Leggere favole ai bambini pare diventi esercizio sempre più
sporadico: spesso non abbiamo voglia, siamo stanchi, nervosi e ci
annoiamo. Facciamo male e per più di un motivo.
L'argomento ha una sua immediata rilevanza per chi ha bambini, ma in
prospettiva la ha per tutti noi, se è vero che legger fiabe ai piccoli
aiuta ad allontanare in futuro lo spettro della demenza senile, il
temibile Alzheimer. Se da piccoli in questo senso siamo stati
abbandonati, indietro non possiamo tornare, ma prodigarci per i nostri
figli e nipoti, possiamo e dobbiamo.
I bambini son
davvero come fiori, risentono di ogni più lieve dimenticanza o errore anche involontario da parte di noi
adulti. Costituiscono una enorme responsabilità oltre che una grande gioia,
dobbiamo capirlo fin da prima di decidere di metterli in cantiere o cominciare
a pensarci seriamente fin dal primo momento in cui sappiamo che sono in
cantiere.
Il bambino piccolissimo si forma a contatto dei
genitori/nonni , e tramite essi viene man mano introdotto al mondo, credo che
la fiaba sia necessaria anche per questa operazione : fare da tramite al
passaggio che dovrà avvenire, dal mondo ristretto familiare al mondo esterno.
Il bambino che nel momento di andare a dormire o comunque in un momento di
pausa e tranquillità si senta leggere una fiaba o raccontare una storia, potrà mentre ascolta, fare correre la fantasia e nel
frattempo assuefarsi a linguaggi diversi da quello familiare, il tutto mentre
si sente in un certo senso “coccolato” dalle attenzioni di un adulto che
interrompa le proprie faccende per rivolgere al bimbo quelle attenzioni di cui
ogni bambino ha necessità come del cibo
e forse anche più.
Le favole hanno uno
schema prederteminato: un protagonista che attraverso difficoltà e peripezie,
raggiunge una meta, mentre normalmente i cattivi vengono puniti ed i buoni
premiati. Servono ad esorcizzare incertezze e paure.
Il bambino comincia a percepire il concetto di bene e male
di giusto ed ingiusto, ma non solo, comincia a comprendere che se si vuole
ottenere un successo, si dovrà essere
disposti a lottare per quel che si vuole. In questo modo creatività, fantasia,
linguaggio, coraggio, predisposizione alla azione, si svilupperanno meglio nel
bambino che abbia avuto adulti disposti a leggere / raccontare fiabe. E’
evidente che si sviluppa anche la memoria oltre che il senso di affettività
verso l’adulto, e vediamo bene come in questa moderna società, poiché genitori
indaffarati tendono a esprimere la affettività “regalando cose”, essi in
realtà, non volendo, privano i figli della affettività, con conseguenze che poi
a me pare siano ormai evidenti, forse è ora di cominciare a pensarci
seriamente.
Su netlog Rosanna Costantino, scrittrice di fiabe per bambini: “ Le fiabe,
rispettando la visione magica delle cose, allontanano gli incubi inconsci,
placano le inquietitudini, aiutano a superare insicurezze e crisi esistenziali,
insegnano ad accettare le responsabilità e ad affrontare la vita” aggiunge poi
“ ..”perciò al di la del patrimonio culturale che le fiabe rappresentano,
diffondere il senso delle storie di fantasia è un impegno che dovrebbe essere
sancito dalla “ Carta dei diritti del bambino”, e io concordo appieno.
Tanto importante e necessaria è questa abitudine che
studiosi americani tra cui l’epidemiologo David Snowdon , avendo osservato
sperimentalmente che chi fin da piccolissimo ha avuto sollecitazioni a pensieri
creativi e ha potuto esprimere pensieri creativi avrà da adulto minor
propensione ad ammalarsi di Alzheimer. Pare appurato che quando leggiamo favole
ai nostri figli, queste contribuiamo “fisicamente” allo sviluppo di una parte
creativa e di strutturazione verbale,
allontanando di molto appunto, la demenza senile. E di questo si è occupato il dipartimento pediatrico della Boston University
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