Eccolo: lo Stato Italiano va alla guerra, contro gli Italiani della Val di Susa, però.
In sostanza è
opinione di uomini e donne di scienza che la Tav Torino – Lione sia
inutile sotto vari profili, economicamente troppo costosa,
eccessive le ricadute ambientali e sociali, insomma l'opera non
trova giustificazioni razionali non appare di alcuna utilità reale.
L’appello a Mario Monti perchè
“ripensi” la Tav Torino-Lione “sulla base di evidenze
economiche, ambientali, sociali” è stato scritto da Sergio
Ulgiati, Dipartimento di Scienze per l’Ambiente dell’Università
Parthenope di Napoli; Ivan Cicconi, ricercatore nel settore delle
costruzioni ed esperto di infrastrutture e appalti pubblici; Luca
Mercalli, climatologo, presidente della Società Meteorologica
Italiana; Marco Ponti, professore ordinario di Economia dei trasporti
al Politecnico di Milano.
(seguono le firme di altri 356 studiosi
e professionisti)
Al Presidente del Consiglio dei
Ministri
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA
Oggetto: Appello per un ripensamento
del progetto di nuova linea ferroviaria
Torino – Lione, Progetto Prioritario
TEN-T N° 6, sulla base di evidenze
economiche, ambientali e sociali.
Onorevole Presidente,
ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei
presieduto, nella convinzione di
trovare un ascolto attento e privo di
pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base
della nostra esperienza e competenza
professionale ed accademica. Il problema della
nuova linea ferroviaria ad alta
velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi,
docenti, ricercatori e professionisti,
una questione di metodo e di merito sulla quale
non è più possibile soprassedere,
nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella
presente difficile congiuntura
economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.
Sentiamo come nostro dovere riaffermare
- e nel seguito di questa lettera,
argomentare - che il progetto1 della
nuova linea ferroviaria Torino-Lione,
inspiegabilmente definito “strategico”,
non si giustifica dal punto di vista della
domanda di trasporto merci e
passeggeri, non presenta prospettive di convenienza
economica né per il territorio
attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese,
non garantisce in alcun modo il ritorno
alle casse pubbliche degli ingenti capitali
investiti (anche per la mancanza di un
qualsivoglia piano finanziario), è passibile di
causare ingenti danni ambientali
diretti e indiretti, e infine è tale da generare un
notevole impatto sociale sulle aree
attraversate, sia per la prevista durata dei lavori,
sia per il pesante stravolgimento della
vita delle comunità locali e dei territori
coinvolti.
Diminuita domanda di trasporto merci e
passeggeri
Nel decennio tra il 2000 e il 2009,
prima della crisi economica, il traffico
complessivo di merci dei tunnel
autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato
del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il
valore di 18 milioni di tonnellate di merci
trasportate, come 22 anni prima. Nello
stesso periodo si è dimezzato anche il traffico
merci sulla ferrovia del Fréjus,
anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella
Dichiarazione di Modane sottoscritta
dai Governi italiano e francese. La nuova linea
ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro,
non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per
passeggeri perché, essendo quasi
interamente in galleria, la velocità massima di
esercizio sarà di 220 km/h, con tratti
a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA
presentata dalle Ferrovie Italiane. Per
effetto del transito di treni passeggeri e merci,
l’effettiva capacità della nuova
linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente
identica a quella della linea storica,
attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento
terminato un anno fa e per il quale
sono stati investiti da Italia e
Francia circa 400 milioni di euro.*1
Assenza di vantaggi economici per il
Paese
Per quanto attiene gli aspetti
finanziari, ci sembra particolarmente importante
sottolineare l’assenza di un
effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:
1. Non sono noti piani finanziari di
sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una
realizzazione del progetto per fasi, che
richiedono nuove analisi tecniche,
economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un
piano finanziario dell’opera, in un
periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche,
rende ancora più incerto il quadro
decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di
“stop and go”.
2. Il ritorno finanziario appare
trascurabile, anche con scenari molto ottimistici.
Le analisi finanziarie preliminari
sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto
traffico, cioè il grado di copertura
delle spese in conto capitale è probabilmente vicino
a zero. Il risultato dell’analisi
costi-benefici effettuata dai promotori, e molto
contestata, colloca comunque l’opera
tra i progetti marginali.
4. Ci sono opere con ritorni certamente
più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione
estrema del traffico nelle aree metropolitane così
come riabilitare e conservare il
sistema ferroviario "storico" sono alternative da
affrontare con urgenza, ricche di
potenzialità innovativa, economicamente,
ambientalmente e socialmente
redditizie.
4. Il ruolo anticiclico di questo tipo
di progetti sembra trascurabile.
Le grandi opere civili presentano
un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di
realizzazione molto lunghi. Altre forme
di spesa pubblica presenterebbero
moltiplicatori molto più
significativi.
5. Ci sono legittimi dubbi funzionali,
e quindi economici, sul concetto di corridoio.
