Questa è la terza parte della intervista di Federico Dal Cortivo al Prof. Emilio Folliero : L'Italia del governo tecnico di Monti e fine della nostra sovranità monetaria.
Seguirà la quarta ed ultima di un lungo colloquio che vi aiuterà a mettere insieme i pezzi di un mosaico diabolico, di un piano che permetarà agli ideatori il più grande traferimento di beni e ricchezze pubblici ai privati , il debito pubblico sarà il mezzo sostiene Folliero : "continua ad
aumentare ed il signor Monti lo sa bene. A mio modo di vedere non si
tratta di persone che ignorano le regole del mercato, le regole del
capitalismo, ma proprio perchè conoscono bene come funziona il mercato,
stanno applicando tutto quanto in loro potere per far aumentare il
debito pubblico. Ancora una volta arriviamo alla conclusione che il fine
della loro azione è trasformare in capitale privato il patrimonio dello
stato ed il mezzo attraverso cui avviene questa trasformazione è il
debito pubblico."
Precedenti post dalla Intervista di Cortivo al prof
Folliero
1)
Intervista al Prof E. Folliero la miseria prossima ventura dopo il colpo di Stato dei banchieri
2)
F, dal Cortivo intervista al Prof E. Folliero: quale giudizio su Mr Monti
Terza parte, come avverrà la appropriazione delle ricchezze del nostro Paese
D) Il primo passo verso il governo tecnico fu
la famosa lettera della BCE, con FMI e UE a far da spalla, al governo
Berlusconi datata agosto 2011. L’alta finanza chiese e pretese
dall’Italia misure draconiane, ma che come si vide in seguito non
bastarono agli occhi della speculazione internazionale, per sanare
una situazione economica che dai “mercati” era giudicata
insanabile. Wall Street e la City decisero di far pagare anche
all’Italia il fallimento dell’economia statunitense, poi
entrarono in gioco le famose Agenzie di Rating. Uno scenario già
visto si potrebbe dire. Lei che idea si è fatto in merito?
In politica la causalità non esiste; tutto ha un
fine ed il fine in questo caso, come detto è l’appropriazione
delle ricchezze di un paese, dell’Italia. Tutte le azioni adottate
da Berlusconi prima, da Monti dopo (ed ovviamente da tutti coloro che
si sono alternati al potere in Italia dal 1970 in poi), non hanno
avuto altro fine che la crescita del debito pubblico e come
dimostrano le cifre, ci sono riusciti benissimo.
Piuttosto che gli avvenimenti recenti, che lei cita,
gli ultimi e solo la punta dell’iceberg, io credo vadano spiegati
gli avvenimenti del 1971 ed i limiti stessi del sistema economico
capitalistico, che sono alla base delle scelte operate appunto nel
1971.
Il capitalismo ha due grandi limiti: da un lato il
mercato stesso; il mercato non è infinito; il mercato è la
popolazione che può acquistare un bene; il mercato massimo è
rappresentato dalla popolazione mondiale, ammesso che tutti gli
uomini abbiano la capacità di accedervi, ossia abbiano sufficienti
soldi per comprare un determinato bene. Una volta esaurito il
mercato, il capitale è costretto ad inventarsi nuovi prodotti, o
fare in modo che il tempo utile di vita di un prodotto si riduca,
costringendo i consumatori ad acquistare un nuovo prodotto.
Quanto dura una lampadina? Sembra questa una domanda
banale, ma non è così; la maggioranza delle persone crede che una
lampadina possa durare le poche migliaia di ore indicate sulla
confezione. Effettivamente, una lampadina odierna, accessa 24 ore su
24 dura pochi mesi. Invece, le lampadine prodotte prima del 1924,
prima del cosiddetto cartello di Phoebus, in cui le principali case
produttrici stabilirono la attuale durata delle lampadine, duravano
decenni. Attualmente è ancora in vita e perfettamente funzionante la
famosa lampadina
di Livermore, accesa la prima volta nel giugno del 1901; ha
compiuto 111 anni di vita, sempre accesa, salvo due brevi
interruzioni per trasportarla in una nuova sede!
