Siamo abbastanza sobri noi europei?
Nessuno lo sa con certezza, ma i segnali son nefasti. Hanno tagliato
pensioni, stipendi, sanità, scuola, lavoro, diritto al godimento
della propria casa, si preparano a imporci nuovi sacrifici ( o
forse son ruberie? ), ma abbiamo una gran soddisfazione, noi pezzi di
fessi di contribuenti europei abbiamo dato fin ora 4 trilioni di euro
spesi o impegnati nella Ue al fine di salvare gli enti finanziari:
parola di José Manuel Barroso, e se lo dice lui gli dobbiamo
credere. Ci hanno tolto ( o estorto ? ) molto, ma non
basterà.
I signori ( si fa per dire) della finanza hanno buttato a mare cifre da capogiro, ed hanno evaso, ora vogliono che paghiamo NOI!
Sta di fatto che banche e speculatori
stavolta l'hanno fatta davvero fuori dal vaso con l'aiuto dei governi
( che i signori della moneta si preparano a scaricare , il loro motto è : usa e getta )
Grecia ed Italia sono un laboratorio,
commissariando Grecia ed Italia hanno messo loro rappresentanti al
potere, pedine importanti per la futura governance della finanza, un
sogno a lungo accarezzato e coltivato. Si faranno aiutare ancora un
po' dai Parlamenti corrotti e beoti, colmi di parlamentari che
cazzeggiano , fingono di litigare, tremano, debbono tener le
poltrone senza poter promettere niente e cercando di fare i salti
mortali per non fare capire al popolo che la loro stagione è finita,
nemmeno più maschere del potere, ma marionette inanimate e
facilmente eliminabili. Poverini, cercano di tenere occupate le
pagine dei giornali sperando di raccattare tifosi o speranzosi di un
aiutino.. il tontolone che ti apostrofa: " sai se diventa
assessore il nipote di.. ci saranno disponibili almeno 10 posti di
lavoro .. "(ma i sogni muoiono all'alba del giorno dopo le
elezioni), non manca mai e la situazione è drammatica, ci si
attacca alle speranze quanto e più di prima, invece di prenderli a
calci e via, tanto per sfogarci un po'. Credo che anche negli altri
Paesi, non stiano messi meglio di noi, vista l'entità del prelievo
forzoso imposto fin ora: 4 trilioni di euro!!
Ma come hanno fatto?
Lo spiega bene in modo comprensibile a
tutti Luciano Gallino, e ve lo riporto riprendendo parte di un
articolo comparso su Repubblica, siamo alla Finanza Ombra
FINANZA OMBRA
Il 20
luglio la Camera ha approvato il “Patto fiscale”, trattato Ue che
impone di ridurre il debito
pubblico al 60% del Pil in vent’anni. Comporterà per l’Italia
una riduzione del debito di una cinquantina di miliardi l’anno, dal
2013 al 2032. Una cifra mostruosa che lascia aperte due sole
possibilità: o il patto non viene rispettato, o condanna il Paese a
una generazione di povertà. Approvando senza un minimo di
discussione il testo, la maggioranza parlamentare ha però fatto
anche di peggio. Ha impresso il sigillo della massima istituzione
della democrazia a una interpretazione del tutto errata della
crisi iniziata nel 2007, quella della vulgata che vede le sue
cause nell’eccesso di spesa dello Stato, soprattutto della spesa
sociale. In realtà le cause della crisi
sono da ricercarsi nel sistema finanziario, cosa di cui nessuno
dubitava sino agli inizi del 2010.
Da quel momento in poi ha avuto
inizio l’operazione che un analista tedesco ha definito il
più grande successo di relazioni pubbliche di tutti i tempi:
la crisi nata
dalle banche è stata mascherata da crisi del debito pubblico. In
sintesi la crisi è nata dal fatto che le banche Ue (come si
continuano a chiamare, benché molte siano conglomerati finanziari
formati da centinaia di società, tra le quali vi sono anche delle
banche) sono gravate da una montagna di debiti e di crediti, di cui
nessuno riesce a stabilire l’esatto ammontare né il rischio di
insolvenza.
Ciò avviene perché al pari delle
consorelle Usa esse hanno creato, con l’aiuto dei governi e
della legislazione, una gigantesca “finanza ombra”,
un sistema finanziario parallelo i cui attivi e passivi non sono
registrati in bilancio, per cui nessuno riesce a capire dove
esattamente siano collocati né a misurarne il valore.
La “finanza ombra”
è formata da varie entità che operano
come banche senza esserlo. Molti sono fondi:
monetari, speculativi, di investimento, immobiliari.
