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Contro la barbarie, dal blog di Alberto Capece Minutolo: ilsemplicissimus
La parola economia è un falso storico, è il risultato di una
torsione di significati avvenuta da due secoli, non dissimile da
quella a cui va incontro oggi la democrazia. Ed è anche la prima
moneta falsa del capitalismo. Quando ci si illuse di poter fondare
una dottrina economica con l’ambizione di farne una “scienza
dura” come la fisica, si dovette mostrare come le stesse regole
avessero un valore universale al di là delle culture e del tempo.
Così si impose man mano il nome di economia come sintesi di tutto
ciò che riguardava lo scambio e il mercato, mentre nel mondo antico
tutto questo andava sotto il none di crematistica e l’ oikonomìa
era l’arte di armonizzare le proprie cose, i rapporti e la
conduzione dello stato.
La questione è tutt’altro che relegata all’etimologia, ma
coinvolge il cuore della questione sociale, della
democrazia, del lavoro e del senso del’esistenza:
con l’affermaresi
della parola economia si intendeva dire qualcosa che oggi appare
finalmente e amaramente chiaro: che i rapporti di produzione e di
scambio sono l’unica realtà possibile e tutto il resto
è residuale. Che tutto compresa natura, denaro e uomini non ha altro
significato e ruolo che quello di essere merce, ancorchè tutte e le
tre cose siano il fondamento dell’esistenza stessa del concetto di
merce. Dunque tutto ciò che non concerne questa natura di scambio
non è altro che un ostacolo, un intralcio allo scambio lo
stesso: lo stato, i diritti, il significato del vivere sono lacci e
lacciuoli in questa rapace e desolante visione.
Il problema alla fine è se l’economia debba assoggettare l’uomo
o non sia che un aspetto della sua vita e vada assoggettata all’uomo.
Gli economisti, almeno quelli meno intelligenti, hanno
perfettamente ragione quando sostengono che il mercato è il
regolatore universale (un’idea – detto per inciso – nata per
analogia alle valvole regolatrici delle prime macchine a vapore). Ma
questa ragione è anche, epistemologicamente e umanamente, la
loro menzogna: i mercati autoregolano sì, ma solo i mercati. Il
resto , tutto il resto viene anzi sregolato e deformato,
impacchettato e costretto a diventare merce.
In questo primo maggio che da festa dei lavoratori è divenuta la
festa ai lavoratori, forse vale la pena rendere onore ad uno dei
grandi demistificatori della società di mercato, l’economista e
antropologo ungherese (o in senso più culturale, austroungarico)
Karl Polanyi autore de “La grande trasformazione” uscito nel ’44,
libro allo stesso tempo celebre e sconosciuto, oscurato prima dalla
battaglia tra economia di mercato ed economia marxista e dopo dalla
pervasività del pensiero unico, ma sempre in agguato dove esiste
l’onestà e l’intelligenza del dubbio. Sembra un testo
scritto apposta per l’oggi, nel tempo in cui il capitalismo
finanziarizzato, mostra gli artigli giocando al ribasso sulla dignità
e di tutto ciò che si oppone alla sua logica.
Cosa dice Polanyi? Una cosa evidente che fa parte della vita
concreta e non delle astrazioni scorrette da cui è ossessionata la
crematistica attuale: che “l’economia è
quindi inserita e coinvolta [embedded ] in istituzioni
di natura economica e non economica. La presenza di istituzioni non
economiche è di importanza decisiva”. La sostanza è che “i
rapporti interpersonali basati sul dare e sul ricevere sono
incorporati in una vasta rete di impegni sociali e politici che non
consentono agli individui di massimizzare i vantaggi economici
ottenuti in queste relazioni”. Si tratta per l’appunto di
tutto ciò che oggi si vorrebbe spazzare via.
L’antropologo e storico Polanyi osserva che al contrario di
quanto postulato dall’economia classica e assolutizzato poi da
quella neoclassica esisto diversi tipi di scambio: 1)
il mercato caratterizzato da scambi impersonali regolati da un
equivalenza numerica determinata dalla moneta ; 2)
la reciprocità che dà luogo ad uno scambio non mediato dalla
moneta tra partner o comunità che non sono
legati necessariamente da vincoli economici; 3)
la redistribuzione generata quando un
centro politico è in grado di
raccogliere risorse e distribuirle secondo
criteri definiti tra tutti i membri della società. Dunque
il cosiddetto mercato è solo un aspetto delle relazioni e non è
affatto qualcosa che rifletta una natura mono dimensionale umana. In
questo senso l’economia ridiventa oikonomia.
