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La gloria del mattino e la cerimonia del tè PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
mercoledì 28 ottobre 2009

La ipomea o gloria del mattino, la guardiamo senza vederla,  per noi è un  fiore usuale,  rustico, non per niente  la chiamiamo campanella con un nome poco importante in fondo la snobbiamo,   per noi  le campanelle son tutte uguali o quasi, se le coltiviamo lo facciamo spesso solo per  "riempire un angolo, eppure non è un caso se anticamente  in Giappone coltivare la "gloria del mattino " era considerata una arte, la  contenevano in vasi e serre, la selezionavano e la curavano onde ottenerne esemplari sempre più belli per grandezza, forma e colore. 




Certo le ibridazioni successive non credo abbiano aggiunto bellezza, ricordo bene le due specie di ipomee che ornavano il giardino della casa in cui son nata, non ne ritrovo più di così belle, di ibridazione in ibridazione, le hanno rovinate.   La mia preferita   era quella con  un fiore azzurro molto scuro e molto grande, che al mattino presto mostrava una trasparenza magica, non so come  altro descriverla, la pastosità del colore  era simile a quella illustrata nella foto , ma  foglie erano assai grandi ed i fiori distanziati ,  grandi occhi azzurri annidati in un fogliame bello e leggero , punto di incontro di farfalle  ed insetti, arrampicata su un vecchio muro, ricca di vita  accoglieva all'interno del rampicante nidi di silvie e luì, un mondo di poesia  che trovava al mattino prestissimo il suo momento più bello, quando i fiori si aprivano pareva che dal cuore del fiore promanasse un raggio di luce fiabesco, un incanto lievemente profumato.

Come si collega questo fiore alla cerimonia del tè è presto raccontato:

 
Nel XVI secolo  in Giappone Sen No Rikiu ,  maestro di cerimonie   di Nobunaga, (militare  che conquistò gran parte del Giappone introducendo molti cambiamenti importanti nel Paese ), formalizzò le regole del Cha no Yu, la cerimonia del tè rimasta immutata da allora. Egli conservò l'incarico anche con Hideyoshi  potente generale del periodo  Azuchi-Momoyama (1573-1614), si racconta  a questo proposito un episodio molto bello, quello del "ricevimento della gloria del mattino".

Rikiu  si dedicava  alla coltura della ipomea stellata,   si sparse presto la fama della bellezza dei fiori del suo giardino, Hideyoshi quando lo venne a sapere volle  ammirare tanta bellezza, gli chiese espressamente di poter prendere il tè del mattino con lui, per potere ammirare il fiore nel suo momento migliore.

Grande fu il disappunto del potente generale quando, arrivato nel giardino di Rikiu , potè vedere che tutti i fiori erano stati tagliati, stizzito si diresse ugualmente nella casa del tè e lì potè ammirare una  perfetta gloria del mattino, ancora bagnata di rugiada che era stata messa solo per lui nel tokonoma, era  la più bella del giardino , unica degna di Hideyoshi  che senza essere distratto dalle altre, avrebbe potuto concentrare la sua attenzione solo su una ipomea,  questo  racconto è la realizzazione perfetta del precetto Zen di   semplicità ed armonia.

 
 Scrive D. T. Suzuki ( Zen  and Japanese Culture) a proposito della cerimonia del tè e della serenità:

" Dove manchi la serenità, l'arte perderà ogni significato..Le pietre del sentiero, il gocciolio dell'acqua, la capanna  dal tetto di paglia all'ombra del vecchio pino, la lanterna di pietra ricoperta di muschio, il borbottio del bollitore, la luce morbida che filtra attraverso la carta di riso, sono tutti elementi tesi ad un unico scopo: creare uno stato d'animo meditativo"


Il rituale della cerimonia non esprime solo estetismo, la tradizione  concretizza un aspetto importante della filosofia Zen, il disprezzo per i beni materiali, per l'accumulo di fortune e la consapevolezza dell'intimo rapporto dell'uomo con la natura, gli oggetti, l'universo.

 

 

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