Depongo la mitraglia tecnica per
raccontare a te una storia. Chi sei tu? Ah, questo non lo so, io
spererei che tu fossi quello 0,2% fra coloro che mi leggono che
capisce la compassione. Degli altri, grazie di tutto, ma non me ne
frega nulla, cioè non mi interessano ste frotte di italiani che
adorano essere informati, della serie “grazie Barnard, sei grande,
non mollare mai!!”. Ok, sono informati, e poi? Ti faccio notare una
cosa: in quasi tutti i miei lavori, soprattutto nelle due versioni
del Più Grande Crimine, io ho speso parole forti sul punto per me
più importante in assoluto, che è la pena che ho sentito per chi fu
schiacciato, sfregiato e umiliato da questo sistema economico e
sociale. La stessa pena che sento ora per tutti coloro che oggi
patiscono lo stesso destino. Sono tanti, ma tanti.
Ora pensa:
fra le centinaia di migliaia di letture, commenti e diatribe che il
mio lavoro ha innescato, nessuno mai, nes-su-no, ha evidenziato i
miei accenti posti su quella sofferenza. Fatti un viaggio fra i
commenti di siti noti come Comedonchisciotte o nei gruppi che parlano
del mio lavoro su Facebook o in tanti altri blog dove io spunto. Vi
trovi una varietà di individui che contribuiscono annotazioni che
vanno dall’abiezione, al cinismo, allo sterile, o che, al meglio,
sono inutili appassionati. Ma nessuno si ferma sulla pena, sulla
compassione per i milioni di esseri umani che vivono sulla loro pelle
il sadismo del Vero Potere, cioè per il popolo delle strade di
asfalto, non quello delle strade informatiche. Nessuno neppure la
considera quella immensa pena.
Lo so: io meno fendenti
pesantissimi talvolta, ma perché? Perché io so che la macchina del
Vero Potere è due secoli avanti a qualsiasi reazione popolana
immaginabile, e solo eguagliandone la maniacale preparazione potremo
combatterli.
Loro sono precisi come robot chirurgici, noi
dobbiamo essere identici. Loro sono diffusi capillarmente, noi
dobbiamo essere identici. Loro lavorano 24 ore su 24, 365 su 365, noi
dobbiamo essere identici. Rimanere indietro anche di un solo giro
significa aver perso. Perso cosa? Persa la possibilità di
licenziarti dal datore di lavoro che ti tocca la *** da cinque anni,
e tu sei alla disperazione, ma hai la bimba a casa
e non puoi difenderti; là fuori non c’è un altro lavoro per darti
da vivere. Perso il futuro di tuo figlio Andrea, che volevi mandare
ad architettura a Firenze,
ma no, farà il barista con te, fine dei sogni di un padre, fine del
futuro di un figlio. Perso tua madre per un cancro, perché l’hanno
operata un anno e due mesi più tardi del dovuto, visto che per la
clinica privata non ce n’era. Persa la voglia di vivere, perché
con crediti per 700 mila euro, che nessuno ti pagherà più, hai
dovuto chiudere la litografia a mandare a casaLuca, Piero, Sandrino, Pierluigi, Carlotta, Emilia, Enza e Giovanna.
Era la tua famiglia dal 1993. Pierluigi aveva appena acceso un mutuo
e fatto due gemelli. Tu ieri sei stato dal neurologo che e ti ha
detto: le rimane il litio, signor Mauro, lei non può continuare
così. Perso la testa giovedì scorso, quando nel corridoio
dell’ufficio di quartiere hai urlato “lei è una merda!” al
medico legale che ti aveva detto “Signora V., lei non può chiedere
quello che non c’è, non ha l’unico Alzheimer di Bologna in casa.
Non avete parenti che possano aiutare?”. E queste sono tutte storie
e nomi veri, sofferenza vera. Perso la possibilità di essere
rispettati come persone, di avere un futuro, di non soffrire come
bestie, e di non dover morire così, dopo aver ingoiato tutto da
perdenti e per il profitto di pochissimi altri.
Io meno
fendenti, perché chi si autoproclama paladino della lotta contro gli
aguzzini della mostruosa macchina del Vero Potere - cioè paladino di
tutte le persone vere sopra descritte e di milioni come loro,
paladino della loro sofferenza vera, vera! - deve essere un mostro di
competenza che darà tutto se stesso per essere micidiale tanto
quanto il nemico. Se non lo è, se prende scorciatoie, se non si
pensa a sua volta macchina perfetta e chirurgica e se non lo è
davvero, ma lo stesso pretende di vestire il manto del vendicatore,
allora è un buffone in cerca di visibilità, di vendite di libri, di
carriere, dell’adorazione di patetici fans, è un approssimativo
ignorante, una ‘bella anima’, che però straparla per cavalcare
la news di moda, come quelli che io giustamente prendo a calci.
Buffoni impietosi falsari che spacciano sciroppi da circo per la cura
della sclerosi multipla.