In essa, in questa forma ritrovata di complessità, si ritrova
l’idea di diritto universale, di classe, di interesse diverso
rispetto a quello immediato, si ritrova la speranza, l’utopia, la
crescita e persino l’affettività. Ciò che gli Adam Smith
ritenevano una forma di scambio “naturale” si rivela invece un
banale riduzionismo, un innaturale ritaglio funzionale agli interessi
delle incipienti classi dominanti. E ciò che verrà poi con la
scuola mercatista secondo cui l’economia è solo la massimizzazione
razionale delle risorse scarse per soddisfare bisogni e fini
individuali, non è che un assurdo perché postula bisogni e fini di
cui non fornisce ragioni se non il postulato della loro esistenza,
perché crea un universo di monadi che hanno finestre solo sul
mercato e alla fine si rifugia nell’orrenda tautologia che l’unico
fine del mercato è il mercato stesso.
Mi piacerebbe poter allegare in pdf tutto il testo se ciò non
andasse contro gli interessi di mercato della Einaudi ancorché
faccia parte dei bisogni individuali e collettivi di conoscenza. Ma
almeno un piccolo brano lo voglio riportare, qualcosa che pare
scritto oggi, in questo giorno di festa del lavoro che vive
l’aggressione al lavoro.
“L’autoregolazione implica che tutta la
produzione è in vendita sul mercato e che tutti i redditi derivano
da queste vendite. Di conseguenza vi sono mercati per tutti gli
elementi dell’industria, non soltanto per le merci (sempre com-
prendenti i servizi) ma anche per il lavoro, la terra e la moneta, ed
i loro prezzi vengono chiamati rispettivamente prezzi delle merci,
salari, rendita ed interesse.
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1. prima venne il verbo Scritto da colzani, il 07-05-2012 07:33 Gentile Sig. Alvaro, io credo che l'uomo nella sua forma più bassa e volgare altro non faccia che seguire le istruzioni di società ed orientamenti economici che naturalmente si sono evoluti, il capitalismo, così come il feudalesimo o le società schiaviste che lo precedettero, a mia opinione altro non sono che forme produttive che crebbero a seguito di un necessario impulso naturale ad avere di più e necessariamente essere di più. Con questo anche le forme sociali e giuridiche che lentamente si plasmarono addosso ai nuovi processi. Il capitalismo in sé è una vuota parola se sconnesso da questo binario, ancor più vuota se pensiamo a quello che oggi viene denominato tale. Abbiamo addirittura chiamato socialismo il capitalismo della Urss e della Cina di Mao. L'etica e la morale che volteggiano nell'aria in continenti diversi non cambiano però la connotazione dell'economia che globalmente nutre il pianeta. Credo che la riscoperta dell'uomo e dei "valori morali" passi attraverso una rivoluzione libera dalle scienze e dalle teorie, il nuovo Colombo navigherà alla ricerca di nuove terre dentro di sé e sbarcherà su spiagge dove incontrerà se stesso e l'infinito campo delle proprie potenzialità. Anche la moderna scienza dei quanti afferma che è l'uomo un centro dell'Universo, e così affermano i pochi governatori del mondo, e gli stessi test di laboratorio li troviamo teorizzati poi nella Bibbia, nel Corano, li abbiamo ereditati dal Buddah e nell'inpenetrabile lascito di LaoTze. Un cordiale saluto
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2. disattenzione Scritto da Marista, il 06-05-2012 09:26 Mi scuso con chi dovesse leggere il mio commento di stanotte , ci sono le solite mie disattenzioni di battitura: son giorni di forti dolore al braccio, quando arrivano lotto con la tastiera che mi diventa rigida e nemica.
