Dal sito L'antitroika
Tre organizzazioni internazionali
stanno distruggendo la democrazia ed il benessere in Europa
di
Chris Richmond-Nzi
In un momento di crescente crisi, il
dibattito politico si è allontanato in modo colpevole da alcuni
punti di riferimento tecnici, necessari per permettere ad i cittadini
di poter esercitare il proprio potere sovrano. L’ordinamento
comunitario e quello internazionale, che influenzano oggi
direttamente ed indirettamente tutte le scelte delle autorità
governative territoriali, vengono spesso citati a sproposito e senza
mai chiarire la loro autorità normativa ed il loro reale
funzionamento.
La società internazionale, fondatasi dalla
transizione degli Stati patrimoniali feudali in pluralità di
monarchie, è composta da Stati sovrani che cooperano e gestiscono le
questioni di comune interesse. Per imprimere maggiore impronta al
processo d’integrazione economica, sociale e culturale, la società
internazionale ha ritenuto opportuno dover creare con una carta o con
uno statuto, enti denominati organizzazioni internazionali,
organizzazioni intergovernative o istituzioni della cooperazione
internazionale, dando loro la capacità di prendere parte ad accordi
tra loro stessi e con gli Stati, in quanto membri della società
internazionale stessa.
In questo modo, anche le organizzazioni
internazionali hanno potuto stipulare, con l’uso del diritto
internazionale, accordi volti a creare ulteriori organizzazioni
internazionali con specifici compiti ed obiettivi predisposti dallo
statuto istitutivo, che non necessariamente devono essere in linea
con quelli degli Stati sovrani.
Le principali fonti usate per la
creazione di norme giuridiche nella società internazionale sono
l’accordo e la consuetudine. L’accordo, denominato anche patto,
trattato o convenzione, è una chiara manifestazione di volontà da
parte di due o più membri dalla quale scaturisce un accordo scritto
e vincolante soltanto per le parti contraenti, impegnando così i
membri contraenti a rispettare reciproci obblighi e diritti. La
consuetudine invece, è una norma vincolante per tutti i membri della
società internazionale, anche per chi non partecipa alla sua
formazione; frutto di un ripetuto comportamento posto in essere da un
sostanziale gruppo di Stati sovrani, la consuetudine viene creata
dalla convinzione che tale prassi sia effettivamente parte del
diritto vigente, diventando così una norma riconosciuta ed accettata
dalla società come non derogabile.
Qualora uno Stato della
società dovesse rifiutare di adeguarsi ad una norma basata sulla
consuetudine e gli altri membri della società dovessero protestare
nei confronti di tale atteggiamento, isolando di fatto lo Stato
obiettore, per non commettere illecito tale Stato deve considerarsi
obbligato ad adeguarsi alla normativa vigente; se anziché
protestare, gli altri membri dovessero accettare o tollerare il
comportamento dello Stato obiettore, ammetterebbero che tale norma
possa subire un’eccezione a beneficio dello Stato obiettore.
Qualora invece l’obiezione provenisse da un gruppo di Stati e tale
prassi si diffondesse in un consistente numero di Stati, la società
internazionale si troverebbe di fronte ad un comportamento idoneo che
potrebbe modificare o abrogare la prassi in vigore precedentemente.
Pertanto, sono gli Stati membri della comunità internazionale che
producono le norme del diritto internazionale a seconda delle loro
volontà, dei loro comportamenti e delle loro convinzioni.
Dopo
la prima guerra mondiale, gli Stati sovrani della società
internazionale hanno istituito una fitta rete di organizzazioni
internazionali volte ad imprimere una maggiore cooperazione tra le
varie aree geopolitiche del mondo. Rinunciando in modo consenziente
alla gestione di determinate questioni di carattere transnazionale ed
internazionale delegando di fatto le organizzazioni internazionali di
occuparsi in nome e per conto loro di tali fenomeni, gli Stati
sovrani hanno coscientemente voluto auto-vincolarsi con degli
obblighi derivanti dalla volontà di appartenere all’ordinamento
giuridico internazionale e di conseguenza, auto-imporsi una serie di
ampi vincoli. Con la fine della seconda guerra mondiale, il processo
di creazione delle organizzazioni internazionali è stato
radicalmente intensificato, inglobando diversi settori fondamentali
della società internazionale. Sono state create varie organizzazioni
internazionali con diversi scopi: da quelli generali a quelli
politici passando da quelli culturali a quelli sociali, sino a quelli
militari. Il risultato ottenuto è stato la creazione delle Nazioni
Unite, della FAO, dell’UNESCO e della NATO.
Il Fondo Monetario
Internazionale, creato volontariamente dagli Stati membri sovrani per
gli Stati membri sovrani, è uno dei membri che compongono il trino
denominato Troika, il terno più temuto del “Trio Tenerezza”
nella Città di Dio. Nel 1957, a seguito di un’inevitabile
dipendenza da parte degli Stati sovrani nei confronti delle
organizzazioni internazionali fu creata la Comunità europea, primo
pilastro e precursore dell’organizzazione internazionale regionale
denominata Unione europea, ente Inter-governativo e sovranazionale il
quale, schierando la Commissione europea e la Banca centrale europea,
completa il trino della Troika, emblema della dottrina del sistema
economico capitalistico emerso con la dissoluzione del blocco
sovietico come unico e supremo regolatore di tutti i rapporti della
società internazionale.
