Fondazioni di origine Bancaria: un potere enorme, controllano di fatto le Banche.
Il Senatore della Idv Elio Lannutti ,
Presidente Adusbef ha presentato un emendamento al dl fiscale per
introdurre il pagamento dell'Imu da parte delle fondazioni
bancarie
''Il governo aveva dato parere contario - protesta
Lannutti - sostenendo che le banche e le loro fondazioni sono
associazioni benefiche. E' una vergogna perche' ci si fa pagare l'Imu
sulle macerie, ovvero sulle case inagibili, sui pagliai, e allo
stesso tempo il governo dei banchieri dimostra di essere prono agli
interessi degli stessi banchieri''.
Per parte mia ( ndr ) il Governo con
questa decisione esplicita tutto il suo conflitto di interessi
rispetto al popolo italiano messo in ginocchio da una crisi di
origine usurario- bancaria, dimostrando ancora una volta di esser
“prono agli interessi dei banchieri”
In breve cerchiamo di capire cosa
sono ad a chi sono utili le Fondazioni bancarie da questo interessantissimo articolo di Gennaro Barbieri.
Le Fondazioni bancarie costituiscono un complesso punto di
contatto tra potere politico e sistema creditizio.
. Esse furono
istituite nel 1990 con la legge-delega Amato-Carli, che rispondeva
all’esigenza di sottrarre le banche italiane dal controllo pubblico
per ricollocarle integralmente sul mercato, quotarle in Borsa e
renderle allettanti per gli investitori stranieri.
Gli istituti
creditizi italiani, che sino a quel momento erano istituti di diritto
pubblico, furono quindi trasformati in società per azioni, mentre
per le casse di risparmio si adottò la via delle scorporo dalle
aziende bancarie e fu sancita la loro trasformazione in Fondazioni.
Quest’ultime assunsero la configurazione di holding pubbliche che
detengono il pacchetto di controllo della banca partecipata senza
tuttavia poter realizzare alcun tipo di attività bancaria: per esse
vige il divieto di esercitare fini di lucro.
L’azione delle Fondazioni bancarie ruota intorno ad un organo
fondamentale, chiamato d’indirizzo (conosciuto anche come consiglio
generale, comitato d’indirizzo o commissione centrale di
beneficenza). In esso sono concentrati i poteri principali come
l’approvazione e la modifica dello statuto, la nomina e la revoca
dei componenti degli altri organi, l’approvazione del bilancio e le
scelte strategiche. La sua composizione è caratterizzata da una
prevalenza di membri espressi dagli enti del territorio (tranne la
Regione) in cui sorge la Fondazione. In sostanza, istituzioni come
Comuni e Province giocano un ruolo essenziale per la struttura
gestionale delle Fondazioni.
Il quadro che ne deriva evidenzia quindi una complessa ragnatela
di poteri. Poiché le banche sono controllate da alcune fondazioni di
riferimento, di conseguenza il ruolo degli enti territoriali risulta
determinante anche per la definizione degli assetti negli istituti di
credito.
Si consideri inoltre il peso esercitato dalle Fondazioni in
due colossi bancari italiani: in Intesa-Sanpaolo il 9,8% è in
possesso della Compagnia di San Paolo, il 4,6% di Cariplo e il 4,1%
della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, mentre in Unicredit il
4,6% è detenuto da Cariverona e il 3,6% dalla Cassa di Risparmio di
Torino.
Per comprendere meglio tale dinamica, è utile esaminare
un esempio. Cariverona è primo socio di Unicredit, poiché ne
controlla il 4,6%. Su una trentina di membri del consiglio generale
della Fondazione, ventidue sono nominati dagli enti territoriali:
quattro dal sindaco di Verona, uno il primo cittadino di Legnago, uno
il presidente della Provincia di Vicenza, uno il sindaco di Feltre e
gli altri sono indicati dalle Camere di Commercio locali. Poiché i
casi citati sono tutte realtà amministrate dalla Lega e le Camere di
Commercio risentono della lottizzazione imposta dal governo regionale
(quindi da Zaia), si capisce come i piani alti della fondazione
veronese, e di conseguenza anche di Unicredit, siano pesantemente
condizionati dalle volontà del Carroccio. Tuttavia è possibile
leggere il fenomeno anche invertendo i termini della questione. I
consiglieri di amministrazione di Unicredit possono esercitare forti
pressioni sugli esponenti politici locali in modo da ottenere un
assetto a loro favorevole grazie alle scelte operate dagli enti
territoriali in seno alle Fondazioni.
Il passaggio cruciale è quindi, ancora una volta, rappresentato
dal rapporto che intercorre tra la politica e i poteri finanziari. Le
banche italiane, rispetto agli istituti creditizi degli altri Paesi,
hanno mostrato una discreta tenuta. Tuttavia, nonostante la crisi che
sta falcidiando l’industria italiana, sono impegnate principalmente
in operazioni finanziarie di intermediazione tra titoli, mentre
lesinano l’erogazione del credito ad imprese e famiglie. Le
amministrazioni locali, tramite le Fondazioni, potrebbero cercare di
ristabilire il controllo della sfera politica su quella finanziaria.
Tuttavia il quadro è desolante e la situazione attuale lascia
presagire ben altri esiti: la politica continua a genuflettersi
dinanzi il mondo della finanza.
Gennaro Barbieri
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1. come sprecare una montagna di soldi appa Scritto da giancarlo la tour, il 15-05-2012 19:10 Le fondazioni per legge e per statuto dovrebbero svolgere attività di utilità sociale nel loro territorio. Per adempiere a tale ruolo dovrebbero preservare il valore economico del loro patrimonio. Mantenendo invece il loro patrimonio principalmente investito in azioni della banca conferitaria (contro i suggerimenti egli incentivi del legislatore) hanno compiuto un grave danno nei confronto i della comunità. Il valore economico del loro patrimonio negli anni si è ridotto sostanzialmente ed ora che lo stato trasferisce meno soldi agli enti locali, le fondazion hanno molti meno soldi da investire nel territorio.
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