Invito a prendere coscienza dell’immorale fenomeno
dell’obsolescenza programmata; quanto petrolio, per esempio, è
stato consumato per costruire miliardi di lampadine nuove della
durata di pochi mesi? Se con la tecnologia di oltre un secolo fa si
riuscivano a produrre lampadine della durata di un secolo ed oltre,
oggi, l’uomo potrebbe costruire lampade della durata di svariati
secoli, penso! Invece in nome del dio profitto, per vendere sempre
nuovi prodotti bisogna distruggere le risorse non rinnovabili come il
petrolio ed inquinare per poter costruire prodotti pessimi, di durata
infinitamente inferiore a quella potenziale.
L’altro aspetto del mercato limitato è la lotta
fratricida fra le imprese che competono nel mercato. Per esempio nel
settore delle auto, in Italia c’erano decine di imprese, la
concorrenza ha portato a far emergere come unica impresa la FIAT;
adesso la FIAT è in competizione con le poche altre imprese
superstiti a livello europeo, che a loro volta competono, in una
lotta all’ultimo sangue con le poche altre imprese mondiali. Tutto
questo proprio perchè il mercato è limitato e non c’è spazio per
tutti.
L’altro limite è rappresentato dai guadagni, ossia
dall’accumulazione del capitale. Da dove deriva il guadagno?
Solamente dallo sfruttamento del lavoratore e non esiste altro modo.
Il capitale per accrescere i propri profitti, cerca di proletarizzare
il maggior numero di uomini (quest’anno 2012, l’umanità oltre a
raggiungere i 7 miliardi di uomini, ha toccato anche un’altra cifra
tonda, quella dei 2 miliardi di proletari) e ciò significa che il
capitalismo è in espansione e si sta diffondendo anche nelle ultime
zone del pianeta con una economía arretrata.
All’inizio degli anni settanta, questi limiti
sembravano insormontabili; non c’era modo di far crescere il
mercato, ossia dare un reddito a chi non ne aveva e non c’era modo
di far crescere il numero dei proletari. Il capitale dovette
ricorrere ad uno stratagemma, diciamo ad una crescita artificiale
dell’economia.
Fino al 1971, dunque, il numero delle persone che
potevano accedere al mercato era abbastanza limitato; per permettere
alle persone di scarso reddito l’accesso al mercato, era necessario
dotarli di un reddito. Come dotare di un reddito o di maggior reddito
le persone prive di reddito o con un reddito molto basso? Attraverso
la spesa pubblica. La spesa pubblica è praticamente una
redistribuzione delle ricchezze che arriva più o meno a tutte le
classi sociali, anche se ovviamente non in maniera uniforme, toccando
la fetta più grande sempre alle classi dominanti. Ma la spesa
pubblica – come visto – ha anche l’altra importante funzione di
far crescere il debito dello stato; quando il debito di uno stato
diventa impagabile (ed è la situazione odierna), gli stati sono
obbligati a procedere alla svendita del patrimonio nazionale, che
finisce nelle mani dei privati, ovviamente quelli potenti.
Però, nel 1971 c’era un grosso ostacolo
all’incremento della spesa pubblica; per poter aumentare la spesa
pubblica era necessario aumentare il circolante, ma il circolante non
poteva essere aumentato dato che era ancorato alla quantità di oro
posseduto; essendo la quantità di oro esistente molto limitata, era
impossibile aumentare la quantità di oro posseduto e per conseguenza
era impossibile aumentare il circolante e la spesa pubblica.
In realtà l’unica moneta ancorata all’oro e
sempre convertibile in oro era il dollaro statunitense, così come
stabilito a Bretton Woods, nel 1944. Precisamente per il fatto di
essere l’unica moneta convertibile in oro, il dollaro si trasforma
nella moneta di riferimento dei commerci mondiali; tutte le altre
monete, però, essendo ancorate non all’oro, ma al dollaro finivano
per subire gli stessi limiti; quindi, tutti gli stati erano
impossibilitati ad aumentare il circolante in moneta locale e per
conseguenza non era possibile aumentare la spesa pubblica. Per poter
aumentare il circolante e quindi la spesa pubblica di qualsiasi
stato, era necessario svincolare il valore del dollaro dall’oro.
