Foto da: il mondo di orso sognante Fatti reali in un mondo virtuale
Da un po' di tempo mi capita di
riflettere sul mio modo di vivere attuale. Vivo in fin dei conti in
volontario ritiro e in continuo affanno, sempre indietro con gli
impegni, le piccole incombenze quotidiane, e con pochissimo tempo per
incontrare persone.
E' accaduto pian piano per un insieme di
circostanze, dapprima non me ne sono curata, mi era facile adattarmi,
il mondo arrivava in casa mia se e quando volevo, visto che
navigavo come molti su internet, essendo stata fra i primi
entusiasti, specie quando mi son trovata ad esser poco mobile per
motivi di salute, sentivo davvero di avere il mondo in casa, o
comunque un buon surrogato del mondo, e doveva bastarmi. Ho in questo
modo lentamente trasformato la mia vita. A quanti altri di noi è successo?
Nel mio caso è iniziato tutto per forza di cose, immaginavo che , guarita , sarebbe tornato il vecchio tran tran.
Invece, sia pure di poco, la mia vita è comunque
cambiata e ne ho acquisito maggiore consapevolezza questa estate
dopo la lettura di un brano di G.Anders che mi ha evidenziato come
la nuova tecnologia aveva in effetti operato un autentico
capovolgimento del mio rapporto col mondo. Non sentivo più tanto
quanto prima la necessità di cercare il contatto personale con gli
altri in quanto i miei contatti erano a portata di mouse. Quello di
cui non mi ero resa conto era il fatto che, se entrava nel mio soggiorno un variegato
mondo esterno, interessante e fin ora sconosciuto, questo in un
certo senso faceva si che pian piano impallidisse il mondo interno
familiare. Roba da nulla: una certa frettolosità per esempio
durante il rito, per me sacro da quando non lavoriamo più , del primo caffè sorbito in comoda tranqullità fra noi. Cose di questo genere, piccole , ma in qualche modo rivoluzionarie .
Dopo aver letto e rimuginato il
breve racconto di Anders che riporto di seguito, ho compreso di aver addirittura
favorito una autentica e subdola decrescita della mia libertà:
Da L'uomo antiquato di G. Anders
Il re non vedeva di buon occhio che
suo figlio, abbandonando le strade controllate, si aggirasse per le
campagne per formarsi un giudizio del mondo; perciò gli regalò
carrozza e cavalli.
“ Ora non hai più bisogno di
andare a piedi, “ furono le sue parole.
“Ora non ti è più consentito di
farlo” , era il loro significato
“ Ora non puoi più farlo” fu il
loro effetto.
Quanto del mondo reale perdiamo passando al virtuale? E non potrebbe esserci anche per noi un
re animato dalla volontà di sottrarci una parte della realtà? E quello che vedo , o credo di vedere, come e da chi è stato elaborato, censurato , magari in buona fede travisato? Domande, dubbi.Parliamone.
Nel blog di Francesco Pazienza,
l'ultimo post in ordine di tempo: “ come abitare lo
spazio virtuale”, il social Network è visto come uno spazio da abitare. Mi sembra una intrigante similitudine che riesce ad aggiunge calore alla fredda pagina con cui interagiamo, calore che dobbiamo saper trovare dentro di noi per comunicarlo a persone lontane non solo fisicamente, ma spesso sopratutto mentalmente. Avvicinarle, conoscersi, scambiare pensieri, sognare soluzioni , intessere invisibili legami che potranno divenire amicizia, fino ad incontrarsi fra totalmente diversi, fino a portare il virtuale a divenire reale. I giovani lo fanno, molte amicizie dei miei figli sono cominciate così, i giovani usano il mezzo sentendosi meno legati a schemi che non sembrano esser nelle loro corde.
E nuove domande sorgono, quelle relative alle possibilità offerte
dal mezzo per vivere una vita di relazione virtuale. La proposta di riflessione a "più mani" cui mi pare accenni Francesco Pazienza, io la raccoglierei con piacere .
Quando afferma: “ Oggi molte
cose sono cambiate. Abbiamo l'illusione di avere ben altre
possibilità” ma frequentando i social network “Possiamo
davvero parlare di comunità”,
“ Non è che questa libertà virtuale ci condanna ad una
solitudine e ad uno sfinimento nella vita reale? “ è innegabile che in molti ci siamo posti al riguardo varie e diverse domande e dubbi che ci toccano più di quanto a volte siamo disposti ad ammettere persino con noi stessi. Parlarne insieme perchè no?
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1. vita parallela Scritto da Marista, il 21-11-2012 23:29 ciao Nessie, dici bene, è una specie di vita parallela che per un periodo, breve ma assia brutto per me, ha non dico sostituito la vita vera, ma le si è sovrapposta e quasi imposta. Anche io ora che mi muovo finalmente, esco, cammino , amo le passeggiata qui in quella che era campagna ed ora è periferia,ma restano angoli incredibili. E mi sto imponendo un minimo di vita di relazione fuori dalla solita cerchia. Ciao a presto
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2. Vita parallela Scritto da Nessie , il 19-11-2012 22:33 Ciao Marista, è un bell'argomento che hai scelto. Io mi sono imposta alcune cose che rischiavo davvero di perdere dopo il web. Camminare almeno mezz'ora al giorno, vedermi con qualche amica almeno un paio di volte alla settimana, andare al cinema o spettacoli teatrali almeno una volta al mese. In caso contrario questa vita parallela rischia di fagocitarci in una rumorosa solitudine fatta solo di tanti colpi di mouse e di tastiera, ciao!
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