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3. parole Scritto da Marista, il 06-05-2012 09:21 Caro Alvaro, eccoti finalmente, pragmatico e con i piedi saldi in terra per poi arrivare ad esprimere il sogno dei sogni: che l'uomo ritrovi in sè morale ed etica, cosa che, credo io , gli evidenzierebbero la assurdità della espansione infinita di questo piccolo mondo. Sai mi hai fatto ricordare una frase, letta non so più dove, di Ernesto Balducci che in un suo libro ( Montezuma e l'Europa, mi pare), quando rammenta l'incontro ai Caraibi di Colombo con gli indigeni , così commenta. "l'uomo incontrò se stesso e non si riconobbe" Attuale e drammatico, e penso all'Africa e non solo. Alla fine ognuno di noi qui, a suo modo, sente e crede che siamo giunti ad un momento cruciale della storia di questo mondo che si teme troppo piccolo per contenerci tutti,( cosa che a me non convince affatto ed anche in questo sono in onda con l'amico Silvio), e nessuno di noi ritiene che guerre e conflitti siano la strada giusta, noi contro gli altri non regge proprio più , nemmeno nel piccolo del Paese Italia. Etica e moralità scrivi tu lapidario ed io concordo . Carissimo, ricambio il tuo saluto che allargo ai tuoi figli, un caro abbraccio a Rosalba ... a presto, spero.
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4. Tante belle parole, ma bastano? Scritto da Alvaro, il 06-05-2012 08:08 Leggo tante belle e difficili parole, leggo di ottimisti e meno, leggo di fine del capitalismo e di inizio di socialismo democratico. Dopo aver letto mi pongo pero' delle domande, domande ingenue di uno che vorrebbe un mondo migliore ma che non crede possa accadere, e solo per colpa dell'uomo. Non e' il capitalismo che non va', e' l'uomo che gestisce l'attuale forma di capitalismo, non e' il socialismo democratico che non andrebbe, l'altro socialismo e' gia' bello che andato, e' l'uomo che gestirebbe questo cosidetto socialismo democratico, quindi? Quindi, a mio modestissimo parere, parere che e' quello della gente meno acculturata, ma forse piu' vicina alla realta' del quotidiano, alle contraddizioni della attuale vita, che va' dagli eccessi di pochi, ma mica tanto pochi, agli incredibili sacrifici di molti, ma mica tanti, l'unico colpevole e' l'uomo. Le ideologie politiche ed economiche certamente hanno valore, e molto in alcuni casi, ma l'uomo con la sua morale ne ha' di piu' e come tale deve essere considerato, e fino a quando non si iniziera' a riscoprire il valore della stessa morale e dell'etica che sono, almeno alla nascita, all'interno e nel profondo della nostra anima l'uomo non arrivera' a capo di un bel nulla. E tutto continuera' come ieri, oggi e domani fra crisi economiche, guerre e..............un affettuoso saluto cara Maria Stella a te, Federico e i tuoi figlioli. Alvaro. P.S. Sono tempi duri scusami se non mi faccio sentire, un giorno forse......
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5. verso una nuova società Scritto da Marista, il 06-05-2012 00:56 Silvio, Colzani, è un piacere leggere le vostre argomentazioni che in un certo senso mi tranquillizzano, forse perchè stemperano nella razionalità ansie e paure , che pure in questo momento esistono e non potrebbe essere altrimenti. In fondo, mi dico nei momenti di ottimismo, stiamo solo subendo una crisi "di crescita", le nuove tecnologie producono, come sempre sconvolgimenti sociali e come Colzani mi sembrasottolinei, ci sono segni di poter ragiungere, se già non la abbiamo raggiunta, come afferma Silvio, una nuova moderna forma di produzione. Tutto bello? NO, secondo me NO, perchè il progresso della tecnica e della scienza modella sì la società,ma il passaggio dal vecchio al nuovo dovrebbe essere graduale, ed anche così in passato ha mietuto le sue vittime. Oggi si vuole intervenire su di un processo vecchio quanto il mondo per accelerarlo, criminalmente insensibili anche alle sofferenze dei popoli colonizzati. Muore il capitalismo,la sua morte è nelle cose dicamo, e si vuole una morte controllata perchè i capitalisti, gli oligarchi non abbiano a perdere potere, ma se mai ne possano conquistare nuove e significative porzioni. La società va a grandi passi verso una nuova forma di socialismo, e, guarda caso, siamo al socialismo scientifico; questo a me pare passaggio obbligato: la scienza si nutre del capitale, insieme stanno ottimamente. Ma questo felice matrimonio esclude quanto più possibile un convitato: il popolo, che non è più