Il dollaro convertibile in oro significava che
qualsiasi persona che avesse dei dollari, poteva recarsi alla Federal
Reserve, la banca centrale statunitense, e chiedere il controvalore
in oro; se tutti avessero chiesto di convertire i propri dollari in
oro, si sarebbero prosciugate le riserve auree degli USA; quindi,
approfittando di questa evenienza, per svincolare il dollaro
dall’oro, hanno trovato l’ottima scusa che per evitare il
prosciugamento delle riserve auree era necessario dichiarare
l’inconvertibilità del dollaro in oro. Effettivamente, il 15
agosto del 1971 il presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon con la
scusa che stavano crollando le riserve in oro dichiara la fine della
convertibilità del dollaro.
Che si sia trattato di una scusa è provato dal fatto
che analizzato i bilanci mensili degli USA per lo meno dei tre anni
anteriori al 1971, non c’è traccia di un crollo delle riserve
auree degli USA .
Una misura del genere avrebbe dovuto condurre al
crollo di valore del dollaro; ma ciò non accadde; gli artefici della
inconvertibilità del dollaro hanno potuto procedere precisamente
perchè sapevano che il dollaro non avrebbe sofferto grossi scossoni;
gli USA utilizzarono gli stati petroliferi, loro succubi, che furono
obbligati a vendere il petrolio unicamente in dollari, salvando così
il valore della propria moneta: essendo il petrolio venduto in
dollari, tutti gli stati furono obbligati a continuare ad avere
riserve in dollari.
Una volta raggiunto l’obiettivo di svincolare il
dollaro dall’oro, gli USA e tutti gli stati hanno potuto creare
denaro inorganico, denaro non ancorato ad alcun bene reale, con il
quale si è potuto aumentare la spesa pubblica e quindi aumentare il
debito. Materialmente i dollari sono posti in circolazione, stampati
dalla Riserva federale, la banca centrale degli Stati Uniti, una
banca privata, la quale presta soldi al Governo del Paese, sotto
forma di acquisto di buoni del tesoro, per i quali ovviamente riceve
in cambio il pagamento di un interesse.
Una parte della spesa pubblica viene redistribuita
anche tra quelle fasce di cittadini fino ad allora privi di grandi
capacità di spesa, che si trasformano in consumatori. Si crea, in
questo modo, una crescita fittizia, la più grande e veloce della
storia dell’umanità, ancorata alla stampa di denaro inorganico e
quindi, prima o poi destinata ad esplodere.
Il debito di tutti gli stati occidentali comincia a
crescere con l’aiuto di politici posti a governare con questa unica
finalità.
Una volta indebitato, lo stato è preso di mira,
utilizzando tutti gli strumenti a disposizone del capitale, quelli da
lei citati, come le agenzie di rating e la manipolazione dei mercati.
Interessante proprio il caso dell’Italia, dove
c’era un capo del governo, che volente o nolente, godeva di una
maggioranza amplissima in Parlamento; malgrado tutti gli attacchi,
reali o fittizi, ed i pezzi d’appoggio persi per strada (Casini,
Fini) non avrebbe mai perso la maggioranza parlamentare; per
obbligarlo a dimettersi, oltre all’attacco ai titoli del Paese, che
hanno cominciato a vedere incrementare gli interessi, si è
intervenuti direttamente sul patrimonio personale del premier; le
azioni delle imprese di Berlusconi nei giorni immediatamente
anteriori alle sue dimissioni, subivano un forte attacco, ossia
venivano massicciamente immesse sul mercato dai detentori, provocando
il crollo del loro valore. In questo modo, Berlusconi, uno dei
peggiori governanti della storia d’Italia, ma che aveva comunque
ricevuto il consenso del popolo ed aveva il diritto di continuare a
governare, è stato costretto a dimettersi.
