Finalmente appena possibile verrà spostata in periferia la stramba copertura per l'Ara Pacis voluta da Rutelli e inaugurata in pompa magna da Veltroni l'amerikano.
Verrà quanto prima rimossa la teca (?) che offende
l’Ara Pacis. Il Sindaco ritiene necessario interrogare la cittadinanza al riguardo, mi sembra un buon inizio, staremo a vedere.
Promette Alemanno quindi che, se i Romani lo vorranno, la teca che per non so quale
bizzarria, rinchiudeva l’ Ara Pacis in una moderna Stazione Ferroviaria, verrà rimossa e sostituita con qualcosa di più confacente al contenuto.
La teca di travertino
e cristallo dell'architetto razionalista Morpurgo, non pareva un granchè:
fu costruita di fretta per necessità e ne venne fuori un parallelepipedo di cristallo e travertino, che pur non armonizzandosi, spigolosa e quadrata, con le Chiese vicine se non erro settecentesche, costituiva almeno una continuità stilistica con la piazza e soprattutto non era un arrogante e cafone simil- monumento che offendeva il vero monumento, un patrimonio per l'umanità per anni avvilito in un contenitore inappropriato in nome di un modernismo incolto e cafone.
Questa la teca di Morpurgo colpevole di essere stata costruita nel ventennio che tra i sui torti almeno non conta scempi tipo quello voluto dai due Sindaci "modernizzatori" e che illustro di seguito
lato pompa-di benzina
lato verso il Tevere: ottimo se fosse la facciata di un ufficio, meglioancora se fosse una stazione, il massimo se fosse un autogrill.
questo lato pare una villa da cinematografari, forse è un omaggio a Uolter
Prendo da Wikipedia:
"In una delle sue prime dichiarazioni dopo la sua elezione a sindaco di Roma (aprile 2008), Gianni Alemanno, candidato di Alleanza Nazionale eletto nelle liste del Popolo della Libertà, ha annunciato la sua intenzione di rimuovere la teca dell'architetto Richard Meier, che la destra romana ha sempre contestato".
Stoltamente l'estensore della voce ne fa una questione destra/sinistra, e questo fa capire la levatura complessiva della pagina, fortunatamente aperta a miglioramenti.
Si tratta di sensibilità al bello, di cultura , quella che ti fa apprezzare dell'arte moderna quel che arte è o che comunque apprezzi per tuo gusto, ma che ti fa rigettare il modernismo a tutti i costi e ti fa rifiutare di intrupparti come pecora a lodare quel che ti viene propinato come bello solo perchè prodotto da un bravo architetto che comunque si limita ad usare l'Ara Pacis come un elemento di un gran palcoscenico a proprio uso e consumo.
Se fosse vero che a sinistra tutti hanno i medesimi gusti, se davvero a sinistra nessuno ha criticato... cosa che so fortunatamente non esser vera, ci sarebbe da preoccuparsi per le capacità critiche e per la indipendenza di pensiero del popolo della sinistra, fortunatamente i più attenti sanno che non è così e che la teca-stazione di servizio trova estimatori e detrattori indipendentemente dalla provenienza politica. Si vedrà .
Io che non non sono di destra, nè di sinistra, ma per propensione personale, per educazione e tradizione, mi sento indipendente da ogni e qualsiasi partito, avendo condiviso le migliori lotte radicali ed avendo trovato alcune consonanze in Forza Italia e nella Lega , nonche' anche in Rifondazione Comunista , e in una simile marmellata di simpatie, idee, istanze.. finisce che non mi identifico in nessuno schema partitico predefinito, forse per colpa mia, forse per schemi troppo angusti, so comunque che delle ideologie me ne impipo e che personalmente non apprezzo che un monumento della romanità venga inscatolato in una pompa di benzina, sia pure d'autore, ma non escludo che altri, indipendentemente dalla appartenenza politica, possano sentirsi affascinati , quasi più forti e potenti, nell'aver trasformato un monumento dell'antichità in un elemento scenico.
Italia Nostra:
"No allo ostracismo all'arte moderna e
contemporanea - precisa il presidente di Italia Nostra, Carlo Ripa di
Meana - ma l'assoluta contrarietà ad ogni intervento moderno nei centri
storici, che sono beni culturali complessi, unitari e compiuti, sui
quali non abbiamo il diritto di intervenire con modifiche che non siano
restauri ed ordinaria manutenzione. Questa è la vera "modernità",
ripetevano Antonio Cederna e Mario Fazio. Ma oggi i politici
"progressisti" sembrano aver dimenticato quella lezione.
