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Debito pubblico: richiesta risarcimento alla classe politico burocratica per danno erariale PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
martedì 18 ottobre 2011


Parlamento e privilegi
Una iniziativa della Confesercenti

All’Ispettorato per la Funzione Pubblica, Piazza Sant’Apollonia, 14 – 00153 – Roma

Con la presente si chiede il risarcimento ai sensi dell’art. 81 del R. D. 18 novembre 1923 n. 2440 del danno erariale causato dalla classe politica italiana, che ha provocato il dissesto finanziario in cui si trova l’amministrazione pubblica nel suo complesso.

La sussistenza del danno all’erario è evidente agli occhi di tutti visto il dissesto finanziario in cui si trova il paese. Il debito pubblico è pari a circa 120% del PIL, la spesa per interessi sul debito pubblico è pari a circa 75 miliardi di euro l’anno.

 




 

La consuetudine politica, sia in tempi di recessione che in tempi di ripresa economica, è stata sempre quella di spendere più di quanto si riusciva ad incassare con le imposte. Ciò è imputabile sia ai governi che hanno formato il debito pubblico (in particolare quelli che tra il 1981 ed il 1994 hanno visto crescere il debito pubblico dal 55% al 121% del PIL), sia quelli che si sono limitati a “gestirlo”, facendolo cioè crescere in valore assoluto dai 1.057,27 miliardi di euro del 1994 ai circa 1923 miliardi attuali.

La responsabilità dell’eccessivo indebitamento e quindi del dissesto finanziario attuale va attribuita alla classe politica e burocratica nel suo complesso: tutte le amministrazioni pubbliche funzionano con l’anticipazione della spesa e con la successiva ricerca di copertura: invece di spendere “solo” quello che si è incassato con la pur elevatissima pressione fiscale, si pianificano delle spese in quantità superiore alle entrate degli anni passati e persino in quantità superiore alle pur crescenti entrate programmate per gli anni futuri, e poi si va ad aumentare la tassazione e a fare nuovo debito per coprire i buchi di bilancio. Questo meccanismo perverso di “pianificazione del dissesto finanziario” non è mai stato messo in discussione, a nessun livello amministrativo.

La responsabilità del dissesto è inoltre diffusa tra tutti i livelli amministrativi e tra tutti i centri di spesa, e ciò è dovuto alle caratteristiche del sistema politico-amministrativo italiano: la tassazione prevalentemente centralizzata e la successiva distribuzione delle risorse alle amministrazioni locali ha deresponsabilizzato gli amministratori locali, che erano anzi considerati tanto più “bravi” quanto più riuscivano ad ottenere finanziamenti pubblici per spendere sul territorio. In tal modo tutti gli amministratori locali si sono resi complici di un sistema perverso di spesa ed hanno contribuito fattivamente al dissesto finanziario.

Anche il principio della spesa storica ha contribuito ad aggravare la situazione finanziaria italiana: gli enti locali pretendevano di ricevere sempre almeno tanti finanziamenti quanti ne avevano ricevuti l’anno precedente, indipendentemente dal fatto che avessero sostenuto delle spese straordinarie. Anche questo è un principio che non è stato mai ripudiato unilateralmente dagli amministratori.

L’adeguamento passivo di tutta la classe politica e burocratica a queste regole di cattiva gestione è stata la vera causa del dissesto finanziario italiano, e quindi chiediamo che vengano chiamati al risarcimento in solido tutti coloro che hanno ed hanno avuto la responsabilità della spesa pubblica, ossia i soggetti con potere decisionale in “tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale” (art. 1 comma 2 del decr. legislativo 30 marzo 2001, n.165).

L’entità del danno può essere quantificata nell’ammontare degli interessi passivi sul debito pubblico contratto dagli amministratori, pari a 75 miliardi l’anno. Gli amministratori attuali possono essere ritenuti responsabili per l’incremento del debito pubblico degli ultimi 5 anni, pari a circa 300 miliardi di euro, i cui interessi passivi possono essere stimati indicativamente in 12 miliardi di euro l’anno.

*SEGRETARIO CONFCONTRIBUENTI



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  Commenti (1)
1. scagliare la prima pietra
Scritto da Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo , il 19-10-2011 15:20
Lei mi conosce, sono un polemico e sospettoso. Sappiamo bene chi ha creato questa finta o generata crisi economica, chi ha incentivato il debito, chi ha tratto vantaggio dalle diverse bolle e chi prenderà in mano la situazione quando tutte le torri saranno state demolite. Questa mi sembra l'ennesima (per quanto encomiabile in principio) iniziativa, come quella di Occupy WS, volta a distrarre i contribuenti. Della Luna ieri scriveva un ottimo articolo in cui mi ritrovo in parte e che incollo "1-Le lotte di popolo non hanno mai portato alla vittoria degli interessi del popolo; 
 
2-Le lotte di popolo richiedono un nemico individuabile e fisicamente aggredibile, ma i grandi finanzieri sono pochi, mobilissimi, non li puoi catturare, anche se il popolo abbatte i palazzi della BCE, della Fed, di Wall Street etc. il sistema funziona sempre, perché è immateriale, è telematico; 
 
3-Potrebbe essere, quindi, una lotta non di popolo ma super-tecnologica, di super-hackers, ma con quali possibili esiti?; 
 
4-Quand’anche si catturassero i grandi finanzieri che ora manovrano le leve – i Rothschild, i Rockefeller, i Warburg, i Lazard, i Moses, il Soros – e li si uccidesse tutti, non cambierebbe nulla, perché il loro modo distruttivo e anti-umano di fare finanza è e rimane la cosa che, al mondo, dà il massimo di guadagno e il massimo di potere insieme; perciò, se non la fanno più essi, la faranno altri: l’opportunità di sfruttare e dominare crea sfruttatori e dominatori. 
 
Rassegnatevi, o voi indignados e desperados: la finanza distruttiva è il limite alla specie umana. La via della lotta di classe è un vicolo cieco, pertanto. Non sblocca la situazione. Uno sblocco può forse venire da un altro fattore – e pregate quindi affinché avvenga." 
 
 
Chiediamo i danni alla classe politica (quale?) per i danni causati, i quali procurano alle banche internazionali oltre 80 miliardi di profitti all'anno derivati dall'usura. Nessuno osa invitare le formichine a ritirare i propri risparmi dalle banche o a non pagar le tasse. Nel primo caso, come da lei celermente riportato, si viene arrestati e presentati ai media come evasori (chi ha il conto in banca può evadere?), nel secondo caso, come accade oggi sui canali televisivi, si viene paragonati ai pidocchi, alle zecche o altri parassiti e buttati nella fornace di Esatri. 
L'unico parassita dell'uomo è colui che si alimenta attraverso l'usura e la creazione del denaro dal nulla. 
 
cordialità

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