Washington : Richard Bach è
precipitato con un piccolo aereo da turismo , forse dopo aver urtato
i cavi elettrici Sabato mentre lo scrittore stava andando
in visita da un amico a San Juan Island.
Il gabbiano Jonathan Livingston, un
mito degli anni 70, credo che lo abbiamo letto tutti. Questo romanzi
breve, piuttosto particolare, venne in un momento in cui molti
giovani erano sfiduciati, i sessantottini veraci, quelli che ci
avevano creduto alle lotte studentesche, in sostanza se le videro
scippare dalla politica e capirono che il 18 assicurato e la
possibilità di dare del tu ai professori e simili altre formali
piacevolezze, altro non erano che forma, la sostanza, al solito, non
era mutata. Il vecchio mondo conformista e spesso retrivo, sordo e
cieco all'avanzare prepotente delle oligarchie, permetteva ancora che queste
bloccassero e addormentassero le coscienze. Il malessere ed il senso
di impotenza tra molti di noi, si percepivano evidenti. Poi, una ventata di forza, di
ottimismo ed il passa parola : “leggiti il Gabbiano Jonathan
Livingston”.
Eravamo affamati di libertà, e se alcuni si erano
sentiti più che gratificati per la nuova libertà dei costumi,
molti di noi consideravamo che nei fatti nulla era cambiato, le
oligarchie, l'immobilismo, le corporazioni, la sensazione di aver una
catena al piede con palla di piombo annessa, e noi giovani Italiani
sempre un passo o due indietro.. e la necessità di piatire quello
che sarebbe stato nostro pieno diritto ( come ancora è oggi ).
Questo romanzo breve ci spronava in qualche modo e ci dava la
speranza: devi avere il coraggio, come il piccolo gabbiano, di
seguire i tuoi sogni, le tue passioni senza badare ai mille
conformismi che ti legano e ti soffocano. Vivi la tua libertà perchè
, oltre che del cibo un gabbiano vive "della luce e del calore
del sole, vive del soffio del vento, delle onde spumeggianti del mare
e della freschezza dell'aria...". Qualcuno allora ce l'ha fatta a volare via
Forse quel libro andrebbe riletto e un minimo
meditato.
La TRAMA
Questo libro parla della voglia di
lottare, di ottenere ciò in cui si crede, e che spesso invece, per
paura di fallire o di essere giudicati, non tentiamo neppure di
intraprendere. Al di là del testo, che può sembrare in un primo
momento fin troppo semplice e forse elementare, narra, infatti, la
storia di un gabbiano che scopre la bellezza di librarsi nel cielo, a
differenza dei suoi compagni, ai quali interessa solo poter volare
per procurarsi il cibo, si cela il significato profondo della vita:
la ricerca della libertà. Quella libertà alla quale tante persone
ambiscono, quella libertà per la quale tanti individui sono
costretti a lottare, ma soprattutto quella libertà che ti rende
unico.
Il piccolo e anticonformista Gabbiano Jonathan riesce ad
intravedere una nuova via da poter seguire, una via che lo allontana
dalla banalità e dal vuoto del suo precedente stile di vita, e
comprende che oltre che del cibo un gabbiano vive "della luce e
del calore del sole, vive del soffio del vento, delle onde
spumeggianti del mare e della freschezza dell'aria...". Jonathan
desidera solo poter volare, compiendo così quel gesto considerato
tanto inutile, e far partecipi della sua gioia anche i suoi amici,
facendo captare loro la sua pienezza, la sua meravigliosa scoperta di
quanto sia importante e bello poter e saper volare: ma questi non lo
capiranno, accecati da quei valori materiali nei quali intravedono
l'unica ragione di vita, e soprattutto fermati dal timore di
cambiare, arrivando persino a cacciarlo dallo stormo, vedendolo come
una sorta di minaccia. Ma è proprio l'enorme forza di volontà di
Jonathan che prevale su tutti gli ottusi preconcetti dei suoi simili:
egli continua a volare, e a gioire delle nuove emozioni che riesce a
percepire.
Ma attenzione, Jonathan non è un ribelle: è solo
un giovane gabbiano che compie ciò che "sente" di dover
fare, seguendo il suo istinto, la sua mente, il suo cuore, anche se
spesso questo comporta a dover fare scelte sofferte, che comunque
dimostrano il coraggio delle proprie azioni. Lo stesso Bach, autore
del libro, dedica la sua opera al "vero gabbiano Jonathan, che
vive nel profondo di tutti noi". Dovremmo tutti avere il
coraggio di certe azioni, senza il timore di non riuscire nel nostro
intento o di rimanerne delusi. Solo così, aprendo gli occhi,
riusciremo a vedere, o comunque percepire, tutte quelle cose che ci
faranno sentire finalmente vivi, e saremo capaci di far volare
lontano quel gabbiano che è celato nel nostro cuore.
