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Italia che lavora e produce : Lettera aperta a Napolitano da PRATO PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
sabato 02 gennaio 2010
crisi di Prato ad anno zero
Ricevo in mail questa lettera aperta  inviata dai terzisti di Prato al Presidente della Repubblica e la  pubblico volentieri, pur consapevole che di ben altra e sostanziosa diffusione e presa di coscienza ci sarebbe urgente bisogno.

Siamo alle solite: una Italia che lavora, una Italia che produce, una Italia che viene soffocata per fare posto alle realtà "altre" ed alle realtà  più grandi che  hanno maggior forza  contrattuale in assoluto, eppure i numeri, per fatturato, posti di lavoro, export.. ci sarebbero e li riporterò in seguito . Per ora leggetevi con attenzione questa lettera. Prato e mille altre realtà di lavoro che vanno ad esser distrutte, riguardano tutti noi, anche  coloro che si sntono protetti dal posto fisso statale  o da una buona situazione lavorativa, siamo tutti uniti davvero, se una porzione di Paese viene ceduta o svenduta... prima o poi anche tu che ti senti sicuro, in un modo o nell'altro verrai ceduto  o svenduto.

 

Distretto Tessile Pratese, 30 dicembre 2009
All'On.le Giorgio Napolitano
Presidente della Repubblica
Roma

segue :

Signor Presidente,

ci rivolgiamo a Lei con disperazione e speranza

Siamo italiani e siamo ancora orgogliosi di esserlo, amiamo il nostro Paese ed il nostro Lavoro.

Siamo quel che rimane di quei "maledetti toscani" di Malaparte, "vicini di casa" dell'ancor più scomoda, fastidiosa, contestata Oriana Fallaci. Molti di noi sono pratesi di nascita altri di adozione ma tutti quanti sentiamo di appartenere a questo territorio che ha dato tanto al nostro Paese in vanto, orgoglio, prestigio e ricchezza.

La tradizione più che millenaria del nostro distretto tessile è in via di estinzione o meglio dire viene gettato al vento il "nostro saper fare", vengono svendute le nostre professionalità e la nostra cultura per dislocarle altrove e/o addirittura in Paesi extraeuropei.

Signor Presidente,

Lei che appartiene alla generazione che ha vissuto periodi storici come la Monarchia, la Dittatura e l'attuale Democrazia, combattendo per riconquistare i valori della dignità, della libertà, delle regole e della legalità può sicuramente capirci.

La globalizzazione, i mercati liberi, la concorrenza sleale legalizzata e "protetta" dall'U.E., le difficoltà che le piccole e medie imprese stanno attraversando per la liquidità e lo scarso sostegno bancario, i tanti oneri fiscali fanno sì che le nostre aziende affondino sempre di più.

Ci esortano a fare innovazione ma quali sono le nostre prospettive?

Purtroppo chi ha fatto innovazione la sta pagando cara. Forse non c'è più tempo per il dialogo?

Cosa aspettiamo. Solo misure che ci facciano morire sentendo meno dolore possibile? Il problema è che quando avremo chiuso le nostre aziende non saremo morti ma purtroppo dovremo continuare a vivere. Siamo persone vissute onestamente nella legalità ma, forse in futuro, saremo costretti ad attuare forme di illegalità per la nostra sopravvivenza.

E' questo che si vuole? E' questo che dobbiamo insegnare ai nostri figli?

Signor Presidente

non parliamo solo a nome nostro e della nostra categoria ma a nome di una popolazione finora dignitosamente silenziosa che ancora oggi non sa quale sarà il suo futuro. A breve molte persone si ritroveranno senza nessuna fonte di reddito.

Nelle nostre aziende ci sono artigiani terzisti e dipendenti, persone con famiglie, tante famiglie che hanno contribuito orgogliosamente alla costruzione della nostra società.

Signor Presidente,

chiediamo il Suo autorevole intervento per una categoria di lavoratori che non conosce la parola "fannullone", non vuole diventare "parassita" della nostra società e come sancito dalla Costituzione Italiana non venga leso il diritto al lavoro in quanto è dovere dello Stato di tutelarlo.

Quello che non riusciamo a capire è che nel nostro territorio il lavoro c'è e TANTO ma non per noi pratesi e vogliamo anche sfatare la leggenda dell'italiano che non vuole più fare dei mestieri umili perché questo non è assolutamente vero, a condizione che le attività operino nel rispetto della legalità e della sicurezza sul lavoro.

Sperando in una Sua prossima visita a Prato, ci auguriamo possa concederci un breve colloquio e prendendoLa "a braccetto" che Ella possa rendersi conto della realtà vissuta dalla nostra categoria.

Auguriamo che il 2010 porti pace, lavoro, serenità.

Con osservanza.

MovimentoContoTerzisti

Manuela Biliotti

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