Le proteste non possono essere di
interesse nazionale. E' il sistema economico globale che affonda.
Per
combattere la sperequazione dei redditi bisogna unirsi, fare Rete,
usare media alternativi.
Non fidiamoci dei giornali tradizionali, non
ci hanno mai detto niente del default
L'altro ieri ero a Wall Street. Ho passato 3 giorni insieme a
questi ragazzi che stanno manifestando
da giorni, ho dialogato con loro, ho cercato un po' di capire
qual è la dinamica della loro occupazione. Devo dire che ci sono
molte differenze tra loro e gli spagnoli e molto probabilmente anche
coi nostri indignati italiani. Gli americani non hanno quel senso del
momento internazionale che stiamo vivendo oggi come
oggi, sono molto concentrati su l'America, su Wall Street. Non hanno
un'idea ben precisa su quali sono i motivi fondamentali per cui negli
ultimi 20 anni abbiamo visto le disuguaglianze crescere, parlano di
questo 99% della popolazione al quale loro appartengono e quindi la
parte della popolazione che non ha beneficiato affatto del processo
di globalizzazione. Perché? Perché quell'1% di ricchi sono
diventati superricchi e quindi sono stati i veri vincitori della
globalizzazione e attribuiscono questa sperequazione dei
redditi principalmente a Wall Street.
Ho cercato di spiegargli
che in realtà il sistema finanziario è solamente la punta
dell'iceberg, che sotto c'è un sistema economico che è un
sistema economico prettamente neoliberista che deve essere distrutto,
perché distruggere Wall Street non serve assolutamente a
nulla se poi non portiamo avanti un discorso di politica, di
riforma, di crescita, ma soprattutto di redistribuzione dei
redditi e ho spiegato loro l'importanza della tassazione,
quindi della manovra fiscale.
Negli ultimi 20 anni abbiamo visto
la caduta del livello di tassazione, dell'aliquota di tassazione
relativa ai ricchi, tant'è che negli Stati Uniti l'aliquota più
alta è addirittura del 16%, mentre invece la
tassazione per quanto riguarda le classe medie e le medio - basse è
rimasta pressoché invariata.
Questo è un discorso che secondo
me bisognerebbe portare anche in Italia, domani, quando i nostri
ragazzi scenderanno in piazza nella giornata
mondiale di questa protesta che è una protesta non solamente contro
il sistema finanziario, ma soprattutto contro un sistema politico che
ha reso possibile un'economia delle disuguaglianze.
Secondo me bisogna portare avanti alcuni discorsi relativi
proprio alla politica fiscale e alla manovra fiscale, l'unico modo in
cui noi oggi riusciamo il più rapidamente possibile a ridistribuire
il reddito. Ma anche a trovare quella liquidità sufficiente per
poter uscire da questa crisi e quindi per ridurre i nostri debiti, è
la manovra fiscale. Quindi la tassazione patrimoniale fatta
in modo tale in cui non è possibile sfuggirgli, un esempio che ho
discusso con questi ragazzi a Wall Street è quello della Grecia. In
Grecia adesso questa patrimoniale che è stata imposta proprio per
cercare di ridurre al massimo il debito in una situazione drammatica,
verrà imposta attraverso il pagamento delle bollette
dell'elettricità chi non la paga si vede tagliare
l'elettricità .
Queste secondo me sono delle decisioni che
non devono essere prese nel momento del disastro, quando siamo
praticamente a un passo dal baratro, perché molto spesso è troppo
tardi per poter utilizzare questo tipo di manovra per salvare il
salvabile.
Un'altra cosa importante che vorrei aggiungere è che
qui in America non si parla minimamente di quello che sta
succedendo in Europa e di quello che succede in Grecia,
quindi non c'è quel collegamento che invece abbiamo noi in Europa,
tant'è che quando ho raccontato che in Grecia mancano le medicine,
che ci sono scontri quasi quotidiani nelle strade di Atene, questi
ragazzi mi hanno guardata meravigliati. L'idea che in Grecia ci sia
una sollevazione popolazione, anche violenta per motivi economici, li
ha sconvolti. Quindi il ruolo dei media è ancora
fondamentale , nel senso che chi collega poi questi ragazzi in Wall
Street con il resto del mondo non è Twitter, non è
il sistema dei social network ma sono i network americani. Questa è
una grave limitazione di questo movimento, penso che dovrebbero
cercare di agganciarsi di più al movimento europeo o ancora meglio,
il movimento europeo dovrebbe cercare di agganciarsi a loro.
Ho
parlato con gli indignati spagnoli da Wall Street
due giorni fa, avevo fatto un collegamento radiofonico e ho
raccontato questa storia. Se vogliamo che questo movimento veramente
cambi questo sistema economico - finanziario e soprattutto politico
che ci sta strangolando, dobbiamo fare Rete.
Dobbiamo unirci tutti
quanti, ma soprattutto dobbiamo stabilire le tematiche di tutti
quanti, non possiamo concentrarci in Italia sul precariato
dimenticandoci quello che succede ai greci, non possiamo a Wall
Street concentrarci sulla finanza americana dimenticando quello che
la finanza americana ha fatto in Messico, nel sud- est asiatico e sta
facendo in Europa. Quindi il messaggio è: uniamoci, facciamo
rete e soprattutto usiamo i media alternativi, non fidiamoci dei
media tradizionali .
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