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Eluana non verrà più nutrita: parlano Jannacci, Sgarbi, Franca Rame, Foa, G. Francescato
Scritto da Marista Urru
venerdì 06 febbraio 2009
Enzo Jannacci
In una intervista al Corriere tra l'altro dice:
«La vita è importante anche quando è inerme e indifesa. Fosse mio figlio mi basterebbe un battito di ciglio»
MILANO - Ci vorrebbe una carezza del Nazareno» dice a un certo punto, e non è per niente una frase buttata lì, nella sua voce non c'è nemmeno un filo dell'ironia che da cinquant'anni rende inconfondibili le sue canzoni. Di fronte a Eluana e a chi è nelle sue condizioni — «persone vive solo in apparenza, ma vive » — Enzo Jannacci, «ateo laico molto imprudente», invoca il Cristo perché lui, come medico, si sente soltanto di alzare le braccia: «Non staccherei mai una spina e mai sospenderei l'alimentazione a un paziente: interrompere una vita è allucinante e bestiale».
Ma una volta che il cervello non reagisce più, l'attesa non rischia di essere inutile?
«Piano, piano... inutile? Cervello morto? Si usano queste espressioni troppo alla leggera. Se si trattasse di mio figlio basterebbe un solo battito delle ciglia a farmelo sentire vivo. Non sopporterei l'idea di non potergli più stare accanto».
Sono considerazioni di un genitore o di un medico?
«Io da medico ragiono esattamente così: la vita è sempre importante, non soltanto quando è attraente ed emozionante, ma anche se si presenta inerme e indifesa. L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque. Decidere di interromperla in un ospedale non è come fare una tracheotomia...».
…. Se il Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua carezza».
….. Da una parte la fede, per cui chi crede non può accettare che sia
l'uomo a interrompere la vita. Omicidio di Stato: così da questo punto
di vista può essere interpretata la decisione del tribunale che è una
sentenza di morte. Il tribunale ha condannato a morte Eluana, al di là
delle valutazioni mediche. E, in via di principio, ciò non è
accettabile perché la nostra costituzione non prevede la pena di morte
ordinata da un tribunale (che è cosa diversa da una morte stabilita per
ragioni sanitarie. Profonda differenza come quella tra un tribunale e
un ospedale). In una diversa luce non è morte ma fine di una sofferenza
rispetto a una guarigione impossibile. Ma chi ha fede crede nei
miracoli e non può escludere che ciò che non è accaduto attraverso le
cure mediche possa accadere per l'intervento del Signore.
Dall'altra parte, la ragione. I miracoli non esistono, la scienza non
legittima speranze; Eluana non potrà risvegliarsi. È vero, allo stato
attuale delle conoscenze, rispetto alle quali soltanto un miracolo
potrebbe cambiare la situazione, ma tutti sappiamo che la scienza si
evolve e che ciò che non è possibile oggi potrà, con la ricerca, essere
possibile domani. Dunque il tempo non favorisce il miracolo ma
semplicemente l'evoluzione delle cure che potrebbero consentire, tra
tre anni, quello che oggi non appare possibile. La scienza, proprio in
nome della ragione avanza e trova nuove risposte e nuovi rimedi al
male, e nessuno può escludere che si possa trovare una cura fino a oggi
non conosciuta. Così le ragioni della fede e le ragioni della ragione
non appaiono opposte e contrastanti, ma possono consentire quello che
la morte impedirebbe per sempre. Chi crede in Dio spera nel miracolo,
chi crede nella scienza non può porle limiti. Ecco perché il tribunale
del popolo ha torto e lo Stato può concedere la grazia a Eluana, anche
contro il desiderio del padre.
1) Povera Eluana Englaro
Sono sbalordita, sconfortata, per quello che sta capitando a Eluana. È
un momento nero. Mi sembra che ci agitiamo come tante marionette,
mentre i fili vengono mossi dagli altri.
2) L’ingerenza della Chiesa
Vi pare possibile che a decidere su queste questioni, sulla vita delle famiglie siano i preti? Loro che non hanno figli.
3) Una legge popolare
Non ci credo più. Ne sono state proposte tante, ma senza un appoggio
politico in Parlamento non si riuscirà mai ad approvare. E il Pd si
dovrebbe svegliare un po’. Io quando ero in Parlamento ci ho provato,
ma inutilmente.
