Vi riporto qui di sana pianta un articolo tratto da uno dei più bei siti di controinformazione, un sito da tenere sempre presente, i fatti vi trovano posto, le ideepossono piacere o meno, esser condivise o meno, ma sono "intellettualmente oneste" e con due qualità rare: Il buon senso- e soprattutto l'interesse autentico verso i lavoratori meno protetti o peggio "male protetti"
leggerlo può fare del bene a tutti
http://www.ciardullidomenico.it/
L'ASSESSORA BELVISO, SCESA A PARLARE CON GLI
OPERATORI, INDOTTA DA ALCUNE CONTESTAZIONI DELLA PLATEA A RISALIRE IN UFFICIO.
Roma 22 luglio 2008 - Ore 10.30, tutto perfettamente controllato all'assemblea
generale dei sindacati confederali che stranamente aveva poco di assemblea e
molto di manifestazione politica. Inanzitutto la prima stranezza è che
essa sia stata convocata sul marciapiede di via Manzoni 16, invece che in
una sala dell'assessorato come nei 15 anni precedenti. Seconda stranezza è che
sul marciapiede di via Manzoni 16 sia stata fatta una serie di interventi
unilaterali da parte della dirigenza sindacale e di alcuni amministratori di
cooperative, piuttosto che una vera assemblea di operatori. Di fronte alle
proteste di alcuni partecipanti sull'impossibilità di parlare al megafono, solo
dopo diverso tempo, sono stati aperti gli interventi, ma hanno parlato solo in 5
(operatori (?) ) per richiudere subito il megafono col pretesto dell'attesa di
comunicazioni da parte della delegazione ricevuta dall'assessora Belviso.
Un'ora e mezzo dopo, l'assessora Belviso, con una mossa
che spiazzava la delegazione confederale, si rendeva disponibile a dialogare con
tutti i partecipanti all'assemblea sit-in ed ha invitato coloro che stavano al
sole in strada ad entrare nella sala Rosi per interloquire direttamente. Ma, una
volta dentro la sala, ci
hanno pensato subito alcuni "contestatori", posizionati in mezzo alla platea, a
non far parlare l'assessora.
Forse la Belviso avrebbe voluto comunicare
direttamente con i lavoratori per evitare ogni possibile distorsione delle
informazioni da parte dei filtri di rappresentanza sindacale ma, a quanto
sembra, gli operatori (se c'erano) forse non hanno capito, nè l'apparato
sindacale ha accettato questa mossa della Belviso di bypass. Grazie alle avanguardie
militanti infiltrate in platea, l'assessora è stata indotta a rinunciare
all'intervento e risalire nel suo ufficio. E ogni intervento dalla platea che dissentisse
dalla linea
ufficiale di "demonizzazione" dell'assessora "che si sarebbe sottratta
al confronto" è stato abilmente soffocato. Una
vera e propria blindatura dei microfoni (e del megafono prima all'esterno) e di
disturbo scientifico degli interventi non omologati, tipico delle maestranze confederali.
Che depressione! Forse quanto aveva da dire l'assessore
avrebbe potuto chiarire le idee a molti ma non è stato possibile ascoltarla.
Chissà se la gente, convocata in quel luogo per un'assemblea, si è accorta che
assemblea vera non c'è stata. Chissà se si è accorta che la questione delle fatture
non pagate alla cooperative non è affatto chiara, vista la posizione di
cooperative e
centrali cooperative di indirizzo diverso da quello dei sindacati. Visti i
misteri di municipi più efficienti e municipi che non pagano. Considerato anche che la
delegazione delle associazioni che lavorano nei progetti 285 e che hanno
protestato dentro la Fontana di Trevi hanno ottenuto impegni precisi negli incontri con l'assessora Belviso
per pagamenti fermi al novembre 2007, ben prima, quindi, dell'insediamento
dell'attuale giunta capitolina.
Chissà se i contrattisti a progetto, che sono centinaia di
centinaia, sanno che il loro "caporale" che li sfrutta è la cooperativa, e non il
Comune di Roma, e che stare in piazza per velocizzare i pagamenti
alle cooperative, quando le stesse cooperative non si lamentano, è un paradosso grottesco.
Chissà se i lavoratori sanno che la loro condizione di
sfruttati e sottopagati, ormai ventennale, con contratti collettivi da terzo
mondo, scaduti da anni, non dipende dal colore di una giunta comunale ma da un
sistema di collusione trasversale in cui ci sono partiti e sindacati.
Quello che si è visto oggi nella sala Rosi
dell'Assessorato alle Politiche Sociali è stata una vera e propria "piece
teatrale" dove gli attori, pochi e potenti, non hanno rivelato al loro pubblico
le finalità sottese all'iniziativa. Da quanto si è visto oggi, gli obiettivi
veri non sembrano essere tanto
i pagamenti delle fatture (che comunque stanno per essere sbloccate
completamente) ma la riconquista del potere perduto con le ultime elezioni
attraverso il percorso non dichiarato di costruzione dell'"autunno caldo" e dello
sciopero generale.
Un progetto politico dove, probabilmente, servono molte pedine
obbedienti e acritiche e dove serve esasperare gli animi delle categorie più
disagiate per coinvolgerle in questo "autunno caldo", dando a queste anime
la pia illusione che il miglioramento del loro futuro lavorativo passa attraverso il
ritorno di "Cicciobello" o di "Topo gigio".
(ARTICOLO PUBBLICATO SU
OSSERVATORIO SULLA LEGALITA' )
Domenico Ciardulli
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