nemmeno a parole centro della società, direi che anzi nelle nuove alchimie lo si vuole limitare, come le nuove costituzioni liberticide dimostrano. Si facilita omogeinizzzazione dei mercati e delle culture,l' appiattimento, la negazione delle identità, e così le piccole produzioni, l'artigianato si perdono insieme ai posti di lavoro e si incentiva ciò che è grande perchè il mercato ormai è grande, lo si vuole grande perchè immagino che grandi capitali si debbono e si vogliono impegnare dopo aver abbattuto il valore della forza lavoro, e lo affermo perchè nulla mai avviene per caso, tanto meno la esasperante incapacità di tecnici e politici. C'è un disegno che si intuisce perfido. Se a questo nuovo sistema si arrivasse per gradi, naturalmente, pur essendoci sofferenze e disagi, non avremmo la macelleria sociale che è in atto , ma l'ingegneria sociale imposta da pochi privilegiati visionari miete vittime di una ideologia che senbra criminale, e qui non sono ottimista come Colzani, non credo che la festa di povertà e morte sia voluta affatto per amore ed ansia di un nuovo e più giusto progresso economico, quanto piuttosto , e mi ripeto, solo per permettere ai pochi di conservare il potere e ritardare la naturale fine del capitalismo e l'evoluzione verso il socialismo democratico , nel senso più completo del termine.
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6. POST OT, SENZA CONFINI Scritto da SILVIO, il 05-05-2012 12:00 I media mainstream hanno quasi tutti pubblicato la notizia che in Giappone oggi è stato spento l'ultimo reattore nucleare in funzione (l'unità n.3 della struttura di Tomar, a nord di Hokkaido). Siccome non siamo nati ieri, comprendiamo che tale pubblicazione in massa è stata decisa per rassicurare l'opinione pubblica circa il cessato pericolo nucleare. Ma così non è, anzi...72 organizzazioni giapponesi hanno inviato una petizione urgente al Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon, chiedendogli di intervenire immediatamente per scongiurare la probabilissima minaccia di catastrofe radioattiva mondiale costituita dall'Unità 4 di Fukushima Daiichi (contenente il famigerato plutonio) che si trova in una situazione di grande instabilità. http://fukushima.greenaction-japan.org/2012/05/01/an-urgent-request-on-un-intervention-to-stabilize-the-fukushima-unit-4-spent-nuclear-fuel/ Tale petizione è stata avallata dalle testimonianze dei seguenti autorevoli personaggi: - Hiroaki Koide del “Kyoto University Nuclear Reactor Research Institute” (Japan) - Mitsuhei Murata , ex ambasciatore giapponese in Svizzera ed attuale ambasciatore nella Repubblica del Senegal ed esponente del “Global System and Ethics Society” (Japan) - Akio Matsumura, ex diplomatico presso le Nazioni Unite - Robert Alvarez Senior Scholar presso “l' Institute for Policy Studies” Washington, D.C. (USA) - Masashi Goto, famoso ingegnere nucleare giapponese.
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7. le radici delle quercie Scritto da colzani, il 05-05-2012 09:07 Grazie caro Silvio, aspetterò il suo interessante studio. Ricordo però che gli agenti del Nuovo Mondo e la occulta famiglia che guida il globo verso la successiva tappa del progresso socio-economico sono, nonostante i mezzi "poco ortodossi", gli organizzatori della libertà dell'umanità e in questo dobbiamo tuti esser ottimisti. Il mondo che verrà è un mondo libero dalle catene del capitalismo e dalle sue forme drogate di colonilismo economico, transitorio e ancora iniquo ma supremo se comparato alla forma di produzione che ci lasciamo alle spalle, alcuni lo interpretarono con il nome di socialismo scientifico taluni lo descrivono come la omogeneizzazione del mercato. Ma riflettendo sulla biologia di una Spa o sull'impalcatura sociale del moderno sistema del risparmio a interesse attraverso titoli di paesi mai visti, la irreversibile crescita delocalizzata mi viene istintivamente da rivedere l'equazione e pensare che non ci sono vie di ritorno, sbaglio? cordialmente
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8. CHIOSA PER COLZANI Scritto da SILVIO, il 05-05-2012 07:41 A breve, pubblicherò (se mi sarà concesso) le ragioni dettagliate del mio ottimismo circa il possibile riscatto futuro dei popoli vs gli oligarchi. Trattansi di ragioni “forti” e inoppugnabili, come sempre documentate. A lei (e agli altri) la libertà di condividerle o di eccepire. Ultima postilla. “But they are not the ultimate puppeteers anymore”.
