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Lo stupro del “padrone” e quello del “predone”: un crimine e due culture
Scritto da Marista Urru
sabato 24 gennaio 2009
immagine da Metaphorum
In questi ultimi giorni abbiamo avuto in cronaca ancora
stupri, due in particolare hannocolpito
diversamente la pubblica opinione e gli Italiani, che in gran parte, tanto per
dimostrare che il lupo perde il pelo ma non il vizio, si sono sotterraneamente
divisi : gli unihannovoluto sottolinearelo stupro del “padrone “ italiano, il crimine
nei confronti di una giovane romena o forse rom, e come tale in condizione di
netto svantaggio, ma chefortunatamente
non ha subito affatto in silenzio, ma “ ha parlato”. Mentre il fatto di cronaca
di poco più recente, lo stupro di gruppo a Guidonia, ha colpito immagino tutti
i benpensanti ,anche colorouomini e donne che potendo fare ascoltare la propria
voce, hanno taciuto per i loro più disparati motivi.
Uno stupro, spero vivamente almeno questo sia acclarato, contro chiunque venga consumato e da chiunque
venga subito, è un crimine, anche se alcuni danno
l’idea diessere meno sensibilizzati
all’una o all’altra fattispecie.
Abbiamo nel nostro Paese, ma credo anche in altri Paesi che si atteggiano a virtuosi rispetto a
noi, favoriti in questo atteggiamento dai nostri soliti provincialotti detrattori della italia , dalla quale va detto, riescono a prendere più di altri e poi sputano sul piatto in cui mangiano ,e che coltiviamo in
casa nostra con successo , una solida tradizione di molestie e stupri del “padrone maschio”
verso la donna che vuole o deve lavorare. Un lentissimo percorso accidentato
verso la emancipazione non ancora completata della donna da certi medievali
servaggi, secoli di lento lavorio prima che si creasseuno zoccolo duro culturale soprattutto nelle donne, che permette che
certi atteggiamenti siano stigmatizzatiper quel che sono : un crimine da non accettare né da sottostimare.
Certo la
strada è lunga ancora, ma la via è segnata. Da questa pecca culturale ancora
presente nel Paese, ancora non risolta, sembra nascere lo stupro della giovane
romena.
Poi arriva lo stupro di Guidonia, una furia bestiale di
uomini senza pietà , brutali e violenti, un crimine consumatosecondo canoni che anche da noi si presentano
eccezionalmente nelle sacche di degrado, nonnascondiamocelo, ma sono appunto sacche di degrado che presumibilmente
con l’avanzare del benessere si potrebbero, se la politica e gli amministratori
pubblicifacesseroil suo mestiere invece di dedicarsi agli affari
allegramente abbarbicati a Banche , Finanziarie, Armigeri, mafie, camorre, e quanto altro, sconfiggere semplicemente con
la vera scolarizzazione, con il vero esercizio ed insegnamenti di valori che
sono contemporaneamente in bocca a tutti e sotto i piedi ditroppi di coloroche contano, presi nel vortice della cultura delle parole e della contemporanea adorazione del potere ede danaro.
Uno stupro che ci colpisce non solo per la violenza che
esprime , ma perché è frutto di una “cultura” chiamiamola così, del maschio
predone che ruba, e se vuole ammazza comegiusto “bottino di guerra”. I cinque di Guidonia e i molti ospiti che
qui stuprano, uccidono, bastonano,compiono i loro crimini in una logica medioevaledel predone che ha diritto tra l’altro alla
preda di guerra, per i qualila donna è
“cosa”,al pari di quello che ruba, per
cui non ha percezione di colpa , visto che lui
ruba per vivere, per un bisogno primario e non mette in conto di lavorare per vivere, da secoli in certe realtà è
legittimo rubare, distruggere, uccidere.
Sprazzi di un tempo che fu; secoli
difaticoso cammino verso la civiltà ci
dividono e i volenterosi di buon cuore, ma ancora di piùi furbetti di mestiere che pure ci sono, lo capiscano alfine: debbono io credo, convincersi che la
accoglienzanon può esser fatta alla
cieca mettendoci in pasto a simili soggetti, ma va fatta con giudizio e
discrezionalità necessariamente, come molti sindaci di sinistra anche hanno
compreso nell’esercitare il governo delle città loro affidate con senso di
responsabilità senza indulgere ad ideologie belle sulla carta, ma
chenel
permissivismo ammantato di
buonismo e di feroce indifferenza per le vittime italiane "colpevoli"
di appartenere ad una società "opulenta" ( creata da secoli di lavoro e
di civiltà ) comportano effetti criminogeni e trainanti per le nostre
sacche di degrado, il tutto sulla pelle in primis delle donne e poi degli altri
soggetti deboli.