Il museo
dell’Ara Pacis - conclude Ripa di Meana - è figlio di una vecchia,
vecchissima cultura, oggi tornata imperante, che pretende di risolvere
le problematiche sociali ed urbanistiche delle nostre città con la
matita del famoso architetto di turno, con l'ennesima spettacolare
"Grande Opera", addirittura in pieno Centro".
Opera di Mimmo Paladino che usufruisce dello splendido sfondo dell'Ara Pacis, una autentica magia : una caramella col buco, che comunque si ispira nientepopodimeno che a Giotto ed alla leggenda della O di Giotto, immensa e nera caramellona di plastica, con un simile sfondo, anche indipendentemente dal "colto ragionare" che sottintende, diventa bella.
L'Ara Pacis da sola è sempre bella: commuove quasi nello splendore della sua essenziale bellezza.. Provate a immaginare il caramellone col buco , con tutto il rispetto per un grande artista dello spazio come Paladino, davvero, provate a immaginare il nero caramellone. da solo, senza lo sfondo strepitoso dell'Ara Pacis.. poi concentratevi.. e provate a commuovervi... suvvia , siamo seri.
Ripeto Paladino va rispettato, è uno straordinario scenografo.. appunto. Ha chiaramente riportato a noi la meraviglia della intuizione di Giotto espressa nella leggenda della O... ma non ci commuove, e soprattutto, riportandoci il ricordo delle sensazioni provate sui banchi per la mirabile intuizione di Giotto, capita che poi restiamo freddi al vedere il nero caramellone evocante contorcimenti dotti che necessariamente ognuno elaborerà nel segreto del proprio cervello, qualora ne fosse dotato.
L'intuizione di Giotto, la novità nello studio dello spazio, l'idea innovativa, deve gran parte del suo fascino al fatto che l'artista nacque nel 1267 e morì nel 1337, epoca in cui la pittura risentiva del bizantiniso : figure piatte.
Quello che un po' irriverentemente io chiamo il caramellone, credo di non sbagliare, in un certo senso assume il valore di uno "studio scenografico che si avvale dello sfondo mirabile di un patrimonio della umanità"
La grandezza di Giotto, pittore che ci viene invidiato in tutto il mondo, è legata oltre che alla indiscussa bellezza delle sue pitture, alla geniale innovazione del modo di far pittura, allo studio dello spazio, all'aver immesso nelle sue opere il senso della profondità grazie allo studio ed alla applicazione della prospettiva, delle famose scatole prospettiche per i personaggi. Fu il primo, dopo di lui cambiò il modo di far pittura, anche per questo resterà immortale nei secoli.
In definitiva, questa rivisitazione modernizzata del "giottismo" per copiare un terminaccio usato da Antonio Infantino in un articolo in cui ci illustra la mostra del Paladino al Museo dell"Ara Pacis , non ci può commuovere, anche se ci viene proposta impreziosita e nobilitata dall'Ara Pacis stessa.
Che simili mostre attraggano molto pubblico, non mi sembra probante della necessità di continuare ad usare l'Ara Pacis a proprio vantaggio, e tanto meno rende inamovibile la astrusa teca: i visitatori non vengono certo per vedere una moderna villona amerikaneggiante o le opere, sia pure pregevolissime, che man mano vengono esposte colà appositamente per usufruire della luce riflessa di un impareggiabile monumento della Antichità Romana.
E a me, come credo a molti, sembra discutibile l'escamotage di usare il monumento "principe", cioè l'Ara, quale complemento scenografico per dare lustro a moderni artisti, che sarebbero in grado penso , di attirare pubblico esponendo le proprie opere senza l'ausilio di opere d'arte conclamate nei secoli, un poco come si fa quando negli spettacoli TV si appaia il cantante sconosciuto alla star che "lo raccomanda", onestamente un artista come Paladino non sembra ne abbia bisogno! Io da fruitore di simili mostre mi sentirei di raccomandare agli organizzatori degli eventi, di esser davvero un minimo più accorti, meno arzigogolati nel proporre e più fiduciosi nelle capacità intrinseche degli artisti che propongono.
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