Ho fatto un sogno strano, ho sognato Diogene di Sinope (413
a.C. - 324
a.C.) che con
la sua lampada vagava per le vie della mia ridente Santa Marinella
appoggiandosi ad un lungo bastone, curvo e un po’ male in arnese a dire il
vero. Sembrava portare la lampada a
fatica, ed io me ne angustiavo alquanto.
Qualcuno che dovesse leggermi si chiederà che mai ci “
azzecca” di questi tempi la episodica
riguardante il buon filosofo Diogene, ma
il sogno era significativo e non
poco, anche se ci ho messo del tempo a capirlo.
Gli episodi più noti che riguardano il filosofo cinico ce lo mostrano
appunto, vagolare con la sua lampada, lacero e straniato dagli altri a ricerca
di un qualcosa di misterioso, e quando gliene chiedevano spiegazione pare che
conciso rispondesse “ Cerco l’uomo” ( alludeva all’uomo ideale di Platone )
Questo sogno mi ha
fatto tornare in mente racconti “dotti” di mio padre, che amava raccontare a me bambina del filosofo che abitava in una botte, girava
con una lampada simbolo della ragione che illumina, e rispondeva a tu per tu al
Grande Alessandro che gli chiedeva rispettoso se potesse far qualcosa per lui :
“
Si, spostati che mi fai ombra”. Ricordo che
mio padre accompagnava questi racconti mostrandomi le riproduzioni di alcune acqueforti del Castiglione, artista del 600. In particolare mi è rimasta impressa una illustrazione che
rappresentava Diogene con la Lampada che cercava un uomo onesto, e mi affascinava l’idea dell’uomo saggio che in solitudine ricercava la Verità e la Conoscenza per sconfiggere la
ignoranza, aiutato da un bastone e da una lampada, mio padre deve aver battuto
molto sull’argomento, il libro non lo trovo più purtroppo.
I ricordi si
confondono, ma l’impressione mi è rimasta profonda se in un momento per il nostro Paese tanto privo di vera
conoscenza, intriso di ignoranza e attrazione per istinti materiali, povero di etica e di alte aspirazioni, ho sognato
il vecchio Diogene.
Mi piace immaginare un Diogene dei
nostri giorni che va alla ricerca dell’uomo, della “idea dell’uomo”, certo di
trovare, nonostante l’aiuto dell’intelletto, solo uomini comuni, afflitti dai
mali e dalle manchevolezze di questi. E mi
vien da pensare a quanti ne troverebbe di questi omarini innalzati ad
alte vette, troneggiare sugli altri tronfi e potenti, inconsapevoli di esser niente altro che “comuni omarini” che indifferenti e sordi,
dopo aver ridotti gli Italiani a niente
altro che sudditi, e quindi non più compiutamente Uomini Liberi, deridendoli
spesso nelle loro difficoltà, come è accaduto ai nostri figli, abbandonandoli
nella miseria indotta dalle scelte sbagliate dei potenti, come per i nostri
vecchi ed i nostri disabili, continuano ad accumulare potere e danaro che non
arriveranno a spendere in una vita, convinti di essere i vincitori della
Lotteria Italia, e che questo permetta loro anche di distruggere un
Paese, le sue tradizioni, i suoi beni, la sua cultura, i suoi ricordi finanche,
manipolati e negati per interessi
inconfessabili.
Poi associo il concetto delle lobby dei
vincitori della infame lotteria al ricordo di quel che intuì un illustre
scrittore del 900, e che non mi era ben
chiaro fino a qualche tempo fa “... il valore umano dei vinti è superiore a quello
dei vincitori.”
E valuto il valore degli Italiani, dei nostri giovani, con la loro strada sempre in salita, degli operai sottopagati, invecchiati anzitempo o peggio uccisi dal lavoro insicuro; delle tante vittime della
malasanità italiana; dei milioni di persone cui con un cavillo funzionari rapaci riescono a
scippare la pensione pagata con anni di lavoro; valuto il valore di quelli che, fidando nel
bancario amico, sono stati buttati scientemente sul
lastrico; penso al valore delle madri che hanno perso i figli, vittime della
droga e di quel che dietro questa ruota; penso al valore di quei malati
abbandonati nelle corsie di un pronto soccorso , che per dodici e più ore aspettano su una
sedia una visita e magari nell'attesa muoiono, tolti prematuramente ai loro affetti; penso a quelli che muoiono di cancro grazie
all’inquinamento dei rifiuti di Napoli, senza che i responsabili neanche provino
vergogna; a quelli che stanno a contatto dell’amianto perchè è troppo costoso
rimuoverlo e non importa niente a nessuno; penso a proposito di amianto, a una persona a me vicina, un gran lavoratore, a cui un magistrato ha sentenziato
: “ fin ora chi è stato decenni a
contatto dell’amianto, veniva in qualche modo risarcito, ma io ho fatto un mio
ragionamento, non sembra giusto che
l’Istituto ( soggetto forte e colpevole
) paghi tanto, ora basta , tu e i quattro gatti restanti non verrete risarciti, bisognerà limitare, comincio da voi, tiè..." e
allora perchè c’è scritto da qualche parte che la legge è uguale per tutti? E penso alle vittime
del terrorismo, alla insicurezza in cui ci tengono, alle mille bugie, alle crudeli mille soperchierie ed agli abusi che vedo, e
so che davvero certi omarini tronfi e potenti, valgono meno che niente e che aveva ragione Diogene : tu per me, potente omarino di turno puoi solo fare una cosa : scostati,
che mi fai ombra. Però il bastone di Diogene lo userei volentieri, virtuali bastonate che potessero finalmente soffocare quegli istinti materiali che impediscono che gli omarini diventino uomini infine, e che arrivino a capire il male che fanno e la stupida inutilità dei loro comportamenti: alla fine di tanto danaro, di tanto potere, cosa resterà ?
Che Dio ci sia o no, che ci credano o no, dovranno affrontare quel supremo attimo in cui passerà davanti ai loro occhi tutta la vita, un attimo terribile, in cui ho visto uomini creduti forti tremare, ridotti a bimbi spaventati, tanto più spaventati quanto più erano stati miseri in vita : vinti ed annientati dalla verità , dall'enorme peso della inutilità di tutta una vita che li schiaccerà nel momento supremo, quando passerà la "livella"
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