di Paolo Barnad
(Il Più Grande Crimine spiegato agli anziani, agli adolescenti e a persone del tutto digiune di economia)
Nonna: Paolo, tu spieghi tante cose, ma insomma, mi
dici perché c’è la crisi?
P. Nonna, io te la
spiego, ma prima devi aver pazienza e capire delle cose. Poi ci
arriviamo.
Nonna: Ci ho pensato a quello che mi hai
detto l’altra volta, sai? Quando ti portavamo a Cesenatico da
bambino stavamo in albergo in quattro dal primo al 20 agosto, e poi
una settimana nella pensione in montagna col nonno. Oggi chi se lo
può permettere fra la gente come noi? Il governo che ci dava i
soldi, hai detto. Ma dove li prendeva?
P. Vero nonna, verissimo.
Una cosa alla volta. Ti ricordi che ti ho detto che voi nel 1950, voi
nel contenitore dei cittadini privati, avevate, fa conto, 100 soldi e
che poi sono diventati molti di più? Ti ho detto anche che solo il
governo e le nazioni straniere possono mettere soldi nuovi al netto
nel contenitore dei cittadini, che se no si passano sempre gli stessi
soldi fra di loro. Ok, infatti in quegli anni fu proprio un governo,
il nostro, e una nazione straniera, l’America, che ci resero più
ricchi. Il baby boom… i governi italiani degli anni ’50 e ’60
spesero la lira a frotte, poi c’erano gli americani che ci
compravano le cose a frotte, e investivano da noi.
Nonna:
Anche se c’erano i comunisti… lo diceva sempre il nonno “totta
colpa dal sindaché”…
P. Bè, no. Guarda che i
comunisti anche allora, sotto sotto, avevano rassicurato sia gli
Agnelli che gli americani che il capitalismo era ok per loro, poi in
piazza facevano i sovietici... vabbè, questa è un’altra storia.
Come ho detto, furono proprio due contenitori esterni al contenitore
di noi cittadini privati che ci diedero i soldi del baby boom, il
governo e l’America. Intendo soprattutto loro, per essere
semplice.
Nonna: Ma con che soldi? E dove sono oggi
quei soldi, che siamo con sto debito pubblico che dicono tutti che è
un disastro?
P. Giusto, con che soldi. L'America aveva
i suoi e l'Italia pure. Ma dove li pescavano? Ecco come può usare i
soldi uno Stato. Pensa a una cosa: pensa all’Italia di allora.
Fatti questa domanda: chi dava le lire all’Italia? Qualcuno per
caso arrivava da noi con delle navi cariche di lire? No. Le portavano
dall’estero sui camion? No. Erano i tedeschi a fabbricare le lire?
No. Eravamo noi italiani a farle in cantina? No. E allora chi le
creava le lire?
Nonna: Lo Stato.
P. Sì,
esatto. E da dove le prendeva? Sai da dove? Da nessuna parte, le
stampava dal nulla o scriveva su dei pezzi di carta “questo titolo
vale 1000 lire, firmato: lo Stato”. Così faceva l’Italia, ma
guarda che ancora oggi l’America fa la stessa cosa, anche il
Giappone, la Svezia, insomma tutti gli Stati che hanno una loro
moneta se la inventano dal nulla, e in teoria senza limiti. Infatti
può uno Stato esaurire l’inchiostro per la stampa? Può esaurire
le proprie firme? No. Quindi in teoria uno Stato con propria moneta
può inventarsene quanta ne vuole. Lo Stato in Italia aveva il suo
amministratore, il Ministero del Tesoro, e la sua banca, la Banca
Centrale che materialmente spostava i suoi soldi. E come spendeva lo
Stato italiano? Cioè come metteva soldi nuovi al netto nel
contenitore dei cittadini privati? Semplice. Fa conto che lo Stato
decideva di fare una scuola. Chiamava un’impresa e gli diceva di
farla. Pagava il dovuto sul conto corrente di quella impresa, che poi
pagava gli stipendi agli operai. Cosa era successo? Lo Stato si era
inventato, fa conto, 1 milione e lo aveva versato a un membro del
contenitore dei cittadini privati, cioè quella impresa. Il
contenitore andava a + 1 milione di soldi nuovi senza che nessuno al
suo interno li avessi contemporaneamente persi (spesi). Soldi che poi
si spargevano in giro (perché gli operai spendevano gli stipendi, o
quell’azienda assumeva ecc.). Lo Stato scriveva – 1 milione sui
libri contabili al Tesoro. Fine.