In Parlamento l’unica maggioranza possibile era un
governo presieduto da Berlusconi e pertanto l’unica cosa da fare
per il capo dello stato era sciogliere le camere ed indire le
elezioni; ma dato che l’obiettivo era imporre Mister Monti al
governo del paese, si è proceduto al ricatto dei parlamentari: a
fronte dello scioglimento delle camere e la perdita del posto (dato
che la maggior parte dei deputati non sarebbe stata ricandidata),
tutti i parlamentari praticamente hanno scelto di appoggiare il
governo Monti; in questo modo si è creata la più grande maggioranza
mai ricevuta da governo italiano nella sua storia. Un vero colpo di
stato, in quanto il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto
semplicemente sciogliere le Camere ed indire le elezioni.
In sostanza le agenzie di rating, la stampa economica
e non, l’immissione sul mercato di titoli di stato, o di titoli
azionari di imprese private, da parte dei detentori sono tutti
strumenti per incidere nella politica di un paese, ormai solo sulla
carta sovrano. Non esistono paesi sovrani, o per essere più esatti
sono pochissimi i paesi veramente sovrani ed indipendenti.
In quanto agli USA è giusto parlare di fallimento
economico. Sulla situazione economica, appunto fallimentare degli
USA, che condurrà sicuramente alla fine dell’Unione, alla fine
degli Stati Uniti è bene dedicare un approfondimento più avanti.
D) I
rimedi se così possiamo definirli, applicati dopo il diktat BCE nei
mesi successivi e fatti propri totalmente da questo governo,
sono poi stati quelli distribuiti a piene mani per anni in
America Latina e nei Paesi in via di sviluppo: Privatizzazioni,
blocco dei salari, riduzione significativa della spesa sociale
ecc.ecc. Lei dal suo osservatorio Sud Americano che analogie
vede con quanto accadeva in passato in America Latina e quanto sta
accadendo oggi in Italia?
In Italia ed in tutta Europa si stanno applicando le
stesse misure, gli stessi pacchetti, o meglio pacchettazzi economici
imposti a partire del 1973, in Cile ed in seguito in tutti i paesi
dell’America Latina. Il caso più interessante è sicuramente il
Venezuela, la più grande riserva petrolífera del pianeta e di
innumerevoli altre risorse; per cinquant’anni il Venezuela è stato
il primo esportatore di petrolio al mondo, poi… poi hanno deciso di
impadronirsi di tutte le sue risorse. Come hanno attuato?
Precisamente attraverso l’indebitamento del paese ed il ricorso al
FMI! Una volta caduto in mano al FMI, il Venezuela è stato costretto
ad applicare il “pacchettazzo neoliberale”.
Gli stateghi del neoliberismo, però non avevano
tenuto in conto un elemento: il popolo. Il popolo del Venezuela, di
fronte alla morte per fame, morte nel senso letterale della parola,
ha deciso di ribellarsi e di rifiutare il pacchettazzo che gli era
stato imposto ed il 27 febbraio del 1989 esplode. La rivolta popolare
passerà alla storia col nome di “Caracazo”, ad indicare la città
di Caracas, ma in realtà ci furono rivolte in tutto il paese.
La reazione fu brutale: l’esercito, agli ordini di
un ministro della difesa disumano, l’italo-venezolano Italo del
Valle Alliegri interviene e fa una strage; il numero esatto dei morti
non si è mai accertato. Nel 1992, migliaia di quei militari
obbligati dai superiori gerarchi a reprimere il popolo, si ribellano
contro lo stesso governo: la prima ribellione militare, del 2
febbraio, è diretta da Hugo Chavez; a questa seguirono altre;
nessuna ebbe successo ed i militari finirono tutti in carcere. La
crisi del Venezuela intanto continua ad accentuarsi, fino ad
arrivare, nel 1994 alla bancarotta della metà delle banche del
paese.
