Il mito della Fenice, uccello che muore solo per rinascere più perfetto, si ricollega al culto del dio Sole, astro che tramonta morendo in un certo senso, per rinascere. Il solstizio estivo il 21 Giugno è il giorno in cui il solo è più alto nel cielo, da quel momento l'arco del sole nel cielo andrà a diminuire. La tradizione vuole che nel momento del suo culmine , al solstizio d'estate, il sole accenda il fuoco della pira funebre della fenice che rinascerà più bella e più forte : " mutata melior procede figura".
Scrive Ovidio nelle Metamorfosi a proposito del mito della Fenice:
Tutti gli esseri viventi, comunque, traggono origine da altri;
l'unico a nascere riproducendosi da sé è un uccello
che gli Assiri chiamano fenice. Non di erbe o di frumento vive,
ma di lacrime d'incenso e stille d'amomo,
e quando giunge a cinque secoli di vita,
se ne va in cima a una tremula palma e con gli artigli,
col suo becco immacolato si costruisce un nido tra il fogliame.
E non appena sul fondo ha steso foglie di cassia, spighe
di nardo fragrante, cannella sminuzzata e bionda mirra,
vi si adagia e conclude la sua vita fra gli aromi.
Allora, si dice, dal corpo paterno rinasce un piccolo
di fenice, che è destinato a vivere altrettanti anni.
E quando l'età gli ha dato le forze per reggere alla fatica,
libera i rami sulla cima della pianta dal peso del nido,
religiosamente prende con sé la culla, sepolcro del padre,
e, giunto sull'alito dell'aria alla città di Iperione,
davanti alle porte sacre del suo tempio la posa.
Dante Alighieri nell'inferno:
Canto XXIV
Così per li gran savi si confessa
che la fenice more e poi rinasce,
quando al cinquecentesimo anno appressa;
erba né biado in sua vita non pasce,
ma sol d'incenso lagrime e d'amomo,
e nardo e mirra son l'ultime fasce.
E
poi in Cina in India , in Giappone, il mito della fenice ovunque
incarna il desiderio principe dell'uomo: la resurrezione, la vita dopo
la morte.
Anche nel mondo Cristiano il mito viene ripreso:
C'è
un altro volatile che è detto fenice. Nostro Signore Gesù Cristo ha la
sua figura, e dice nel Vangelo: "Posso deporre la mia anima, per poi
riprenderla una seconda volta".
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