Un minimo di responsabile consapevolezza me la sarei aspettata
almeno dalle donne, sono rimasta delusaancora
una volta.
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1. il reato di stupro Scritto da
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, il 24-01-2009 15:25 Ciao Gaspare, ho letto "Ali spezzate.." è bellissima. La iniziativa di cui parli è da seguire, mi era sfuggita in questi giorni , io di sicuro mi unirò al gruppo, grazie di averne scritto qui, dove spero di poter continuare a cercere di sensibilizzare, le donne in primis, ma anche gli uomini, uniti si riesce a ottenere un capovolgimento culturale che non sia semplice opposizione e concorrenza al maschio visto per quel che non è : un nemico. un saluto
2. INTRODUCIAMO IL REATO DI "STUPRO" ! Scritto da
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, il 24-01-2009 13:40 La violenza carnale sulle donne è tema, purtroppo, sempre d’estrema attualità, da troppo tempo...
Nei giorni scorsi è stata pubblicata su http://spaziolibero.blogattivo.com una poesia, “Ali spezzate…”, dedicata: - a tutte le donne vittima di violenza (fisica e/o psicologica), - a tutte le donne costrette a subire umiliazioni e soprusi, prevaricazioni ed abusi a opera di uomini fatti bestie, - a tutte le donne prigioniere in casa e/o vittime di una società maschio-centrica.
“Ali spezzate…” è diventato, in seguito, anche un gruppo di utenti su facebook, con l’obiettivo: a- di sensibilizzare le persone sul tema b- e di costruire un ampio consenso su una specifica proposta di riforma del reato di violenza sessuale. L’idea animatrice del gruppo “Ali spezzate…” è che la violenza sessuale rappresenta la più grave lesione della “dignità” della persona, con ripercussioni fisiche e soprattutto psicologiche irrimediabili e drammatiche, che spingono molte vittime della barbarie dell’uomo all’annichilimento personale ed all’autodistruzione, ad una vera e propria lenta “morte interiore”. In ragione di ciò, il gruppo avanza una proposta di riforma normativa del codice penale chiara e forte, articolata in due punti:
1- introduzione il reato di “stupro”, in luogo di quello di “violenza sessuale” (art. 609bis c.p.). Non molti cittadini sanno che non esiste giuridicamente lo “stupro” (benché il termine sia giornalisticamente molto usato…) ma solo il reato di “violenza sessuale”, nella cui fattispecie giuridica rientrano condotte illecite dalle più svariate connotazioni: dalla violenza carnale vera e propria ai meri atti di libidine violenti. Ad esempio, configurano lo stesso reato (la violenza sessuale) sia lo stupro ai danni di una ragazza sia il palpeggiamento del seno della paziente da parte di un medico (ex Cass. Sez. III 1.2.2006 Giuliani). Differenziare giuridicamente le condotte di stupro (o “violenza carnale”) dai meri atti di libidine non vuole sminuire la gravità di queste ultime condotte ma semplicemente evidenziare la maggiore gravità dello stupro, che va inquadrato a tutti gli effetti come uno dei “crimini” contro le donne!
2- equiparazione dello stupro all’omicidio volontario, dal punto di vista delle relative sanzioni penali. Ciò comporterebbe il conseguente innalzamento della pena edittale prevista per la violenza carnale dagli attuali “da 5 a 10 anni” (art. 609 bis c.p.) a “non meno di 21 anni” (art. 575 c.p.). Non si tratta di una proposta “provocatoria” bensì concreta e realizzabile, che trova la sua “ratio iuris” sia nella estrema gravità dell’offesa arrecata sia nell’ormai diffusa consapevolezza delle conseguenze atroci patite dalle vittime di tale reato.
Si invita, allora, il Parlamento a valutare l’opportunità di una riforma del c.p. in tal senso, importante: a- sia per il messaggio “deterrente” che produrrebbe sulla pubblica opinione b- sia per il concreto soddisfacimento delle “esigenze di giustizia” espresse dai familiari delle vittime di tali reati (spesso sentite insoddisfatte).
Chiunque condivida tale proposta (che è stata trasmessa, a titolo “esortativo”, alle massime autorità politiche italiane) è invitato a contribuire a formare una “rete” per promuovere la presa d’atto della necessità di una riforma, anche diventando membro del gruppo su facebook.