Nel bel mezzo di una crisi economica e política, un
candidato presidente, Rafael Caldera, uomo della vecchia guardia, ma
che per l’occasione si svincola da tutti i partiti, presentandosi
come indipendente, promette di liberare Chavez e gli altri militari
se fosse stato eletto. Alle elezioni, il popolo corre a votare per
questo candidato, che una volta eletto mantiene le promesse
elettorali e concede l’indulto a Chavez ed ai militari ribelli.
Chavez intuisce di avere dalla sua parte la gran maggioranza del
popolo, pertanto una volta fuori dal carcere, fonda un movimiento
político con il quale si presenta alle elezioni del 1998. Vince e la
storia del Venezuela cambia totalmente, da repubblica delle banane si
accinge a diventare potenza mondiale. Esiste una forte analogia tra
la situazione attuale dell’Italia, dell’Europa e la Venezuela
degli anni ottanta.
D) L’attacco
allo Stato sociale del governo liberista di Mr Monti ha come primo
obiettivo il mondo del lavoro, più precarietà che fa rima con
flessibilità, più posti di lavoro ci dicono gli gnomi del governo
con la “pasionaria” Fornero in testa, e questo mentre i dati
forniti dall’Istat ai primi di giugno evidenzia che la
disoccupazione nel primo trimestre del 2012 si è attestata al 10,9%
con un aumento su base annua del 2,3%. Lei che ne pensa?
Spagna docet! Per rimanere in ambito europeo, la
Spagna ha adottato le misure di austerità prima dell’Italia,
quindi per rendersi conto di quali saranno gli effetti basta guardare
appunto alla Spagna, dove oggi più di un quarto della popolazione
attivià è senza lavoro. Ci potranno essere delle differenze
nell’intensità del fenomeno, ma inevitabilmente la tendenza è la
stessa: le misure adottate da Monti non faranno altro che accrescere
la disoccupazione, la fame e la miseria del popolo italiano.
Perchè?
Se aumentano le tasse e le imposte, meno soldi sono
destinati al consumo; se si riducono pensioni e stipendi, meno soldi
sono destinati al consumo; se si reduce l’impiego pubblico, oltre
ad avere come effetto immediato un aumento della disoccupazione, si
ottiene l’effetto che meno soldi sono destinati al consumo; se si
attaccano i diritti dei lavoratori, facendo aumentare la precarietà
e riducendo il reddito, anche qui meno soldi vengono destinati al
consumo.
In sostanza, come sanno tutti gli economisti, meno a
quanto pare i bocconiani al governo, meno soldi destinati al consumo
significa riduzione della domanda e quando si riduce la domanda, le
imprese sono costrette a ridurre l’offerta, ossia produrre di meno;
produrre di meno significa licenziare ed in questo caso, se esistesse
ancora un minimo diritto dei lavoratori, per qualche tempo, il
licenziato avrebbe diritto – giustamente – alla cassa
integrazione, pagata dallo stato, cosa che fa accrescere la spesa
pubblica ed il debito pubblico.
Aumento della disoccupazione e della precarietà
significa anche minori introiti per lo stato: se diminuisce il
reddito delle persone, diminuiscono anche le tasse sul reddito da
versare allo stato, oltre alle imposte sui consumi; anche per le
imprese, se si riducono le vendite, il fatturato, diminuiscono le
tasse da versano allo stato. O non è così? Sembra quasi che lo
stato si stia dando una zappa sui piedi!
E’ dunque possibile che “economisti” o presunti
tali, del calibro di Monti, ignorino le regole dell’economia
capitalista?
Come abbiamo dimostrato (leggasi la parte 1 di questa
intervista), con i dati ufficiali, il debito pubblico continua ad
aumentare ed il signor Monti lo sa bene. A mio modo di vedere non si
tratta di persone che ignorano le regole del mercato, le regole del
capitalismo, ma proprio perchè conoscono bene come funziona il
mercato, stanno applicando tutto quanto in loro potere per far
aumentare il debito pubblico. Ancora una volta arriviamo alla
conclusione che il fine della loro azione è trasformare in capitale
privato il patrimonio dello stato ed il mezzo attraverso cui avviene
questa trasformazione è il debito pubblico.
(Continua, nella ultima parte entra in scena il MES )
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