Cina contro Tibet : la
Cina è un grande paese reso spiritualmente
nano da un regime totalitario che ha paura di un piccolo paese spiritualmente e culturalmente grande, e da qui la necessità da parte dei cinesi di distruggere la cultura tibetana , ma
quale è la spiegazione che giustifichi che Italiani vadano contro contro Italiani, tanto da volerne condizionare e distruggere la cultura, seppellire i ricordi e le tradizioni? Quale demone si è impadronito di una parte di noi tanto da fargli quasi odiare e comunque disprezzare il proprio paese, sino a rinnegarne le radici?
Dice il Dalai Lama in visita in questi giorni in Italia: .
«Lo spirito dei tibetani è molto resistente, ma ultimamente iniziano ad
irritarsi. Per questo è estremamente importante che il vostro sostegno
continui», ha poi sottolineato il Dalai Lama. : «La nostra è una causa giusta per milioni e milioni di
persone, da sostenere e la sua cultura deve essere preservata non solo per il
popolo tibetano, ma per l'intera comunità internazionale, perché è una cultura
di pace, compassione e non violenza».
«La comunità tibetana
- ha aggiunto Il 14esimo capo spirituale tibetano - ha un'attitudine mentale di
compassione e questa eredità culturale è di grande utilità a livello
internazionale perché può contribuire all'armonia dell'intera comunità
Certo in Italia saremo in molti, spero anzi in moltissimi a
sentirci vicini e ad attivarci per il popolo tibetano, non lo abbandoneremo .
Come potremmo? Oltre tutto possiamo capire il timore , l’apprensione e la “irritazione” per la pretesa dei comunisti cinesi che i tibetani
abbandonino ed abiurino alle proprie radici culturali, che dimentichino la propria storia ; noi anche se
non siamo perseguitati , se
ufficialmente veniamo da 50 anni di pace, in realtà in questi 50 anni abbiamo subito una
continua guerra civile subdola e strisciante, che ha escluso una grossa parte
dei cittadini da posti di lavoro, attività, aiuti, premi e riconoscimenti, nonchè da finanziamenti pubblici e che ha contenuto in se anche una sistematica
lotta alla cultura , alle abitudini, alla identità di nazione. Per chi aveva
quel minimo di lucidità per capire, non è stato facile, per niente.
Mi rendo conto che la
lotta alla cultura tibetana da parte della
Cina è feroce, e che sembra folle rapportare il Tibet all’Italia..ma
mutatis mutandis, anche l’Italia soffre perché da decenni il popolo italiano è
sottoposto ad una subdola lotta per soffocarne, distruggerne l’identità culturale e storica.
Ora
effettivamente il Tibet viene
perseguitato da un altro Paese e noi no. Ma in ultima analisi , nel dramma tibetano qualcosa di positivo c’è rispetto al nostro
dramma misconosciuto, lì sono i Cinesi, cioè
un popolo invasore, che vogliono
distruggere la cultura e l’identità di un paese minuscolo colpevole di esser culturalmente superiore e quindi avvertito come un pericolo, e questa
coscienza fa si che naturalmente si
creino in Tibet con la consapevolezza
anche gli anticorpi.
In Italia invece la consapevolezza
è mancata e manca, siamo come un corpo
gravemente malato, che non avverte di
stare male, ma il male è davvero grave: è come un cancro subdolo e nascosto che agisce nell’ombra, e quando te ne accorgi è
troppo tardi. La malattia, la lotta, è
venuta dall’interno, e se come pure alcuni dicono
c’erano degli agit prop da stati esteri, fosse anche vero, non conta
perchè non si è visto o non lo si è voluto vedere o lo si è sottovalutato o
peggio lo si è tenuto nascosto per avidità o per ” tirare a campare”.
E’ ormai evidente anche all’estero il nostro decadimento culturale; d’altra parte una scuola che non insegna, ma
indottrina, una Università distrutta dalle ideologie là dove appariva più utile intrufolarle , una lotta un odio di classe pervasivo e tenuto sempre desto e vivo , anche a costo di sparger bugie indegne, hanno prodotto il loro nefasto effetto.