In questo contesto d'interdipendenza
creatosi, dicono falsità quei politici che vedono nell'uscita
dall'euro l'unica possibilità di salvezza, perché anche senza
l’euro, la troika continuerebbe ad esistere. L’Italia, come gli
altri Stati sovrani parte della società internazionale, dovrebbe
anzitutto evitare di affermare, tramite la sua Costituzione, di
«consentire limitazioni di sovranità necessarie» e dovrebbe
soprattutto evitare di «promuovere e favorire le organizzazioni
internazionali», sempre secondo la sua Costituzione.
Tra le
numerose organizzazioni internazionali create dopo la seconda guerra
mondiale, esistono anche quelle con uno scopo regionale ed economico.
Le organizzazioni internazionali con impronta regionale sono formate
esclusivamente da Stati sovrani che appartengono ad una determinata
area geografica o geo-politica. Tra questa categoria si trovano
organizzazioni internazionali come l’Organizzazione degli Stati
africani e la Lega degli Stati arabi, mentre nel 1949, con il
Trattato di Londra, per promuovere la democrazia, i diritti
dell’uomo, l’identità culturale europea e la ricerca di
soluzioni ai problemi sociali in Europa, è stato creato il Consiglio
d’Europa, organizzazione internazionale con obiettivi regionali i
cui poteri vennero nel 2005 estesi, dandole competenze per lo
sviluppo della cooperazione con le altre organizzazioni
internazionali e per combattere il terrorismo, rafforzando così la
sicurezza dei cittadini europei.
Con la conferenza di Bretton
Woods nel 1944 ed i relativi accordi stipulati invece, la comunità
internazionale decise di istituire delle organizzazioni
internazionali con scopi puramente economici destinati a regolare la
politica monetaria, relazioni commerciali e finanziarie della società
internazionale incluse. Vennero così create la Banca internazionale
per la ricostruzione e lo sviluppo, detta anche Banca mondiale ed il
Fondo Monetario Internazionale.
Il Fondo Monetario Internazionale
è stato sì istituito dalla società per promuovere la cooperazione
monetaria internazionale, facilitare l’espansione del commercio
mondiale, contribuire al raggiungimento di alti livelli di
occupazione e del reddito ed evitare svalutazioni competitive, ma i
compiti di maggiore rilevanza che attualmente svolge sono di
assicurare e sorvegliare che le politiche economiche intraprese dagli
Stati membri mantengano l’equilibrio del sistema monetario
internazionale, assistere mediante consulenza gli Stati in difficoltà
nel bilanciare i loro pagamenti e quello di mettere a disposizione
degli Stati sovrani risorse per correggere i loro squilibri
macroeconomici.
Senza dubbio l’evoluzione delle norme
del diritto internazionale ha avuto un ruolo
fondamentale nell'accelerare quel processo di crescita
dell’integrazione economica, sociale e culturale chiamato
globalizzazione, ed anche se oggi le organizzazioni internazionali
hanno il potere di adottare atti vincolanti per gli Stati membri
senza che questi ne diano il consenso, non bisogna dimenticare che
l’organizzazione internazionale è pur sempre un ente voluto e
creato dagli Stati sovrani, ed il suo potere normativo esiste solo
nei limiti a lui conferiti dagli Stati sovrani mediante la
stipulazione del loro atto istitutivo.
Il processo di
cooperazione, d’integrazione e di globalizzazione in atto è stato
ampiamente rodato, ed attualmente le organizzazioni internazionali
intergovernative create hanno superato il numero degli Stati sovrani
membri della società internazionale. La rete d’interdipendenza è
talmente vasta e fitta che non è ammissibile anche solamente pensare
di dibattere sulla permanenza o la recessione dalla zona euro senza
prendere in considerazione l’effettiva natura della tempesta
economico-finanziaria in atto. Non provvedere a modificare la
struttura principale che –regge– la società internazionale nel
suo complesso e pensare di trovare un rimedio proponendo un’eventuale
soluzione regionale, significherebbe non riconoscere la supremazia
del diritto che regola e gestisce l’ordinamento giuridico della
società internazionale posto in essere con la volontà, i
comportamenti e le convinzioni degli Stati sovrani. Significherebbe
inoltre e soprattutto ridimensionare l’importanza e la centralità
delle competenze ed i relativi obiettivi volontariamente affidati
dagli Stati sovrani alle varie organizzazioni internazionali
attraverso l’istituzione dei loro statuti.
Uno dei problemi
fondamentali è che «gli Stati membri della comunità
internazionale, considerando l’importanza fondamentale degli
accordi quale fonte di diritto internazionale e quale mezzo per
sviluppare la collaborazione fra le Nazioni, affermano che le norme
del diritto internazionale consuetudinario continueranno a regolare
le questioni non disciplinate dalle disposizioni» della Convenzione
di Vienna sul diritto dei trattati. Ciò significa che Stati membri
della società, nel momento in cui producono, accertano ed attuano
coercitivamente il diritto internazionale direttamente o
indirettamente, tramite le organizzazioni internazionali, di cui sono
effettivamente sia parte che proprietari e, nel momento in cui
rendono le norme internazionali da loro create,
applicabili all'interno dei propri ordinamenti giuridici
interni, non sono complici, ma coscienti colpevoli del meccanismo in
atto.
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