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Di D. Ciardulli: operatori sociali ostaggio di sindacati e partiti? PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
giovedì 24 luglio 2008

Vi riporto qui di sana pianta un articolo tratto da uno dei più bei siti di controinformazione, un sito da tenere sempre presente, i fatti vi trovano posto, le ideepossono piacere o meno, esser condivise o meno, ma sono "intellettualmente oneste" e con due qualità rare: Il buon senso- e soprattutto  l'interesse autentico verso i  lavoratori meno protetti o peggio "male protetti"


 

leggerlo può fare del bene a tutti

http://www.ciardullidomenico.it/

 

 

L'ASSESSORA BELVISO, SCESA A PARLARE CON GLI OPERATORI, INDOTTA DA ALCUNE CONTESTAZIONI DELLA PLATEA A RISALIRE IN UFFICIO.

Roma 22 luglio 2008 - Ore 10.30, tutto perfettamente controllato all'assemblea generale dei sindacati confederali che stranamente aveva poco di assemblea e molto di manifestazione politica.  Inanzitutto la prima stranezza è che essa sia  stata convocata sul marciapiede di via Manzoni 16, invece che in una sala dell'assessorato come nei 15 anni precedenti. Seconda stranezza è che sul marciapiede di via Manzoni 16 sia stata fatta una serie di interventi unilaterali da parte della dirigenza sindacale e di alcuni amministratori di cooperative, piuttosto che una vera assemblea di operatori. Di fronte alle proteste di alcuni partecipanti sull'impossibilità di parlare al megafono, solo dopo diverso tempo, sono stati aperti gli interventi, ma hanno parlato solo in 5 (operatori (?) ) per richiudere subito il megafono col pretesto dell'attesa di comunicazioni da parte della delegazione ricevuta dall'assessora Belviso.


Un'ora e mezzo dopo, l'assessora Belviso, con una mossa che spiazzava la delegazione confederale, si rendeva disponibile a dialogare con tutti i partecipanti all'assemblea sit-in ed ha invitato coloro che stavano al sole in strada ad entrare nella sala Rosi per interloquire direttamente. Ma, una volta dentro la sala, ci hanno pensato subito alcuni "contestatori", posizionati in mezzo alla platea, a non far parlare l'assessora.

Forse la Belviso avrebbe voluto comunicare direttamente con i lavoratori per evitare ogni possibile  distorsione delle informazioni da parte dei filtri di rappresentanza sindacale ma, a quanto sembra, gli operatori (se c'erano) forse non hanno capito,  nè l'apparato sindacale ha accettato questa mossa della Belviso di bypass. Grazie alle avanguardie militanti infiltrate in platea, l'assessora è stata indotta a rinunciare all'intervento e risalire nel suo ufficio.  E ogni intervento dalla platea che dissentisse dalla linea ufficiale di "demonizzazione" dell'assessora "che si sarebbe sottratta al confronto" è stato abilmente soffocato. Una vera e propria blindatura dei microfoni (e del megafono prima all'esterno) e di disturbo scientifico degli interventi non omologati,  tipico delle maestranze confederali.

Che depressione! Forse quanto aveva da dire l'assessore avrebbe potuto chiarire le idee a molti ma non è stato possibile ascoltarla. Chissà se la gente, convocata in quel luogo per un'assemblea, si è accorta che assemblea vera non c'è stata. Chissà se si è accorta che la questione delle fatture non pagate alla cooperative non è affatto chiara, vista la posizione di cooperative e centrali cooperative di indirizzo diverso da quello dei sindacati. Visti i misteri di municipi più efficienti e municipi che non pagano. Considerato anche che la delegazione delle associazioni che lavorano nei progetti 285 e che hanno protestato dentro la Fontana di Trevi hanno ottenuto impegni precisi negli incontri con l'assessora Belviso per pagamenti fermi al novembre 2007, ben prima, quindi, dell'insediamento dell'attuale giunta capitolina.

Chissà se i contrattisti a progetto, che sono centinaia di centinaia, sanno che il loro "caporale" che li sfrutta è la cooperativa, e non il Comune di Roma, e che stare in piazza per velocizzare i pagamenti alle cooperative, quando le stesse cooperative non si lamentano, è un paradosso grottesco.

Chissà se i lavoratori sanno che la loro condizione di sfruttati e sottopagati, ormai ventennale, con contratti collettivi da terzo mondo, scaduti da anni, non dipende dal colore di una giunta comunale ma da un sistema di collusione trasversale in cui ci sono partiti e sindacati.

Quello che si è visto oggi nella sala Rosi dell'Assessorato alle Politiche Sociali è stata una vera e propria "piece teatrale" dove gli attori, pochi e potenti, non hanno rivelato al loro pubblico le finalità sottese all'iniziativa. Da quanto si è visto oggi, gli obiettivi veri non sembrano essere tanto i pagamenti delle fatture (che comunque stanno per essere sbloccate completamente)  ma la riconquista del potere perduto con le ultime elezioni attraverso il percorso non dichiarato di costruzione dell'"autunno caldo" e dello sciopero generale.

Un progetto politico dove, probabilmente, servono molte pedine obbedienti e acritiche e dove serve esasperare gli animi delle categorie più disagiate per coinvolgerle in questo "autunno caldo", dando a queste anime la pia illusione che il miglioramento del loro futuro lavorativo passa attraverso il ritorno di  "Cicciobello" o di  "Topo gigio".      (ARTICOLO PUBBLICATO SU OSSERVATORIO SULLA LEGALITA'  )

Domenico Ciardulli

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