Che cosa è la Modern Money Theory,
cioè l’MMT? Te la metto così.
Una sera di febbraio di
quasi due anni fa ero su Skype con l’economista Randall Wray, il
timido americano con la voce quieta che ha raccolto il lavoro di
giganti dell’economia come Keynes, Robinson, Lerner, Knapp, Godley,
Goodhart, Minsky, e l’ha adattato all’economia moderna. Non avevo
la più pallida idea che mi stesse parlando di MMT. Gli stavo
proponendo i miei studi sul Vero Potere per capirne la parte
finanziaria, lui continuava a ripetermi questa cosa della moneta
moderna, lo Stato la possiede, la può spendere per noi, a debito.
Non so come sia accaduto, ricordo un ronzio della mia testa che di
colpo si è formato in parole, e mi è uscito quasi un urlo: “Randy!
Randy! Stop… What you are saying, God!, what you are really saying
is that we owned the goose that lay the golden eggs! For God’s
sake! Yes! We did!”. “Randy, quello che mi stai veramente dicendo
è che noi avevamo per le mani la gallina dalle uova d’oro,
Cristo!, sì!, certo, l’avevamo!”. Dall’altra parte della linea
mi arriva lui, come lui è, mi arriva il suo “Yep!”, cioè:
esatto, in slang. Fine commenti, non una sillaba di più. Randy è
così. Ma io stavo già catalizzando le forme del più grande crimine
commesso contro le società occidentali dalla fine della seconda
guerra mondiale a oggi, proprio il cuore del male, ed ero saltato
sulla sedia perché lo vedevo. Letteralmente, davanti agli occhi,
come in fotogrammi netti che si srotolano nel passato italiano, mi
erano ricomparsi gli ospedali fatiscenti degli anni sessanta e gli
ammalati a morire nei corridoi, gli emigranti italiani ammassati come
bestie nelle cantine tedesche o belghe, i morti durante gli scioperi,
gli analfabeti del sud finiti nelle mafie pur di mangiare, la vita
nei palazzoni-caserme degli sfollati dalle campagne della fame in
Molise, Abruzzo, Lazio, persino in Veneto, i turnisti delle fabbriche
micidiali della padania, le scuole coi banchi degli anni ’30 e i
computer solo un miraggio, i nostri vecchi a morire negli ospizi
della tortura istituzionalizzata come fine vita. E tanto altro, tutto
compresso in un istante. Era tutto stato voluto a tavolino, non fu
mai necessario che accadesse, non fu mai un accidente dell’economia,
fu solo per profitto, di pochi.
Randall Wray stava là, aveva
capito che io avevo capito, e solo al termine del mio pathos aveva
aggiunto, e sempre con la sua cantilena da Mid-West: “It’s so
frustrating. You see all these progressives that scream about the bad
stuff in the peripheral, like the big banks, the multinationals,
capitalism. Ok, you can criticize that, but they don’t understand
the core issue, what modern money could have done for people and for
democracy. What it could do now”. “E’ così frustrante. Vedi
tutti questi di sinistra che si agitano sui mali laterali, come le
mega banche, le multinazionali, il capitalismo. Ok, si possono
criticare, ma non capiscono il punto centrale, cioè cosa il denaro
moderno avrebbe potuto fare per la gente e per la democrazia. Cosa
potrebbe fare ancora oggi”.
Tutto iniziò quella sera. Io ho
semplicemente messo assieme ciò che sapevo dei meccanismi di potere
sovranazionale con l’essenziale verità di macroeconomia dello
Stato di Randall Wray e della sua Modern Money Theory: uno Stato con
propria moneta sovrana può comprare tutta l’occupazione che vuole,
tutta l’assistenza sociale che vuole, tutta l’istruzione che
vuole, tutte le case per gli sfrattati o per i giovani che vuole, e
creare una cittadinanza protetta, forte, non impaurita, non
ricattata, non ignorante. Può creare la VERA DEMOCRAZIA. Uno Stato
con propria moneta sovrana e legittimato dai suoi cittadini nel nome
del bene comune, può decretare la morte della mefitica macchina del
Vero Potere, e per sempre. Lo può fare, lo poteva fare. Era la
nostra gallina dalle uova d’oro. Perché non è mai accaduto? Da
qui iniziò la mia ricerca su quel perché, che ha partorito Il Più
Grande Crimine.
La scena di povertà più orribile che ho mai
visto nella mia vita fu nel 1999 in Africa. Filmavo la puntata di
Report “Un debito senza fondo”, su come il Vero Potere
aveva distrutto milioni di vite africane nel momento in cui quel
continente aveva immaginato una sua riscossa, che doveva passare
attraverso il New International Economic Order di 40 anni fa. Quella
scena di miseria mi passò davanti a telecamera spenta. Ero in
Tanzania con un gruppo di politici, mi stavano portando a visitare un
impianto di produzione di farina di mais per la polenta bianca, il
cibo di sopravvivenza di tutta l’Africa sub sahariana. Dovevo
filmarlo perché il Fondo Monetario Internazionale aveva appena
imposto l’austerità a quel Paese, cioè stop agli aiuti di Stato
per la produzione di alimenti, fra le tante misure. Una cosa nazista.