Nonna: Sì, ma poi
alla fine a forza di spendere di qui e di là, con tutti sti meno,
alla fine lo Stato non fa bancarotta?
P. No. E con chi
la fa, scusa? Con se stesso? Uno fa bancarotta se deve dei soldi a
qualcun altro che glieli ha dati. Ma lo Stato italiano li inventava
dal nulla, li doveva a se stesso. Tu devi capire che per me e per te
i soldi sono una cosa che ci dobbiamo procurare col lavoro, coi
prestiti, insomma, i cittadini e le famiglie non possono spendere
senza limiti, perché poi devono lavorare come negri o fare debiti
che se non li ripaghi ti fanno un mazzo così. Ma lo Stato italiano
quando spendeva non faceva altro che aggiungere numerini ad altri
numeroni, e cosa gliene fregava se aumentavano sempre? A chi li
doveva quei numerini/numeroni? A se stesso. Guarda che è così per
tutti gli Stati che hanno una loro moneta. Infatti i conti di tutti
gli Stati moderni sono numeroni con davanti un meno, e che aumentano
sempre, da sempre. Gli Stati Uniti hanno un conto in rosso da 200
anni, e che è sempre più alto ogni anno, cioè ogni volta che
spendono dollari. I soldi per lo Stato sono solo numeri, non soldi
veri, e gli servono solo per darci da vivere, e ce ne potrebbe dare a
sufficienza per farci stare bene tutti. Ecco da dove prendono i soldi
gli Stati che hanno una loro moneta.
Nonna: Ma cosa mi
dici? Ma allora sto debito pubblico? Dicono tutti che è la gente che
lo deve poi ripagare, se no perché si chiama pubblico?! Io mi
ricordo quando c’erano i Bot…
P. Ci sono ancora
nonna…
Nonna: Sì, va bé, il governo non faceva
altro che chiederci dei soldi in prestito con sti Bot, e noi glieli
davamo, ma poi lo Stato ci doveva ridare dei soldi veri, altro che
inventati, e con gli interessi! E se era come dici tu, perché
venivano a chiederci i soldi a noi? Uno non va a elemosinare soldi
dalla gente se ne ha quanti ne vuole. In televisione dicono che poi
quel debito ce l’abbiamo come una palla al piede anche oggi. Tutta
colpa di allora.
P. Ti spiego tutto. Il fatto che il
debito dello Stato, che poi ripeto è solo un numerone con un meno
davanti, si chiami “pubblico” è una truffa. Una colossale truffa
inventata da gente potente che ha tutto l’interesse a tenerci in
soggezione, e intendo dire tener sotto sia noi che lo Stato, poi ti
spiego. Ma stiamo sul debitone italiano che tu dici che noi tutti
abbiamo per colpa dei governi di allora. Il debito ‘pubblico’
interno, cioè quello che poi tu credi che noi cittadini dobbiamo
ripagare allo Stato, si forma in due modi: 1) quando lo Stato spende
per noi, cioè ci fa le scuole, le strade, quando paga gli stipendi e
le pensioni ecc.; 2) e quando vende i titoli di Stato. Nel primo caso
le cose stanno come abbiamo già detto: le aziende che ricevono il
pagamento dello Stato per fare la scuola o per fare un ponte
diventano più ricche; il cittadino che viene curato all’Usl riceve
un servizio ma il medico prende uno stipendio, e ci guadagna; chi
lavora riceve uno stipendio o una pensione, e ci vive ecc.. Insomma,
il loro conto corrente va + ogni volta che lo Stato spende. Fine.
Come fa questo a essere un debito dei cittadini o delle aziende? Nel
secondo caso quando lo Stato vende un suo titolo cosa succede?
Succede che chi lo compra vede i suoi soldi che si spostano da un
conto corrente della banca sotto casa, che gli dava un interesse
ridicolo, a un conto corrente speciale dove i suoi soldi prendono un
interesse superiore. Cioè, quel compratore è più ricco. Punto.
Dov’è il suo debito? Non c’è. La spesa dello Stato (spese +
titoli) che usa la sua moneta, ricordati, non è mai il debito dei
cittadini. E’ la ricchezza dei cittadini. Per forza, ricevono soldi
nuovi al netto nel loro contenitore. Nonna, sei stanca?
Nonna:
No, dimmi pure.