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9. la paura fa satana Scritto da colzani, il 04-05-2012 14:42 caro Silvio, anch'io ho la presunzione di vedere dall'alto e non vedo buio, freddo, male o Satana essendo questi la manifestazione della non presenza dei loro opposti, la luce, il caldo, il bene o l'Universo. Non posso purtroppo immaginare che i coperchi, di qualsiasi natura essi siano, possano implementare un processo reazionario (o rivoluzionario dipende da che parte si osservi). Sono assolutamente concorde con lei però sul fatto che l'umanità DEVE prendere consapevolezza dell'immenso potenziale creativo a propria disposizione, l'infinito campo delle possibilità, la sua natura entangled con le infinite risorse dell'Universo o di Dio come lo si preferisce chiamare. Ma credo che questo sia tra i principali traguardi del grande motore che trascina l'umanità attraverso l'odierno purgatorio, gli stessi odiati agenti illuminati della transizione, se ha avuto modo di prestare attenzione alle loro finalità, hanno lo stesso nobile obiettivo. Su questi presupposti non vedo Satana ma violenti e sanguinosi parti. Noi abbiamo la fortuna ed il privilegio di assistere agli ultimi minuti della gestazione del nuovo mondo. Sta a noi indurre o ritardare, solo questo possiamo. cordialmentew
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10. SATANA FA' LE PENTOLE MA NON I COPERCHI Scritto da SILVIO, il 04-05-2012 09:48 Ma no (caro Colzani), so quello che dico. Secondo me ci sono due tipi di ottimisti: quelli irrazionali ed incoscienti (che – ad esempio – nel vecchio Far West affollarono anzitempo i cimiteri) e quelli che lo sono a ragion veduta. Siccome conosco bene me stesso, ritengo di appartenere alla seconda categoria. Una delle mie skills (perdoni l'immodestia) è quella di essermi insediato nella torre più alta quale punto di osservazione. Da tale torre osservo un nugolo di persone che si agita in preda ad un pessimismo cosmico (non sapendo che fare e come uscire dalla gabbia in cui è caduto per stupidità ed ignavia) tenuto a bada dai cani guardiani degli oligarchi (in internet, tali cani rognosi si chiamano trolls). L'ennesimo esempio è dato da un articolo odierno dell'Express britannico http://www.express.co.uk/posts/view/318045/EU-plot-to-scrap-Britain ove viene denunciata ad altissima voce la congiura Ue mirata a creare la figura di un super-dittatore non eletto, che raccolga in sé sia le funzioni del Presidente del Consiglio europeo sia quelle del Presidente della Commissione europea. Altri ennesimi esempi sono costituiti dai reiterati allarmi di molti “truth-seekers” che non si stancano mai di ammonire che dietro le quinte l'attuale sistema monetario fiat (basato sull'aria fritta) sta per essere sostituito da un nuovo sistema che indurrà il totale controllo dei popoli dalla culla alla tomba (e l'implementazione della “Cashless Society” ne è l'inequivocabile segnale). Embeh? Per quel che ci è dato sapere, Satana è il principe degli idioti malvagi. Infatti, sa costruire le pentole ma non i coperchi. Saranno proprio quei coperchi ad essere fatali a lui e ai suoi adepti. Perché l'umanità (oggi dolente) li ha già materialmente a disposizione e li userà per riscattarsi. Basterà che ne prenda consapevolezza. Ah, dimenticavo! Duecento e non più di duecento. Questi sono gli anni che trascorreranno (nel 2026) dal lontano 1826. Gli scricchiolii cominciano ad avvertirsi... Molto cordialmente,
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