Mali che si nutrirono ,specie dopo il 68, della attività spesso irresponsabile di quanti volevano cambiare e svecchiare il paese ( ce ne era bisogno) , però solo secondo le proprie idee politiche, settariamente , e magari in buona fede arrivarono ad avvalersi delle azioni dissennate degli estremisti penetrati poi nei gangli strategici della pubblica Amministrazione , nelle facoltà , tipo Lettere e Giurisprudenza, giustamente considerate utilissime al disegno di "lotta e governo", in sostanza al sogno della presa del potere definitiva da parte di chi era in realtà minoranza. E il silenzio colpevole di quanti videro, seppero e tacquero, pur avendo la autorità ed i mezzi per parlare, fu la ciliegina sulla torta . E' indubbio : certi silenzi hanno portato a grandi carriere da una parte e dall'altra hanno contribuito all'odierno sfascio.
E d'altronde è un dato di fatto, una maggioranza di italiani in questi passati decenni sono stati zitti mentre a una minoranza prepotente si è in modo miope lasciato il monopolio della cultura, e la possibilità di intrufolarsi in gangli importanti , ma poco appariscenti della Pubblica Amministrazione, dai gradini più bassi, verso gradini sempre più alti, col risultato che le opinioni ed i sentimenti di molti non emergevano, e spesso si aveva paura di
manifestare gusti e sentimenti ad arte fatti passare per minoritari in quanto non il linea, politicamente scorretti, o peggio si faceva capire chiaramente che "era pericoloso scostarsi dal politicamente corretto," io per esempio lo ho provato sulla mia pelle all'Universita negli anni 68/70 un due o tre volte negli istituti di Diritto peggio politicizzati. In realtà, diciamolo infine, affermavano che eravamo un popolo fortunato perchè eravamo liberi, ma era una enorme bugia.
Un popolo che non è libero, un popolo con un baco simile, che cultura puo' esprimere? Una cultura "politicamente corretta" che per imporsi ha bisogno di soffocare le radici e la vecchia cultura , i valori di quel popolo : una non -cultura quella che si sviluppa secondo schemi prefissati, escludendo quel che agli "eletti" non piace o meglio, non serve.
Quindi normale che ai giorni nostri il NYT possa affermare senza che possiamo smentirlo che " il
malessere degli italiani si estende anche all’arte , non ci sono più i
Fellini, i Rossellini, le Loren.
Il cinema Italiano, la sua TV,
arte, letteratura e musica raramente sono considerate all’avanguardia”.
Diciamoci la verità : dire che non siamo culturalmente all’avanguardia è un gentile ed educato eufemismo,
diciamo che spesso c’è il vuoto culturale con in sovrapiù l’imbarazzante
spettacolo di applausi, premi, tributi ed ovazioni concesse ad un ristretto e
spesso mediocre cerchio di vecchie cariatidi “col bollino rosso”, un carrozzone
simil culturale inutile e spesso pure costoso. Solo che anche così si distrugge
scientemente un popolo e la sua coscienza per potersene svendere in qualche modo risorse e ingegno, quello che puntualmente sta succedendo e che ormai è sotto gli occhi di tutti.
Ci hanno scientemente divisi, una parte odia e combatte l'altra, ne è derivata una società malata e spenta, culturalmente e spiritualmente povera. Il fatto che gli uni non portino agli altri il rispetto e che la condivisione dei fini manchi totalmente, comporta che nei siamo una società debole, siamo schiavi di una pletora di personaggi che altrove non riceverebbero tanto potere e credibilità : Banchieri, Finanzieri d'assalto, Capitalisti, Sindacalisti, raccomandati di ogni specie e grado, Lobby, fino a mafie , camorre e burocrazie .. tutti prosperano impuniti meno una fetta consistente di Italiani, esclusi a prescindere.
Questo il frutto dell'odio e delle divisioni, questa la grande differenza tra noi ed altri popoli , dovremmo prendere a esempio il grande, unito popolo tibetano che lotta per mantenere la propria identità e la propria cultura, mentre noi la nostra... l'abbiamo buttata al vento. Dovremmo ritrovare l'orgoglio di essere noi, Italiani con la sciarpa e non la kefiah, coi capelli al vento e non il velo, con la nostra cultura secolare, i nostri scrittori e poeti, tutti, senza "epurazioni di fatto" , la nostra religione, se così sentiamo, con Babbo Natale, se così ci piace, il Presepe o Gesù bambino, le nostre tradizioni, le nostre festività, insomma la nostra storia tutta e non moncata e vilipesa, e la nostra cultura dovrebbe avere un unico limite : essere rispettosa delle altre culture, delle altrui sensibilità, senza per questo annullarsi come invece alcuni ancora dissennatamente trasportati dall'odio, vorrebbero
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