Il maggior pilastro di essa sono
però le società di scopo create dalle banche stesse,
chiamate Veicoli di investimento strutturato (acronimo Siv) o Veicoli
per scopi speciali (Spv) e simili. Il nome di veicoli è quanto mai
appropriato, perché essi servono anzitutto a trasportare fuori
bilancio i crediti concessi da una banca, in modo che essa possa
immediatamente concederne altri per ricavarne un utile. Infatti,
quando una banca concede un prestito, deve versare una quota a titolo
di riserva alla banca centrale (la Bce per i paesi Ue). Accade però
che se continua a concedere prestiti, ad un certo punto le mancano i
capitali da versare come riserva. Ecco allora la grande trovata: i
crediti vengono trasformati in un titolo commerciale, venduti in tale
forma a un Siv creato dalla stessa banca, e tolti dal bilancio. Con
ciò la banca può ricominciare a concedere prestiti, oltre a
incassare subito l’ammontare dei prestiti concessi, invece di
aspettare anni come avviene ad esempio con un mutuo.
Mediante tale dispositivo,
riprodotto in centinaia di esemplari dalle maggiori banche Usa
e Ue, spesso collocati in paradisi fiscali, esse
hanno concesso a famiglie, imprese ed enti finanziari trilioni di
dollari e di euro che le loro riserve, o il loro capitale proprio,
non avrebbero mai permesso loro di concedere. Creando così rischi
gravi per l’intero sistema finanziario. I Siv o Spv presentano
infatti vari inconvenienti. Anzitutto, mentre gestiscono decine di
miliardi, comprando crediti dalle banche e rivendendoli in forma
strutturata a investitori istituzionali, hanno una consistenza
economica ed organizzativa irrisoria. Come notavano già nel 2006 due
economisti americani, G. B. Gorton e N. S. Souleles, «i Spv sono
essenzialmente società robot che non hanno dipendenti, non prendono
decisioni economiche di rilievo, né hanno una collocazione fisica».
Uno dei casi esemplari citati nella
letteratura sulla “finanza ombra” è il Rhineland Funding, un Spv
creato dalla banca tedesca Ikb, che nel 2007 aveva un capitale
proprio di 500 (cinquecento) dollari e gestiva un portafoglio di
crediti cartolarizzati di 13 miliardi di euro. L’esilità
strutturale dei Siv o Spv comporta che la separazione categorica tra
responsabilità della banca sponsor, che dovrebbe essere totale, sia
in realtà insostenibile. A ciò si aggiunge il problema della
disparità dei periodi di scadenza dei titoli comprati dalla banca
sponsor e di quelli emessi dal veicolo per finanziare l’acquisto.
Se i primi, per dire, hanno una scadenza media di 5 anni, ed i
secondi una di 60 giorni, il veicolo interessato deve infallibilmente
rinnovare i prestiti contratti, cioè i titoli emessi, per trenta
volte di seguito. In gran numero di casi, dal 2007 in poi, tale
acrobazia non è riuscita, ed i debiti di miliardi dei Siv sono
risaliti con estrema rapidità alle banche sponsor.
La “finanza ombra” è stata una
delle cause determinanti della crisi
finanziaria esplosa nel 2007. In Usa essa è discussa e
studiata fin dall’estate di quell’anno. Nella Ue sembrano essersi
svegliati pochi mesi fa. Un rapporto del Financial
Stability Board dell’ottobre 2011 stimava la sua consistenza nel
2010 in 60 trilioni di dollari, di cui circa 25 in Usa e
altrettanti in cinque paesi europei: Francia, Germania, Italia,
Olanda e Spagna. La cifra si suppone corrisponda alla metà
di tutti gli attivi dell’eurozona. Il rapporto, arditamente,
raccomandava di mappare i differenti tipi di intermediari finanziari
che non sono banche. Un green paper della
Commissione europea del marzo 2012 precisa che si stanno esaminando
regole di consolidamento delle entità della “finanza
ombra” in modo da assoggettarle alle regole dell’accordo
interbancario Basilea 3 (portare in bilancio i capitali delle banche
che ora non vi figurano).
A metà giugno il ministro italiano
dell’Economia – cioè Mario Monti – commentava il green
paper:
«È importante condurre una
riflessione sugli effetti generali dei vari tipi di regolazione
attraverso settori e mercati e delle loro potenziali conseguenze
inattese».
Sono passati cinque anni dallo
scoppio della crisi. Nella sua genesi le
banche europee hanno avuto un ruolo di primissimo piano a causa delle
acrobazie finanziarie in cui si sono impegnate, emulando e in certi
casi superando quelle americane. Ogni tanto qualche
acrobata cade rovinosamente a terra; tra gli ultimi, come noto, vi
sono state grandi banche spagnole. Frattanto in pochi mesi i governi
europei hanno tagliato pensioni, salari, fondi per l’istruzione e
la sanità, personale della Pa, adducendo a motivo l’inaridimento
dei bilanci pubblici. Che è reale, ma è dovuto principalmente ai 4
trilioni di euro spesi o impegnati nella Ue al fine di salvare gli
enti finanziari: parola di José Manuel Barroso. Per contro, in tema
di riforma del sistema finanziario essi si limitano a raccomandare,
esaminare e riflettere. Tra l’errore della diagnosi, i rimedi
peggiori del male e l’inanità della politica, l’uscita dalla
crisi rimane
lontana.
(Luciano Gallino, “La lettura sbagliata della crisi”,
da “La Repubblica” del 30 luglio 2012, ripreso da “Micromega
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