P. Allora ti dico una cosa un po’
difficile: in realtà sai cosa veramente succede quando uno compra un
titolo di Stato? Fa conto che lo compra per 10.000, tutto quello che
accade è che degli impiegati alla Banca Centrale premono dei tasti
su dei computer che spostano i suoi 10.000 dal conto della sua banca,
che sta registrato su quei computer, al conto speciale dei titoli di
Stato, che sta sempre su quei computer. Tutto qui. Nonna, sono solo
numeri che si spostano, non soldi veri che passano di mano.
Nonna:
Sìì! Ma quando tuo nonno comprava i Bot, lo Stato glieli doveva o
no quei soldi? C’aveva o no un debito con tuo nonno?
P.
Sì, glieli doveva, ma non aveva nessun debito. Perché quando glieli
doveva ridare, sai cosa faceva lo Stato? Diceva allo stesso impiegato
di pigiare i tasti di quel computer alla rovescia, cioè le lire del
nonno tornavano indietro dal conto speciale dei titoli di Stato al
conto del nonno alla sua banca. Fine. Gli interessi da dare al nonno?
Facile, fa conto che fossero 150 lire: lo Stato si inventava un altro
gruzzoletto da 150 lire e lo accreditava sul conto del nonno. Oppure,
semplifico, scriveva su un altro pezzo di carta “questo titolo di
Stato vale 150 lire”, trovava un altro italiano che se lo comprava
e le 150 lire di questo italiano venivano spostate dal solito
impiegato alla Banca Centrale dal suo conto in banca a quello del
nonno. Ecco pagati gli interessi. E così via in una catena che si
rinnova sempre. Lo Stato onora il tuo titolo con i soldi di un altro,
e il titolo di questo con i soldi di un altro ancora,
all’infinito.
Nonna: Ma no, scusa, è vero o non è
vero che lo Stato nel frattempo se li spendeva i soldi che gli
avevamo dato? E allora col cavolo che bastava pigiare dei tasti da
qui a là, i soldi erano stati spesi!
P. No!
Assolutamente no. Impossibile. Non aveva senso. Scusa: io Stato, che
posso inventarmi i soldi quando mi pare, devo fare tutto un casino
della malora con sti titoli per venire a chiedere a te dei soldi che
mi posso inventare quando voglio? Ascolta quanto sarebbe stato
assurdo: io Stato spendo inventandomi le lire, poi vengo da te e te
le chiedo indietro col titolo di Stato, e poi ancora te le ridò
spendendo di nuovo… Ma che senso ha? Infatti non succedeva mai.
Guarda nonna, non te l’hanno mai detto, ma quando lo Stato italiano
emetteva i titoli, lo faceva apposta e solo per scelta volontaria
(più altri motivi molto tecnici). Mai per trovare denaro da
spendere.
Nonna: Ah! E le tasse allora? Non è con le
tasse che poi ci toccava di ripagare il debito pubblico? Sai quante
tasse abbiamo pagato io e tuo nonno?
P. No! Le tasse
non sono mai servite a ripagare alcunché. Nonna! Ti ho detto che il
debito dello Stato NON è pubblico, non insistere, non lo ripagavate
con le tasse, non lo ripagavamo noi, e neppure lo Stato. Le tasse te
le spiego fra un bel po’. Una cosa alla volta.
Nonna:
Sarà. Mah, è come se mi dicessi che lo zucchero è sempre stato
salato, ma ti credo, tu hai studiato.
P. Sì, ho
studiato molto. Nonna, ci hanno sempre raccontato queste cose al
contrario, e il perché è una cosa molto seria, lo capirai fra
qualche giorno. Ora stiamo su come spendeva l’Italia, sul fatto che
il debito pubblico è stata un’invenzione, e che in realtà è un
debito finto per lo Stato ma è ricchezza vera per i cittadini
privati.
Nonna: Ma perché dici sempre tutto al
passato? La lira, era, facevano, i Bot del nonno…
P.
Anche questo te lo spiego più avanti, ed è una storia
criminale, credimi, proprio quella che poi ti farà capire cos’è
veramente questa crisi economica. Ci arriviamo. Ora cerca di
ricordarti come funzionava la spesa dello Stato italiano che aveva
una sua moneta, la lira.
Nonna: Oggi ha l’euro.. e
cosa cambia?
P. Nonna, stai buona! Porta pazienza.
Capirai tutto. Vado ora. Baci.
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