A mio modo di vedere, a Strasburgo il buon senso ha prevalso
sull'accanimento insensato che avrebbe voluto cancellare un simbolo
che da sempre è presente nel Paese e che non impedisce a
nessuno di seguire i valori religiosi che sente suoi e che non
confliggano con gli ordinamenti che l'Italia si è dati
maturandoli nel tempo.
D'altra parte se vogliamo un dialogo interculturale e
religioso, mi sembra assurdo cominciare cancellando la nostra cultura
e la nostra religione. Buon senso appunto.
Scrivevo a proposito del crocefisso che io, non credente , non
intendevo rinunciarci, era luglio, ed ora, dopo quanto da quei giorni
è andato accadendo nel mondo, raddoppio e sottoscrivo, non
rinuncio a Cristo, non rinuncio al suo messaggio.
Le idee di questo profeta erano state tanto sconvolgenti per la
realtà del suo tempo, da portarlo alla Croce, mentre il popolo, per
lo stesso motivo per il quale lo uccidevano, per la forza delle sue
idee che donavano il rispetto e la speranza, lo acclamava come
figlio di Dio.
Cristo rivoluziona il mondo nel modo più
pericoloso per il Potere, Egli parla ad una umanità imbarbarita,
dedita al materialismo più sfrenato, e che ha di conseguenza
cancellata ogni spiritualità, dedita nei fatti alla indifferenza
totale verso chi soffre, chi è debole, chi non regge il passo, gli
oppressi e vilipesi, i deboli, i poveri, i vecchi, gli ammalati, le
donne, i bambini.
Cristo si rivolge dunque a questa
umanità oppressa ed umiliata nel suo essere umanità senza potere, e
non dice loro, come i chierici per tanto tempo hanno fatto con noi:
"Porta pazienza , è la vita, e tu contentati della preghiera -
placebo" . No, Cristo parla agli animi degli oppressi e fa
conoscere loro l' amore ed il rispetto di sè, e nel contempo
redarguisce gli oppressori e gli ipocriti. Cristo si rivolge alle
intime esigenze degli umili e dei diseredati, non offre loro
pannicelli caldi, e carità, ma restituisce al loro intimo la dignità
rubata dalla protervia dei potenti e dei prepotenti.
Per
questo fu odiato, per quello che di davvero pericoloso per il potere
seminava: l'amore di sè, l'accettazione di sè, il diritto al
rispetto ed alla speranza, il senso del divino come fonte di bene ed
armonia, di Amore e Spiritualità.
Un messaggio che la storia
racconta essersi sparso per il mondo tanto era necessario, tanto era
atteso.
Un messaggio temuto dal Potere ancora oggi, un
messaggio il cui simbolo è il Crocefisso , immagine che ci racconta
a cosa arriva il potere quando si sente minacciato nelle sue radici ,
immagine quindi quella del crocefisso che non solo non
dobbiamo nascondere, ma dobbiamo esporre più di prima, per
ricordarci come appunto reagisce il Potere se e quando teme di essere
in pericolo, e ben sappiamo che tanto più forte reagisce quanto più
le sue radici sono contorte, malate, e traggono forza in vizi,
ruberie, crudeltà, indifferenza, oppressione e sfruttamento dei
deboli. (Continua)
La sentenza di Strasburgo
(ASCA) - Roma, 18 mar - ''Se e' vero che il crocifisso e' prima di
tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie
elementi attestanti l'eventuale influenza che l'esposizione di un
simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe
avere sugli alunni''. E' un passo delle motivazione della sentenza
definitiva e inappellabile della Grande Camera della Corte europea
per i diritti dell'uomo (15 giudici contro 2) che ha dato ragione
all'Italia nella causa ''Lautsi e altri contro Italia'' sulla
presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche stabilendo
che nell'esposizione del simbolo religioso non c'e' violazione dei
diritti dell'uomo.
Si chiude cosi' il caso approdato davanti alla Corte il 27 luglio
2006 con il ricorso di Soile Lautsi, cittadina italiana di origini
finlandesi. La Lautsi riteneva infatti la presenza del crocifisso
un'ingerenza incompatibile con liberta' di pensiero, convinzione e di
religione (art.9 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti
dell'uomo e delle liberta' fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre
1950) cosi' come del diritto all'istruzione, in particolare, il
diritto ad un'educazione ed insegnamento conformi alle convinzioni
religiose e filosofiche dei genitori (art.2 del Protocollo n.1).
Nella motivazione della sentenza, in merito proprio all'articolo 2
del protocollo 1 sul diritto all'istruzione, si legge che ''dalla
giurisprudenza della Corte emerge che l'obbligo degli Stati membri
del Consiglio d' Europa di rispettare le convinzioni religiose e
filosofiche dei genitori non riguarda solo il contenuto
dell'istruzione e le modalita' in cui viene essa dispensata: tale
obbligo compete loro nell'esercizio dell'insieme delle 'funzioni' che
gli Stati si assumono in materia di educazione e di insegnamento''.
Cio' ''comprende l'allestimento degli ambienti scolastici qualora
il diritto interno preveda che questa funzione incomba alle autorita'
pubbliche. Poiche' la decisione riguardante la presenza del
crocifisso nelle aule scolastiche attiene alle funzioni assunte dallo
stato italiano, essa rientra nell'ambito di applicazione
dell'articolo 2 del protocollo 1''.
Questa disposizione, si legge ancora, ''attribuisce allo Stato
l'obbligo di rispettare, nell'esercizio delle proprie funzioni in
materia di educazione e d'insegnamento, il diritto dei genitori di
garantire ai propri figli un'educazione e un insegnamento conformi
alle loro convinzioni religiose e filosofiche''.
La Corte ''constata che nel rendere obbligatoria la presenza del
crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche, la normativa italiana
attribuisce alla religione maggioritaria del paese una visibilita'
preponderante nell'ambiente scolastico'' e sottolinea altresi' che
''un crocifisso apposto su un muro e' un simbolo essenzialmente
passivo, la cui influenza sugli alunni non puo' essere paragonata a
un discorso didattico o alla partecipazione ad attivita' religiose''.
Infine, la Corte osserva che ''il diritto della ricorrente, in quanto
genitrice, di spiegare e consigliare i suoi figli e orientarli verso
una direzione conforme alle proprie convinzioni filosofiche e'
rimasto intatto''.
La Corte conclude dunque che ''decidendo di
mantenere il crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche frequentate
dai bambini della ricorrente, le autorita' hanno agito entro i limiti
dei poteri di cui dispone l'Italia nel quadro del suo obbligo di
rispettare, nell'esercizio delle proprie funzioni in materia di
educazione e d'insegnamento, il diritto dei genitori di garantire
tale istruzione secondo le loro convinzioni religiose e
filosofiche''. La Grande Camera della Corte e' stata presieduta da
Jean-Paul Costa (Francia), il giudice Giorgio Malinverni (Svizzera)
ha espresso un'opinione dissenziente, condivisa dalla giudice Zdravka
Kalaydjieva (Bulgaria).
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