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Via Tasso Il museo storico della liberazione verso il salvataggio. PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
martedì 09 novembre 2010
museo storico di via tasso a Roma
Mi arriva  stamattina con il caffè  la mail soddisfatta di Patri vecchia amica, figlia di un partigiano che fu anche lui con mio padre tra i tanti che resistettero alla occupazione nazifascista a Roma.
Pare che Alemanno abbia per ora autorizzato l’erogazione di un contributo urgente di 12mila euro a favore del Museo storico della Liberazione di via Tasso, che rischiava di arrivare a chiusura nel prossimo Gennaio, questo cifra mi dice Patri, è il minimo indispensabile per evitare intanto almeno il commissariamento e poi la chiusura, ma è ottimista, le hanno detto che ci sono tutte le premesse per farcela  a rimettere i debiti.



la bandiera del CLNSalveranno questo angolo di memoria minacciato dal taglio ai finanziamenti causa crisi. Pare che anche Riccardo Pacifici presidente della Comunità Ebraica romana sia intervenuto a difesa del mantenimento del Museo sorto nei locali in cui durante la occupazione nazifascista furono imprigionati , torturati ed uccisi , antifascisti ed ebrei romani nel periodo dall'11 settembre 1943 , al 4 giugno 1944), quando venne utilizzato come carcere dal Comando della Polizia di sicurezza.

In seguito, nel 1950, la proprietaria dello stabile, la principessa Josepha Ruspoli in Savorgnan di Brazzà, firmò un atto di donazione allo Stato di quattro degli appartamenti che erano stati impiegati come carcere, perché fossero destinati ad ospitare in via esclusiva e permanente un "Museo storico della lotta di Liberazione in Roma".

E ci siamo passati credo tutti da ragazzini condotti dalla scuola o dai genitori, per sapere, per mantenere il ricordo, per essere consapevoli che nell'animo umano possono esistere zone buie, ombre orribili che generano mostri, e noi lo chiamiamo “il male” e si deve vegliare, stare attenti, che può saltar fuori quell'ombra nera e proteiforme, si deve guardare in se stessi, tenersi puliti e poi con occhi e cuore puliti, guardarsi intorno per riconoscere il bene ed il male.

In casa mia , non mi hanno mai nascosto nulla di quei terribili giorni, certo edulcorando il necessario, ero una bimba quando già cominciarono a raccontare, raccomandandomi di non dire nulla fuori di casa, medesima raccomandazione ebbero altri bambini amici, era meglio non dire, non raccontare, non era ancora finita in realtà, anche dopo che i tedeschi erano andati via. Allora non capivamo.

E poi il Museo fu pronto e e cominciammo a vedere, capire meglio, sapere di più dei giorni terribili. Allora , magicamente gli episodi sussurrati dalle nostre mamme di quando giovani e tremanti andavano loro a prendere il carbone o il pane, perchè era meglio che le mamme e le nonne restassero in casa, quelle case che spesso nascondevano intere famiglie di rifugiati o di ebrei , e se ti perquisivano, dovevi esser pronto, disinvolto, non apparire troppo spaventato, ma nemmeno troppo sfrontato diceva nonna, se no sospettavano e lei raccontava di essere in quei casi terrorizzata, le gambe tremavano, le tempie pulsavano, e dopo stava male per giorni, donna rimasta sola con due figlie, non era uno scherzo, eppure fece la sua parte, come molti. E se qualcuno di là dietro la parte fittizia avesse tossito, starnutito? Meglio che a prender il carbone andassero le ragazze, meglio stessero fuori. E si intrecciano i ricordi tramandati, si confondono, quelli della mia famiglia con i racconti della famiglia di mio marito, racconti che poi alla fine sono d'avventure se vai a vedere la cosa con un po' di fantasia: come il racconto delle sparatorie nel mio giardino, la polizia cercava un ebreo, figlio di in caro amico di mio padre, credo, di cui non mi verrà detto mai il nome, ma il ricordo del quale restò nel finestrino della cantina da cui era scappato rompendo un vetro colorato, che fu rimediato alla meglio , colorato costava troppo, e nella ferita sul tronco della vecchia magnolia , con la storia delicata di come il mitico Cencio Baldazzi conobbe al confino a Ponza la moglie, narratami dai miei suoceri, amici cari di Cencio, indimenticabile fondatore tra l'altro del Circolo giustizia e libertà, e che ebbi modo di conoscere a casa dei miei suoceri. Ed i suoi valori ed ideali di giustizia, di senso del dovere verso la comunità, raccontatimi dal mio marito che era fra i tanti affascinati da questo uomo definito anche un ciceruacchio, che per lui soprattutto un caro amico di famiglia, oltre che  un maestro, li riscoprivo, ormai adulta, essere gli stessi che mi tramandarono i miei ed i loro amici, per poi scoprire che molti tratti di strada furono in comune, destini che poi si intrecciano seguendo disegni imperscrutabili.

Diverse furono le componenti che presero parte ad una autentica resistenza al nazifascismo, molti erano i ricordi in comune, come in comune era la volontà di non apparire, di non lasciarsi andare al protagonismo urlato, ma di viverla in onestà e serenità quella vita alla quale era stato strappato un gran pezzo di giovinezza. E da quegli uomini, dal CLN in sostanza deriva la Assemblea costituente, gli uomini che ci dettero la Costituzione venivano dai partiti che confluirono nel CLN , e la vollero tale che in essa si rispecchiassero quanto più possibile le rispettive tradizioni politiche, fondandole  su principi di democrazia e sull'antifascismo

Ogni partito rappresentato nel CLN ebbe le sue formazioni militari partigiane, coordinate dal rispettivo rappresentante nel CLN c'erano i Comunisti, PCI; i democristiani , DC; i liberali PLI; i demolaburisti , PDL, gli azionisti , PdA, ed il Partito repubblicano che , pur restando fuori dal CLN partecipò alla Resistenza, ed alcuni gruppi di sinistra che pure preferirono non entrare nel CLN

Volendo...i principi di un  Cencio Baldazzi, la sua modestia, la sua innata nobiltà d'animo, i suoi valori, gli sopravvivono, hanno fatto parte della nostra Storia insieme a quelli dei tanti che non per conquistare il POTERE, non per danaro, non per amor di parte, ma per amore della comunità si batterono, e seppero riunirsi intorno ad un tavolo, costruendo e non distruggendo onde raccolgiere spoglie. Volendo , potremmo rileggere, cercare di capire, misurare la nostra piccineria, i nostri limiti, e riprovare, intorno ad un tavolo, a costruire.




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