4) Una lettera a Silvio
Forse l’unica cosa che ci resta da fare è scrivere una lettera a Silvio
Berlusconi: «Stai per fare un decreto legge su una questione così
delicata. Ma pensa se ci fosse tuo figlio, il più piccolo, al posto di
Eluana. Ti comporteresti lo stesso così?»
5) Una serata
Mobilitarsi per ottenere qualcosa è un compito molto difficile. Anche
il mio appello «Eluana è anche nostra figlia», dopo aver raccolto
migliaia di firme, è caduto nel vuoto. Ma c’è sempre il tempo per fare
qualcosa. Magari una rivoluzione...
06 febbraio 2009
Ho seguito con crescente turbamento le polemiche sulla vicenda di
Eluana. Chiunque abbia provato che cosa significhi assistere un proprio
caro che ha subito danni al cervello, non può che provare una
struggente solidarietà con il padre di Eluana. Questo è un dramma
intimo, straziante, che richiede raccoglimento e invece è diventato il
tema di una battaglia furibonda da entrambi gli schieramenti.
Riporta quindi le parole dell'Arcivescovo Giuseppe Casale ponendosi la
domanda se non abbia ragione l’arcivescovo che dice tra l'altro:
«...Mi sento vicinissimo a papà Peppino. Quella di Eluana non è più
vita, porre termine al suo calvario è un atto di misericordia». «Non è
tollerabile accanirsi ancora nè proseguire questo stucchevole can can.
C’è poco da dire: l’alimentazione e l’idratazione artificiali sono
assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta a nessun
beneficio può essere legittimamente interrotta»...
E ancora: Si è creato il ’caso Englaro agitando lo spettro
dell’eutanasia, ma qui non si tratta di eutanasia. Alla fine anche
Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere con interventi
terapeutici inutili. Vedo quasi il gusto di accanirsi su una persona
chiusa nella sua sofferenza irreversibile. Una vita senza relazioni,
alimentata artificialmente non è vita. Come cattolici dovremmo
interrompere tutto questo clamore e dovremmo essere più sereni
affinchè la sorte di Eluana possa svilupparsi naturalmente -
aggiunge monsignor Casale ... I trattamenti medici cui è stata
sottoposta non possono prolungare una vera vita, ma solo un calvario
disumano. È giusto lasciarla andare nelle mani di Dio.»
Ciao Eluana,
mentre ti scrivo ho di fronte a me pile di giornali che parlano di te,
di ogni metro che ti hanno fatto percorrere in questi giorni e di tutti
coloro che sanno cosa è giusto per te. Già…Cosa è giusto per te? Non lo
so Eluana. Non lo so perché non ti conosco ora e non ti conoscevo
prima, quando eri un “purosangue della vita” come ha sempre detto tuo
papà Beppino. Io non so che cosa si sente e cosa si prova quando si è
nel tuo stato, non so e i dubbi vedendo i tuoi splendidi occhioni scuri
si attanagliano al cuore come macigni. So solo che tutto questo clamore
inotorno a te e intorno ai tuoi cari, in una vicenda così intima e
brutalmente data in pasto ai media, vìola il tuo dramma e quello di chi
ti ama e ti amerà. Io non sono nessuno per dire cosa è giusto o
sbagliato fare, non sono né un medico nè un legislatore, ma una cosa la
so e la dico a gran voce: basta! Basta con questa gogna mediatica,
basta con le interviste a chiunque ti sia passato anche solo a fianco,
basta con questa messa in scena di giornali e televisioni che
costringono il lettore/ascoltatore ad un secondo caso Vermicino. Ho
ancora in testa la voce flebile di Alfredino, il protagonista
involontario di quell’atroce prima diretta no-stop di oltre 18 ore
dedicata al salvataggio mai riuscito di questo bambino di 6 anni caduto
dentro un pozzo. L’accanimento mediatico di allora fu a dir poco
umiliante e imbarazzante di fronte al dolore dei genitori e dei
familiari del piccolo Alfredino. Oggi questo ben poco avvincente modo
di far notizia è dedicato alla tua storia cara Eluana, pure tu, come
Alfredino, protagonista involontaria della storia di questo strampalato
Paese.
Ti mando una carezza, cara Eluana, una carezza e un bacio. Ma anche un
augurio: che ti lascino ai tuoi affetti e spengano i riflettori. Se tu
fossi stata in te, per quel poco che ho capito dalle parole di tuo
padre, li avresti già mandati tutti al quel paese!