Il complesso, fatiscente ammasso di silos e capannoni sovietici, si
ergeva su una spianata di argilla desertica, quasi savana, ed era
servito da una strada sterrata che eruttava nuvole di polvere
spaventose al passare di ogni camion carico di mais. Si doveva stare
sopravento a quelle tempeste, per non esserne impastati come chi
fosse caduto in una vasca di gesso ingiallito. L’approccio degli
ultimi metri prima delle cancellate era obbligatoriamente a piedi, e
io camminavo in fila indiana coi locali accompagnatori. La sfilza dei
camion era continua, serrata, rombo e polvere e vento da stordire un
rinoceronte. A poco dall’entrata vi fu un vuoto di passaggi degli
automezzi e tutto si placò. Al calare del polverone, una figura si
materializzò alla mia sinistra, come in un incantesimo da teatro
dell’ottocento. Vidi una cosa piccola, gobba, tutt’uno con
l’argilla, il volto una maschera gialla dove la terra si era
incrostata fra le pieghe della pelle di una donna vecchissima, secca
da far pensare che potesse prendere fuoco sotto quel sole, la carne
umana l’aveva abbandonata da tempo. Non so dirvi gli stracci che la
ricoprivano, se erano stracci, sacchi di plastica, o cosa. Ho visto
muoversi solo il suo braccio destro, sembrava un ramo di legno nero,
la mano che separava la sabbia con movimenti circolari lenti, quella
donna aveva il petto a meno di un metro dal suolo, non so come stesse
in piedi. Mi dovetti fermare, gli accompagnatori se ne accorsero e
tacquero. Poi la donna mi mostrò la povertà: cercava e raccoglieva
singoli chicchi di mais caduti dai camion, e li metteva nel pugno
dell’altra mano. Per mangiare.
Capire, chiedere, decidere.
Fu tutt’uno. Capire, che ero un’insulsa bella anima che credeva
alla personale assoluzione dai mali del mondo perché armato di mezzi
patetici, nozioni approssimative, e un titolo di giornalista
d’assalto immaginavo di poter combattere la colossale catena di
smontaggio delle decenza umana rappresentata dal Vero Potere globale.
Chiedere, a quella donna di maledirmi nell’ora della sua
vicinissima morte se non avessi speso il resto della mia vita a
studiare tutti gli ingranaggi di quella catena con una perizia
maniacale al fine di veramente fermarla, perché solo e solo così
noi uomini e donne dotati di compassione avremmo potuto ripulire per
sempre quella scena dal registro dell’infamia. Decidere, che non
avrei avuto altro da dire, a voi che mi leggete, se non questo, da
quel giorno in poi. Ed è solo questo che io sto dicendo da anni e
anni, che lo dica per la tragedia palestinese, per l’imperialismo
militare dell’Occidente, per l’economia del Più Grande
Crimine.
La sofferenza di chi è preso nelle maglie del Vero
Potere - dal disoccupato italiano alle altre carcasse di legno secco
che cercano cicchi di mais fra la polvere, dall’Africa ad Haiti o
al Brasile - la dovete ignorare e neppure osare avvicinarvi se
credete che si possa combattere anche solo un metro al di sotto della
genialità efficientista e della maniacale organizzazione del Vero
Potere, o essendo anche solo di una pagina più ignoranti della sua
agghiacciante perizia. Fare altrimenti è un insulto a quella donna.
E la quasi totalità delle belle anime che guidano la lotta al mostro
Neoliberista la stanno insultando.
Ora tu, e solo tu fra le
migliaia di persone che leggeranno per nulla queste righe, tu che le
hai capite, tu sai cosa ha fatto per me la Modern Money Theory di
Randall Wray. Mi ha messo nelle mani l’arma che mi mancava, e che,
caricata col fuoco di una conoscenza completa del funzionamento del
Vero Potere, potrà esplodergli il colpo che lo abbatte, niente meno.
Perché l’MMT funziona in Italia e in Tanzania allo stesso preciso
modo, ed è per l’economia, la democrazia e la decenza umana quello
che la penicillina fu per l’umanità intera. MMT è uno Stato,
legittimato dai cittadini, con la sua moneta sovrana spesa a deficit
per loro prima di tutto, fino alla loro completa sicurezza e
benessere. E’ il compimento ultimo della democrazia.
E sogno
che fra non troppo tempo potrà esistere una favola da raccontare ai
nostri bambini che inizierà recitando “C’era una volta un pugno
di chicchi di mais intrisi di sabbia…”, e che finirà così
“Ma oggi, bimbi, per fortuna non c’è proprio
più”.
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=279
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