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Perché gli Italiani non fanno la rivoluzione ? Sul New York Times la spiegazione
Scritto da Marista Urru
mercoledì 13 maggio 2009
Ce lo chiedevamo fra amici qualche giorno fa, ci sembrava impossibile la rassegnazione un po' stolida
con cui gli Italiani si lasciano lettaralmente brutalizzare da Enti ed istituzioni quali Acea, Enel,
Telecom, Municipalizzate varie, Agenzie Entrate e di riscossione, per non parlare
degli obbrobri perpretati da altri Enti, tutti impuniti, tutti con la mano
allungata ai portafogli di chi non si può difendere.
Una rivoluzione vera sembrerebbe ineludibile, ed invece non
succede un tubo. Nessuno di noi ha saputo dare una spiegazione esaustiva dello
strano fenomeno.
Credo di averla trovata io per caso in uno scritto pubblicato nel New York Times il 15 giugno 1972 da Woody Allen : Breve ma
utile guida alla disubbidienza.
L'articolo reca alcune considerazioni illuminanti universalmente
valide al di là dell'umorismo caratteristico dell'autore.
" Per fare una rivoluzione ci vogliono due cose: qualcuno o
qualcosa contro cui rivoltarsi e qualcuno che si presenti e faccia la
rivoluzione.
Di solito ci si veste in modo molto informale e le parti in
causa sono piuttosto flessibili nello stabilire il luogo e l'ora ma, se nessuna
delle due parti si fa viva, l'impresa va a finire male. Nella rivoluzione
cinese del 1650 nessuna delle due parti si fece viva e perdettero l'anticipo
per la sala.
Vengono chiamati "oppressori" le persone o il partito contro
cui ci si rivolta e sono facilmente riconoscibili perché apparentemente sono
gli unici che si divertono.
Gli oppressori generalmente portano completi fumo di Londra,
posseggono terreni e tengono la radio al massimo di notte senza che gli altri
osino protestare. Il loro compito è di mantenere lo status quo, una condizione
dove tutto rimane lo stesso anche se in effetti sono disposti a dare una mano
di bianco ogni due anni.
Quando gli "oppressori"
diventano troppo severi, abbiamo quello che si chiama uno Stato di
Polizia, dove è vietato ogni dissenso, come il ridacchiare, il portare una
cravatta a farfalla, o soprannominare il sindaco " Ciccio". Le libertà civili
sono molto ridotte in uno Stato di Polizia e non esiste la libertà di parola,
anche se è permesso doppiare una canzone in play-back.
I gruppi che si rivoltano sono chiamati "oppressi" e
generalmente si assembrano brontolando ed accusano emicranie....Si deve notare
che, una volta compiuta la rivoluzione, gli
"oppressi" spesso prendono le redini e cominciano a comportarsi come gli
"oppressori".
Naturalmente da quel momento diventano irraggiungibili al
telefono e per quel che riguarda gli spiccioli prestati durante la rivoluzione
è meglio non chiedere nemmeno la restituzione...."
Ecco svelato l'arcano, gli Italiani, sempre oggetto di
dominazione e sfruttamento, sanno bene che una rivoluzione non cambierebbe la
cruda realtà di eterni sudditi, eterni spremuti e buttati, perché quindi darsi da
fare, farsi ammazzare, per fare ricchi due o tre fessacchiotti qualsiasi? Hanno
altro da fare le persone comuni nel Bel Paese, hanno da lavorare e poi da fare
mille viaggi, mille file agli sportelli, per farsi pure parte del lavoro dei
burocrati, hanno da ingegnarsi per
difendersi da soli dai tanti predoni impuniti, hanno da faticare come bestie...
non faranno mai la rivoluzione, o
sbaglio?
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1. Scritto da
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, il 13-05-2009 21:17 centrato perfettamente, francesca, ma è uno di quei casi in cui sarebbe tanto meglio sbagliare
2. No, non sbagli Scritto da
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, il 13-05-2009 20:41 "non faranno mai la rivoluzione, o sbaglio?"--> no, non sbagli purtroppo. E chi dice il contrario, parla sapendo di dire una bufala.