che molti, se non tutti noi, credevamo potesse,
nonostante errori e crepe evidenti, far da base alle nostre
aspettative, ancora a lungo. E' che continuiamo a scandire il
tempo col ritmo di quando le mutazioni avvenivano a misura d'uomo,
ma ora tutto è accelerato, la tecnologia non permette pause e
ritardi, c'è da rimanerne sconvolti. I bambini nascono con sguardi
consapevoli che mettono paura, ve ne siete resi conto? Appena nati ,
dovrebbero esser inconsapevoli, e invece già non sembrano troppo
felici, spesso capita di incrociarne per strada certuni che sembrano
vecchietti – bambini. Forse percepiscono che in questo nostro
presente e ancor più nel nostro prossimo futuro, per loro vivere
sarà poco facile.
E sarà
soprattutto per colpa nostra, se non saremo riusciti a trovare in noi
l'equilibrio e la forza per riappropriarci del nostro viver sereni,
padroni di noi stessi, del nostro spazio e del nostro tempo. Di
questo più o meno ragionavo tra me e me , quando un sano ottimismo
mi è stato regalato, ed il dono inaspettato per l'appunto mi è
stato inviato da Francesco Pazienza: la newsletter della sua
ultima pagina, scoppiettante direi, felice. Una ottima lettura, per
sorridere e per pensare, o meglio, per pensare sorridendo, che fa
sempre bene all'anima: “ La restituzione del dono”.
“Non si
era più abituati allo scambio.
Il denaro era
diventato il principio ordinatore, ma l’ordine non reggeva più.
Un
invito , una sollecitazione, magari cominciando dai
giovani, a superare l'approccio meramente mercantile dei rapporti
fra umani, che arriva purtroppo a coinvolgerci, nostro malgrado, sino a non percepire più il velo
interposto fra noi ed una realtà che potrebbe rivelarsi assai
migliore di quello che immaginiamo.
Se
solo ci impegnassimo un po', o se intervenisse, come nel racconto ,
un evento a sconvolgere il vecchio ordine stabilito dal danaro misura e valore d'ogni cosa !
Nota Francesco Pazienza:
“Oggi si ruba solo l’equivalente
universale di tutti i desideri. Il denaro e in modo
sempre più compulsivo. Senza fantasia.
Senza scassinare più
nessuna cassaforte.
Tutto a tavolino. Dalle scrivanie. Dalle
tastiere dei computer. Dirottando. Depistando.
Per questo il giorno in cui qualcuno aveva ricominciato a
rubare per desiderio, era stato visto con sollievo.
Così la gente
non doveva più sorvegliare soltanto il portafoglio.”
Dobbiamo
reagire, non vorremo diventare come dei poveri robot! Ritorniamo a
godere dell'esser umani, questo mi sembra di poter portare con me
dalla pagina di Francesco Pazienza: un invito per tornare a gioire
delle piccole cose, “con” gli altri . In questo modo anche potremo far si
che il mercato non abbia spazi per impossessarsi di noi. Questo il
senso dei suoi angeli innocenti che rompono gli schemi, ed invitano
a riscuotersi.
Gli angeli che percorrevano
marciapiedi con agili skate-board dribblando tavolini nei bar,
trattorie, pubblici esercizi all’aperto.
I ragazzi che, scatenati, con tutta l’agilità di cui uno
skate-boarder era capace, sfrecciavano tra i tavolini. Rubacchiavano
qua e la. A volte lo facevano per desiderio. Altre volte per
divertirsi. Altre ancora per il semplice gusto di redistribuire
i beni. Sì, il prodotto interno lordo.
Il furto simbolico, un gioco da bambini
che incide sulla realtà oppressiva del mercato e rimette in pista
il gran dimenticato: il dono. Bellissima favola, bellissimo sogno che
riesce a prenderci perchè in realtà noi tutti abbiamo necessità di
donare e di ricevere, anche e soprattutto quando non ce ne rendiamo
conto.
Non credo sia per caso che proprio in
questi giorni due scrittori, Francesco Pazienza, analista
biografico, e il giornalista Giulietto Chiesa, ognuno a proprio
modo, abbiano percepito come sia da non sottovalutare quello che
ci sta succedendo: la morte del senso del dono che ci porta a
concepire tutto al più l'atto di carità , quasi un surrogato,
mentre va scomparendo la generosità del regalo che non calcola,
non chiede restituzione, epperò crea fiducia, dispone il ricevente a
positività, che con ogni probabilità porterà ad una spontanea
restituzione del dono.
Riusciremo davvero a sottrarci al
dominio del mercato che ci sta sottraendo fiducia, umanità e
benessere? Io spero di si, altrimenti le nostre vite, anche quelle
degli illusi “vincitori” di questa folle corsa al possesso,
diverranno una misera cosa. Il mercato per sua natura non permette
vincitori: toglie ad ognuno qualcosa , e non sarà mai poco, lo
capiranno quelli ormai ammaliati dal canto delle sirene tanto da non
vedere l'abisso davanti a loro?
E' attuale anche il racconto di Giulietto Chiesa: un incontro a
Mosca evidenzia la incapacità per noi, di ragionare se non in
termini di valore misurato dal danaro, quindi non
meraviglia lo stesso Chiesa si sia
trovato, nel momento di doversi accomiatare dal suo incontro fortuito, a calcolare quanto del suo tempo ha speso un poeta, male in
arnese per recitargli una poesia, per valutare quanto fosse giusto mettergli in mano. Viene salutato con queste
parole: “non ho bisogno di nulla, era un regalo!”
Questo
siamo diventati? Intrisi di calcolo e contabilità persino nei
sentimenti, pronti a pagare una poesia? Davvero pagheremo il sorriso
di un bimbo o calcoleremo il valore del profumo di un fiore?
Scrittori come Francesco Pazienza e Giulietto Chiesa, ci richiamano al nostro dovere /volere
essere, qualcosa di più di un portafogli o di un conto in banca. In questo modo
saremo liberi.
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