Bellissima manifestazione, tante tante donne insieme. In apertura uno
striscione che denunciava: "La violenza degli uomini contro le donne comincia in famiglia e non ha confini». La violenza contro le donne come violazione dei diritti umani, finalmente!
C’erano donne anche afgane e rom, benissimo. Si è detto che
il maschio deve smetterla di essere sopraffattore, giustissimo. Ancor più giusto,
ed era ora che si dicesse è stato affermare che la violenza alle donne è
soprattutto un fatto culturale.
Ecco il punto interessante : la violenza , la forza del più forte verso il
più debole, è qualcosa che trova terreno fertile nella mancanza di una giusta cultura , in animi non adeguatamente preparati a scegliere
quali pulsioni assecondare e quali no, animi non educati al rispetto ed
all’amore saranno portati facilmente a compiere atti violenti , a profferire parole violente, a compiere gesti violenti.
Già, il rispetto e l’amore andrebbero insegnati prestissimo a
maschi e femmine, appena nati, per l'amore direi che è vero quello che si dice , che già dall’utero materno, nei discorsi,
nelle comunicazioni “magiche” della madre con il figlio che deve nascere, il feto accoglie l'amore della madre e quasi se ne nutre
Prima dell’amore, insieme all'amore, va insegnato il rispetto, ma come?
Io penso rispettando profondamente il nuovo essere che
arriva. Cosa facile a dire, difficilissima a farsi, ma va fatta assolutamente.
Primo atto culturale da coltivare, il rispetto per la “persona”, che va vista
come entità a se stante, un figlio, un bambino, non come proprietà; una maternità vissuta
come libera scelta e come un atto di amore verso chi verrà, senza enfasi, senza
ergersi ad eroine e vittime, il figlio lo fai se vuoi, nessuno ti deve
obbligare , ed in genere nessuno ti obbliga, sai che hai una vita da coltivare
e seguire come un giardiniere coltiva con amore il fiore preferito, la pianta
preferita del giardino.
Un figlio che veda la luce, non per rivalsa o per
sbaglio, o con lo spirito con cui ci si fornisce di un animaletto domestico da
“ addomesticare” e mostrare.
Un figlio,
una figlia, da rendere adulti autonomi e
maturi, piccoli esseri da “amare”, nel senso più difficile del termine, sapendo
che quell’amore si prova e si da per niente, per amore appunto, senza ricatti,
senza pretendere, per dare e spontaneamente, senza rendersene conto. Non è cosa
diffusa come si vuole credere, e questo
anche provoca danni, spesso irreparabili
Non sempre il violento è figlio di un
padre violento, spesso c’è una madre violenta, più spesso certo una donna
immatura succube di un uomo violento, ma spessissimo c’è una madre che non da
amore, una donna che non sa dare amore e quindi, non sa “fare la madre”
Sappiamo tutti ormai che la violenza è figlia, tranne i casi
di follia, dell’ambiente , dell’abbandono, dell’esempio, dell’abitudine, della
non –cultura all’amore ed al rispetto delle persone.
Nessuna legge, nessuna
costrizione potrà portare nella nostra società queste qualità dimenticate,o peggio, ripudiate
: rispetto ed amore.
Le donne, le madri, debbono capire che loro è la prima
responsabilità, se un figlio, se una figlia saranno lupi, quasi sempre
all’origine c’è una madre che ha fallito, o per indifferenza, o per passiva
accettazione di primitivi cliché.
Quindi si che è necessaria una rivoluzione culturale,. Ma
non è affatto semplice come si può credere ;purtroppo oggi c’erano tante donne in piazza
che sono ancora indietro, che ancora
come quelle che le hanno precedute, partoriranno figli e figlie che avvieranno alla violenza, e
tra queste molte sono quelle così dette “femministe”
che incitano all’odio verso il maschio, che hanno spintonato e cacciato
“persone” da odiare in quanto maschi, senza sapere che “tipo di maschi” erano quelle persone.
Non è così che ci si avvia a cambiare la società, si
potranno ottenere leggi severe, proclami, libri, spettacoli, che faranno la
loro parte.. per chi è pronto a capire, chi non è violento, ma poi?
Poi restano miliardi di mamme e
papa’ impreparati, in cui si spera di
inzeppare idee altrui, insegnamenti, bla., bla,…, e si pensa di ottenere future
generazioni migliori solo con i discorsi
L’educazione ai sentimenti, quella non la si vuole.
E poi a ben pensare a
chi la affideremmo sta educazione ai sentimenti, alle femministe dei collettivi
o alle sindacaliste o alle cooperanti
ideologizzate, ai centri sociali?
A chi cioè ha voluto escludere i sentimenti
con tutte le sue forze, a chi ha accarezzato per decenni la cultura dell’odio,
a chi ama la violenza del linguaggio,
delle immagini, degli atti, dei
pensieri.. a chi odia il maschio e dice che la famiglia va distrutta, ma che madri saranno costoro, che maschi cresceranno?
Se li odiano tanto , fino a regredire in un mondo espressivo fatto di parolacce,
di atti gratuitamente scurrili,
di trasgressioni infantili e pecorecce, che figli maschi alleveranno? Che figlie femmine intrise di odio e violenza esse per prime alleveranno? davvero questa deve essere la cultura di
riferimento per i nostri giovani, questa ne dovrebbe fare dei maschi non
violenti? La cultura delle spinellanti insieme
ai figli, la cultura livida di rabbia, che ama mestare ed analizzare
tutto ciò che è sporco e malsano, quella cultura che
giustifica violenze, droghe, insulti, linguaggi scurrili in nome di non si capisce che? Fortunatamente
molte erano le donne in piazza, e non tutte odiavano, non tutte escludevano,
fortunatamente ad avvertire le estremiste una voce si è levata a dire che così non va, Dacia Maraini ha
parlato, spero che in futuro approfondisca, che collabori ad “educare le donne”
che imparino finalmente ad educare i figli, maschi e femmine, e che buttino al cesso infine le vecchie ideologie, almeno quando abbracciano un figlio o si difendono dalla violenza di un uomo stupido.
Che finalmente le insegnanti la smettano di indottrinare i nostri figli fin dall'asilo e si dedichino ad "educarli" oltre che ad erudirli, dopo esser state educate loro per prime bene inteso.... un lavoro immane!
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