Il
sentimento di libertà è presente in tutto il racconto. Bach riesce,
con un linguaggio estremamente semplice, a trasferire al lettore
quelle emozioni che lui, come autore, e il Gabbiano, come
protagonista, possono aver provato. E' pur vero che il sentimento di
libertà unito ad un pizzico di trasgressione, catturano sempre
l'interesse del lettore. Quando poi tutto viene condito con un buon
linguaggio, il successo può considerarsi assicurato. L'ambiente in
cui si svolge la vicenda e' un po' insolito, ma il lettore riesce ad
immedesimarsi nei personaggi e vive, attraverso la propria
immaginazione una grande avventura, e rimane affascinato, viene
trasportato con animo e corpo dal Gabbiano Jonathan Livingston, vive
le sue stesse avventure di aria pura, di libertà e di entusiasmo.
Richard Bach
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1. Mai dire mai. Scritto da Alvaro, il 18-09-2012 20:52 Grazie Maria Stella, certe frasi ci riscaldano il cuore e ci aiutano a mandare giu' i bocconi amari che abbiamo dovuto ingoiare nell'ultimo anno anche da persone che reputavamo amici. Grazie delle tue gentili parole, grazie dei tuoi pensieri, e come hai detto tu chissa' che............. Un saluto e un abbraccio da parte mia e diRosalba. P.S. Se.....veramente ci sara' molto da raccontare.
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2. spreco Scritto da marista, il 18-09-2012 20:04 Alvaro, Rileggendomi, non è molto comprensibile quello che volevo dire: Mi sono meravigliata di aver definito "spreco" il fatto che due italiani lascino il Paese, se ci pensi avrei dovuto fra me e me pensare al dispiacere degli amici, al vuoto che persone come voi lasciano, il termine "spreco", me lo son dovuto poi spiegare a me stessa....
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3. Una coincidenza? Scritto da Marista, il 18-09-2012 19:56 Alvaro , carissimi, vi pensiamo spesso e la coincidenza è che oggi passavo per la vostra strada, mi sono rattristata, strano sai ho pensato una cosa che non c'entrava niente,mi son detta che era uno spreco veder andare via persone come voi. Un pensiero così, estemporaneo e ti dico nemmeno ragionato, sentito e basta, a parole non ti saprei spiegare. Forse perchè vivere in questo Paese mi da ormai l'amara e quasi fisica sensazione che prova una persona d'altri tempi a veder buttare via il cibo. E se ci pensi bene questi stanno buttando via le persone, non contano più nulla o quasi. Anche io ho vissuto il 68 senza legami e sogni politici, sognando e presto la realtà di paletti, vincoli, inganni, mi ha presto riportata sulla terra, ma almeno era la mia terra, era Italia. Ora non so più che posto è questo, colmo di malfattori, come puoi leggere . Ed il mondo non mi attira, non da' un bello spettacolo. Ma non so in che senso tu possa esser definito un piccolo borghese, non certo nella accezione negativa che usualmente si da alla espressione. Cerco a volte di figurarmi voi inseriti in un posto così lontano, ma non ci riesco. Abbraccia per me Rosalba. Sento che presto ci vedremo sai quanti racconti! Stella
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4. Un gabbiano della "Perla". Scritto da Alvaro, il 18-09-2012 17:49 Ciao Maria Stella, ho' letto il libro qualche mese orsono e mi ha' aiutato a superare momenti veramente particolari ed anche tristi. Un bel libro, un inno alla liberta', d'animo solo d'animo ormai, un libro che mi ha' fatto volare dopo tanto tantissimo tempo con le ali e sulle ali della fantasia al di la' del mio piccolo mondo. Mi sono visto piu' di una volta nelle sue picchiate velocissime e senza respiro. Mi sembrava di assaporare il gusto della salsedine che sprigiona il mare d'Inverno ed invece ero a tantissime miglia dal mio mare, scusami, nostro mare, dai nostri gabbiani,insomma dal "mio" mondo. Un mondo piccolo, un mondo, forse, troppo piccolo per me e le mie idee ma un mondo che mi ha' portato a fare la fine di tanti "sessantottini", credere di essere arrivato e fermarmi. Io non sono stato un "sessantottino" a livello politico ma a livello di ragazzo che vuole crescere, vuole vedere il mondo, insomma vuole emanciparsi si, ero un "sessantottino". Mi sono accontentato, ho' riposto nel cassetto i miei sogni e sono diventato un piccolo borghese, il solito piccolo borghese che vive la sua normale realta', anche con gioia qualche volta e/o molte volte, ma sempre con quel pizzico di rimpianto di quello che poteva essere e non e' stato. Io sono uno dei tanti che non e' volato via. Alvaro. P.S. Anche se non commento spesso ti leggo quasi giornalmente e quando lo faccio mi sento a casa.
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