Mi arriva stamattina con il caffè la mail soddisfatta di
Patri vecchia amica, figlia di un partigiano che fu anche lui con
mio padre tra i tanti che resistettero alla occupazione nazifascista
a Roma.
Pare che Alemanno abbia per ora autorizzato l’erogazione
di un contributo urgente di 12mila euro a favore del Museo storico
della Liberazione di via Tasso, che rischiava di arrivare a chiusura
nel prossimo Gennaio, questo cifra mi dice Patri, è il minimo
indispensabile per evitare intanto almeno il commissariamento e poi la chiusura, ma
è ottimista, le hanno detto che ci sono tutte le premesse per
farcela a rimettere i debiti.
Salveranno questo angolo di memoria
minacciato dal taglio ai finanziamenti causa crisi. Pare che anche
Riccardo Pacifici presidente della Comunità Ebraica romana sia
intervenuto a difesa del mantenimento del Museo sorto nei locali in
cui durante la occupazione nazifascista furono imprigionati ,
torturati ed uccisi , antifascisti ed ebrei romani nel periodo
dall'11 settembre 1943 , al 4 giugno 1944), quando venne utilizzato
come carcere dal Comando della Polizia di sicurezza.
In seguito, nel 1950, la proprietaria
dello stabile, la principessa Josepha Ruspoli in Savorgnan di
Brazzà, firmò un atto di donazione allo Stato di quattro degli
appartamenti che erano stati impiegati come carcere, perché fossero
destinati ad ospitare in via esclusiva e permanente un "Museo
storico della lotta di Liberazione in Roma".
E ci siamo passati credo tutti da
ragazzini condotti dalla scuola o dai genitori, per sapere, per
mantenere il ricordo, per essere consapevoli che nell'animo umano
possono esistere zone buie, ombre orribili che generano mostri, e
noi lo chiamiamo “il male” e si deve vegliare, stare attenti,
che può saltar fuori quell'ombra nera e proteiforme, si deve
guardare in se stessi, tenersi puliti e poi con occhi e cuore puliti,
guardarsi intorno per riconoscere il bene ed il male.
In casa mia , non mi hanno mai
nascosto nulla di quei terribili giorni, certo edulcorando il
necessario, ero una bimba quando già cominciarono a raccontare,
raccomandandomi di non dire nulla fuori di casa, medesima
raccomandazione ebbero altri bambini amici, era meglio non dire, non
raccontare, non era ancora finita in realtà, anche dopo che i
tedeschi erano andati via. Allora non capivamo.
E poi il Museo fu pronto e e
cominciammo a vedere, capire meglio, sapere di più dei giorni
terribili. Allora , magicamente gli episodi sussurrati dalle nostre
mamme di quando giovani e tremanti andavano loro a prendere il
carbone o il pane, perchè era meglio che le mamme e le nonne
restassero in casa, quelle case che spesso nascondevano intere
famiglie di rifugiati o di ebrei , e se ti perquisivano, dovevi
esser pronto, disinvolto, non apparire troppo spaventato, ma nemmeno
troppo sfrontato diceva nonna, se no sospettavano e lei raccontava di
essere in quei casi terrorizzata, le gambe tremavano, le tempie
pulsavano, e dopo stava male per giorni, donna rimasta sola con due
figlie, non era uno scherzo, eppure fece la sua parte, come molti. E
se qualcuno di là dietro la parte fittizia avesse tossito,
starnutito? Meglio che a prender il carbone andassero le ragazze,
meglio stessero fuori. E si intrecciano i ricordi tramandati, si
confondono, quelli della mia famiglia con i racconti della famiglia
di mio marito, racconti che poi alla fine sono d'avventure se vai a
vedere la cosa con un po' di fantasia: come il racconto delle
sparatorie nel mio giardino, la polizia cercava un ebreo, figlio di
in caro amico di mio padre, credo, di cui non mi verrà detto mai il
nome, ma il ricordo del quale restò nel finestrino della cantina
da cui era scappato rompendo un vetro colorato, che fu rimediato alla
meglio , colorato costava troppo, e nella ferita sul tronco della
vecchia magnolia , con la storia delicata di come il mitico Cencio
Baldazzi conobbe al confino a Ponza la moglie, narratami dai miei
suoceri, amici cari di Cencio, indimenticabile fondatore tra
l'altro del Circolo giustizia e libertà, e che ebbi modo di
conoscere a casa dei miei suoceri. Ed i suoi valori ed ideali di
giustizia, di senso del dovere verso la comunità, raccontatimi dal
mio marito che era fra i tanti affascinati da questo uomo definito
anche un ciceruacchio, che per lui soprattutto un caro amico di
famiglia, oltre che un maestro, li riscoprivo, ormai adulta, essere gli
stessi che mi tramandarono i miei ed i loro amici, per poi scoprire
che molti tratti di strada furono in comune, destini che poi si
intrecciano seguendo disegni imperscrutabili.
Diverse furono le componenti che
presero parte ad una autentica resistenza al nazifascismo, molti
erano i ricordi in comune, come in comune era la volontà di non
apparire, di non lasciarsi andare al protagonismo urlato, ma di
viverla in onestà e serenità quella vita alla quale era stato strappato un gran pezzo di giovinezza. E da quegli uomini, dal CLN
in sostanza deriva la Assemblea costituente, gli uomini che ci
dettero la Costituzione venivano dai partiti che confluirono nel
CLN , e la vollero tale che in essa si rispecchiassero quanto più
possibile le rispettive tradizioni politiche, fondandole su principi di
democrazia e sull'antifascismo
Ogni partito rappresentato nel CLN ebbe
le sue formazioni militari partigiane, coordinate dal rispettivo
rappresentante nel CLN c'erano i Comunisti, PCI; i democristiani ,
DC; i liberali PLI; i demolaburisti , PDL, gli azionisti , PdA, ed
il Partito repubblicano che , pur restando fuori dal CLN partecipò
alla Resistenza, ed alcuni gruppi di sinistra che pure preferirono
non entrare nel CLN
Volendo...i principi di un Cencio Baldazzi, la sua modestia, la sua innata nobiltà d'animo, i suoi valori, gli sopravvivono, hanno fatto parte della nostra Storia insieme a quelli dei tanti che non per conquistare il POTERE, non per danaro, non per amor di parte, ma per amore della comunità si batterono, e seppero riunirsi intorno ad un tavolo, costruendo e non distruggendo onde raccolgiere spoglie. Volendo , potremmo rileggere, cercare di capire, misurare la nostra piccineria, i nostri limiti, e riprovare, intorno ad un tavolo, a costruire.
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