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Falcone e Borsellino da Bruna Gazzelloni: Mancato rispetto della linea gerarchica ed Istituzionale PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
venerdì 20 luglio 2012
Falcone e Borsellino

Giovedi 19 Luglio 2012

Fa un certo effetto aver ascoltato ieri sera a "IL FATTO", ospiti Caselli e Ayala che commemoravano la orripilante strage di Borsellino e la sua scorta (come solo pochi mesi prima lo fu quella di Falcone),  affermare che i due magistrati dei quali si sono fatti due eroi, in vita furono costretti, soprattutto Falcone, ad affrontare umiliazioni inenarrabili tanto da poter sostenere che Falcone "cominciò a morire" dopo che per la nomina di Procuratore Capo a Palermo gli fu preferito Mele, solo per ragioni di anzianità. E con quale puntualità Caselli ha citato "le malelingue", i corvi, che nelle stanze ed i corridoi della Procura di Palermo e nella sede del CSM facevano circolare su Falcone le peggiori nequizie (una delle quali, la più intollerabile fu quella di aver attribuito allo stesso Falcone la responsabilità di "essersi costruito" l'attentato alla Addaura, come elemento di merito, per poter ambire a quel posto, appunto, l'essere vittima di attentati da parte della mafia).




E le stesse critiche feroci riservate a Borsellino (oh come li ricordo quei giorni!) che come un animale in gabbia, consapevole che il prossimo a saltare in aria sarebbe stato lui, per quello che denunciava, le interviste che rilasciava, non entrando mai nel merito i suoi nemici, lo si accusava "Di non rispettare i livelli istituzionali"...

A questo aggiungo ciò che lo stesso Falcone disse in vita e cioè che l'isolamento è il segnale che si offre alla mafia per colpire magistrati, ed altri che alla mafia si oppongono, per indurla a colpire la propria vittima. Insomma una sorta di "passi" che non ci sarà NESSUNO a contrastarla....

Certo mettendo insieme tutte queste cose non posso che rilevare le analogie di una "metodologia dell'annullamento" che un sistema di potere (di caste politiche, giudiziarie, sindacali, di lobbies economiche, di mafie, è del tutto indifferente specificare quale perché la metodologia è identica) contro quegli elementi che ne denunciano il malaffare, e da cui dunque "sentono" possa venire un rischio per la loro  sopravvivenza.

Ora poiché mi ricordo quelle stragi come fosse oggi, e me le sento ancora oggi aggredirmi le viscere per lo schifo e lo sdegno, mi permetto di rilevare le analogie anche col mio licenziamento (facendo ovviamente le debite proporzioni con chi poi si fece saltare in aria. Ma certo "la fase preparatoria" è identica anche nell'uso delle "incolpazioni"). Ieri è stato riferito che a Borsellino si rimproverò di "non rispettare i livelli istituzionali", a me sono arrivate decine di contestazioni disciplinari (unicamente da quando l'ENEL fu "governata" dalla gestione del duo D'Alema / Bersani) quasi sempre incentrate sul "mancato rispetto della linea gerarchica" anche quando mi riferivo a vicende che non potevano contemplare tale rispetto visto che non si riferivano allo svolgimento di un lavoro che mai mi veniva assegnato, ma al riferimento di questioni generali anche politiche che riportavano a quella gestione. Motivi del tutto pretestuosi e formali dunque che diventavano "motivo di accusa" da parte di chi voleva, soprattutto, farti tacere, così come tacere doveva Borsellino riferendo di quello che aveva patito in vita Falcone, fatto saltare in aria ancora non si sa da chi e, screditandolo, renderlo impotente nel suo metodo di lavoro che con Falcone aveva consentito per la prima volta, veramente, di "processare la mafia" connivente con tutti i poteri da sempre.

Mi inchino pertanto devotamente alla memoria di due uomini che nulla avevano a che spartire con questo paese di mexda. Avrei preferito avessero fatto altro, si fossero distratti, avessero portato sé stessi, le loro famiglie, a svagarsi altrove, perché oggi sarebbero vivi insieme a tutti quelli che li hanno protetti in vita finché avevano potuto. Questo paese non merita gente così né tantomeno il loro sacrificio. Questo paese merita i nani, gli sguatteri che qualcuno chiama giornalisti, le ballerine i papponi e le mignotte.

Grazie Paolo e Giovanni, vi ricorderò sempre.

Bruna Gazzelloni

 


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