I corridoi europei sono tracciati
semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi
di supporti funzionali. Lungo tali
corridoi vi possono essere tratte congestionate
alternate a tratte con modesti
traffici. Prevedere una continuità di investimenti per
ragioni “geometriche” può dar
luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche,
oggi drammaticamente scarse.
Bilancio energetico-ambientale
nettamente negativo.
Esiste una vasta letteratura
scientifica nazionale e internazionale, da cui si
desume chiaramente che i costi
energetici e il relativo contributo all’effetto serra da
parte dell’alta velocità sono
enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e
l’operatività delle infrastrutture
(binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati
consumi elettrici per l’operatività
dei treni, non adeguatamente compensati da flussi
di traffico sottratti ad altre
modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un
minor contributo all’effetto serra,
neanche rispetto al traffico autostradale di merci e
passeggeri. Le affermazioni in tal
senso sono basate sui soli consumi operativi
(trascurando le infrastrutture) e su
assunzioni di traffico crescente (prive di
fondamento, a parte alcune tratte e
orari di particolare importanza).
Risorse sottratte al benessere del
Paese
Molto spesso in passato è stato
sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici
erano altamente remunerativi e
assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato
il contrario. Gli investimenti per
grandi opere non giustificate da una effettiva
domanda, lungi dal creare occupazione e
crescita, sottraggono capitali e risorse
3
all’innovazione tecnologica, alla
competitività delle piccole e medie imprese che
sostengono il tessuto economico
nazionale, alla creazione di nuove opportunità
lavorative e alla diminuzione del
carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino-
Lione, con un costo totale del tunnel
transfrontaliero di base e tratte nazionali,
previsto intorno ai 20 miliardi di euro
(e una prevedibile lievitazione fino a 30
miliardi e forse anche di più, per
l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto
negli altri tratti di Alta Velocità
realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un
contributo al debito pubblico dello
stesso ordine della manovra economica che il Suo
Governo ha messo in atto per
fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il
Paese attraversa. E’ legittimo
domandarsi come e a quali condizioni potranno essere
reperite le ingenti risorse necessarie
a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del
capitale pubblico. Alcune stime fanno
pensare che grandi opere come TAV e ponte
sullo stretto di Messina in realtà
nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL
del nostro Paese, costituendo sacche di
debito nascosto, la cui copertura viene
attribuita a capitale privato, di fatto
garantito dall’intervento pubblico.
Sostenibilità e democrazia
La sostenibilità dell’economia e
della vita sociale non si limita unicamente al
patrimonio naturale che diamo in
eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche
le conquiste economiche e le
istituzioni sociali, l’espressione democratica della
volontà dei cittadini e la risoluzione
pacifica dei conflitti. In questo senso,
l’applicazione di misure di
sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea
ferroviaria Torino-Lione ci sembra
un’anomalia che Le chiediamo vivamente di
rimuovere al più presto, anche per
dimostrare all’Unione Europea la capacità
dell’Italia di instaurare un vero
dialogo con i cittadini, basato su valutazioni
trasparenti e documentabili, così come
previsto dalla Convenzione di Aarhus2.
Per queste ragioni, Le chiediamo
rispettosamente di rimettere in discussione in
modo trasparente ed oggettivo la
necessità dell’opera.
Non ci sembra privo di fondamento
affermare che l’attuale congiuntura
economica e finanziaria giustifichi
ampiamente un eventuale ripensamento e
consentirebbe al Paese di uscire con
dignità da un progetto inutile, costoso e non privo
di importanti conseguenze ambientali,
anche per evitare di iniziare a realizzare
un’opera che potrebbe essere
completata solo assorbendo ingenti risorse da altri
settori prioritari per la vita del
Paese.
Con viva cordialità e rispettosa
attesa,
Roma, 9 febbraio 2012
Sergio Ulgiati, Chimico Ambientale,
Università degli Studi di Napoli Parthenope
Ivan Cicconi, Ingegnere, Esperto di
infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Climatologo, Società
Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Economista, Politecnico di
Milano
(seguono le firme di altri 356 studiosi
e professionisti)
*1 L'accordo del 2001 tra Italia e
Francia, ratificato con Legge 27 settembre 2002, n. 228, prevede
all'art. 1 che "I Governi italiano
e francese si impegnano (…) a
costruire (…) le opere (…) necessarie alla realizzazione di un
nuovo collegamento ferroviario
merci-viaggiatori tra Torino e Lione
la cui entrata in servizio dovrebbe avere luogo alla data di
saturazione delle opere
esistenti." Non ostante la
prudenza contenuta in questo articolo, i Governi italiani succedutisi
hanno fatto a gara per dimostrare
che la data di saturazione della
linea storica era dietro l'angolo. I fatti hanno dimostrato il
contrario, ma – inspiegabilmente - non
vi sono segnali di ripensamento da
parte dei decisori politici.
N.B Nel sito puoi leggere anche l'articolo di approfondimento di Franco Parpaiola sulla Tav e il 5 corridoio
https://www.maristaurru.com/index.php/Scritti/F.-Parpaiola-LfG-n-54-i-NO-TAV-ed-Il-5-CORRIDOIO-FERROVIARIO-LISBONA-KIEW.html
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