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La Chiesa in difficoltà i tempi richiedono un salto di qualità, i cattolici sono pronti?
Scritto da Marista Urru
sabato 05 settembre 2009
Per un salto di qualità di dove partire se non da quello che
molti hanno definito come "il manifesto del cristianesimo", il meraviglioso e
dirompente "Discorso della montagna?"
Vorrei saperne e poterne parlare in modo più amplio e corretto possibile, ma ad ognuno
il suo, io mi limiterò ad esprimere dei sentimenti e delle opinioni che so
condivise da molti cattolici e no.
Partendo dal "manifesto del cristianesimo" io dico che non dovremmo smettere di leggerlo,meditarlo e,
come tutti gli insegnamenti di Cristo, leggerlo e meditarlo con mente aperta,
intendendo con questo che gli alti insegnamenti di Cristo, a mio modestissimo
parere, vanno letti non come
imposizioni, bensì come principi universali che quindi calzano ipso facto alla
realtà storica del momento, che a dei principi naturali deve uniformarsi più
che esser costretta ad imperativi che
potrebbero nei fatti risultare anacronistici e fuori dei tempi.
Cerco di spiegarmi,
leggendo il Vangelo salta agli occhi che Gesù si riferisce alla società del suo
tempo ed è normale visto che in quella il figlio di Dio vive, Cristo
vuole redimerla, ma non vuole ancorarla al passato, e non ne vuole accelerarne la spiritualizzazione oltre al comprensibile per
i suoi contemporanei, Egli non ha fretta né superbia, non impone mai, semina ed
aspetta che il seme dia il suo frutto commisurato alla natura del terreno su
cui è caduto ( molti insegnanti dovrebbero meditare anche su questo).
Quegli insegnamenti, quel cibo per lo spirito , estrapolati
da ambiente ed epoca, sono validi sempre ed a maggior ragione lo sarebbero oggi, se compresi davvero,in un
momento di confusione e di passaggio come l'attuale.
Io che non ho il dono della fede, sento la
grandezza del messaggio di Cristo proprio in questo suo non colpevolizzare gli
uomini nel loro faticoso cammino verso la crescita spirituale, chè quella
conta, non altro, nemmeno il potere della Sua Chiesa, ma l'uomo che soffre per
i suoi limiti naturali e da questi deve liberarsi
con l'umiltà non lamentosa di chi
sa di avere limiti e la passione decisa di chi quei limiti vuole superare per
liberarsi dalla infelicità e dal peso di una vita solo materiale.
E' iniziato con
Cristo per la umanità un cammino spirituale necessario in ogni caso, un cammino
che nel complesso è stato percorso nonostante che ancora molti insegnamenti di
Cristo a me pare, non li abbiamo ben compresi, e non solo non li abbiamo ben
compresi noi civili, ma nemmeno molti ecclesiastici presi dal mondano, come
dicono loro, altrimenti saprebbero e sapremmo come attualizzarli quegli
insegnamenti superiori, senza restare
impaniati a interpretazioni, errori, deformazioni, del passato, nate spesso e
solo dalla brama di potere degli uomini sugli uomini, brama che a volte è sembrata pascersi del masochismo di alcuni uomini,
arrivando all'assurdo di fare teorizzare
che solo dolore e sofferenza potranno
salvarci, ma Cristo questo non lo ha mai detto, lui ha sofferto per noi che saremo pronti a sopportare le sofferenza
che si presenteranno ( e si presentano per tutti), ma soffrire non è un obbligo
tout court, Cristo non lo ha detto. E sarebbe interessante riparlarne. E l'argomento
del potere, degli errori, non credo vada drammatizzato, ma solo colto,
riconosciuto, perché si possa lavorare per correggerlo, altrimenti scriveremmo
e pronunceremmo solo inutili buoni propositi o
peggio denunce, senza seguito alcuno. Ripartiamo invece da una nuova, profonda, libera d aperta
comprensione del messaggio di Cristo, che non è solo messaggio di amore, ma
anche una continua esortazione a vivere una vita piena e produttiva, illuminata
dalla luce dell'amore per i nostri simili e, per i fortunati che la posseggono,
dalla fede, senza che mai Cristo pronunci parole
di afflizione o di condanna per l'Uomo,
oggetto invece dell'Amore di Dio.
Pace ed amore per noi stessi e quindi per i nostri simili,
non saranno giaculatorie da beghine,
ma diventeranno indiscutibilmente
connaturati in noi.. più fatti, anche marginali nella vita di tutti e tutti i
giorni, meno belle parole dietro le quali troppo spesso nella pratica quotidiana dei cattolici e dei
cristiani, troviamo il vuoto o l'utile
escamotage di un pensiero contorto che
serve solo per giustificare a noi stessi per primi le nostre debolezze, onde
non dismetterle, paghi troppo spesso di
un deresponsabilizzante perdono a posteriori.
E non penso affatto ai peccati che tanto ancora colpiscono l'immaginario di
alcuni, gola, sesso e simili, ma ai peccati nascosti e subdoli che commettiamo
facilmente per mancanza di comprensione di quello che è male di quel che è bene, male che nella confusione
del nuovo che avanza rapido, moltissimi cattolici non sanno più nemmeno percepire come tale, restandovi
invischiati e marchiati, senza manco capirlo.
Per esempio, è
davvero male nella società moderna che una persona ceda alla propria tendenza
omosessuale o comunque ai "peccati della
carne" per usare un termine finalmente desueto, o non è piuttosto un male assoluto da aborrire che una persona approfitti del
proprio potere per grassare e sfruttare i propri simili come sembra abbiano
fatto anche banchieri e politici profondamente e convintamente cattolici,
onorati e premiati in quanto cattolici.
E quelli che senza sentirsi in colpa, nelle pieghe della
burocrazia o peggio delle spa di servizi, per scadere nel giornaliero, operano nei fatti contro e non pro il bene
comune, magari spinti da obbligo di lavoro, quanto male fanno a cittadini
inermi ed indifesi arrivando a provocare drammi inutili. Di quali profonde
ingiustizie verso i loro simili si rendono colpevoli? Peccano costoro? Io credo
di si. C'è moralità, c'è timor di Dio, c'è Amore in tutto questo? No, non c'è
bene in questo, ma male ed immoralità o amoralità.
Ecco questo per me
oggi è il punto: il male esiste e va combattuto, ma lo cerchiamo nel posto
giusto nell'anno 2009, mentre popoli
interi soffrono gli effetti di
comportamenti criminali e criminogeni che nessuno sembra combattere
davvero? I cattolici sono pronti al necessario salto di qualità? Dalla cronaca
di questi giorni, mi sembra proprio di no, tolti i dannosissimi preti d'assalto che giocano a fare i progressisti spesso confusi confusionari in buona fede che si calano nel mondo con una buona dose di imprudenza troppo spesso, sottilmente sfruttati e dileggiati, vedo ancora risorgere il vecchio vizio, un tentativo maldestro di riportare indietro lo orologio della storia e se davvero così fosse sarebbe grave per noi tutti. Sappiamo bene che l'orologio della storia, non va mai indietro ed è anacronistico tentare di farlo nella speranza di mantenere quanto si spera di aver conquistato , senza fatica; in questo certi cattolici "adulti"vanno sottobraccio felici con certi nostrani
pseudoprogressisti, conservatori incalliti che frenano il Paese da troppo.
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