Uno scorcio del mio giardino: è evidente la necessità di potare olivi e quant'altro, pure nel suo disordine, le piante sembrano godersi la libertà, come il mirabolano sulla destra che abbraccia e contiene in sè in un trionfo di colori un bel prugno felicemente abitato da tortore ed occhiocotti che vi nidificano senza apportare nemmeno danni apprezzabili ai frutti.
Avere la fortuna di disporre di uno spazio verde e
rendersi conto delle infinite possibilità che esso può offrire al proprio benessere anche spirituale, è
indubbiamente una gran bella cosa, ed
ognuno di noi questa fortuna la vive,
come giusto, a modo suo.
Questo scorcio del
mio quasi giardino che ho " carpito" da
un album foto della druida, mi sembra mostri benissimo come e
perché mi senta in dovere di
scrivere che abbiamo non un vero giardino, ma un quasi -
giardino intendendo uno spazio
libero in cui la nostra mano è
intervenuta su una landa pietrosa ed impossibile, insieme a quella di una
natura provvidenziale che si è sbizzarrita
in soluzioni ottimali per quegli angoli dove nulla, ma proprio nulla
voleva crescere.
Questo luogo per certi versi anomalo è dovuto anche ad un mio sentimento di amore
profondo per la natura e per queste
colline laziali solari, allegre e misteriose, qui se ci si immerge nella
macchia o si passeggia per prati e collinette, più che altrove senti che
sei in un sito particolare, fuori del
tempo e dello spazio dei comuni mortali,
quasi in un mondo "altro" sospeso ed incantato. So che questa magia non può
durare, l'uomo è distratto e distrugge, tra gli animali è quello che
più si dedica alla opera di distruzione della natura mentre è quello che parla
e sparla di ecologia ed ambiente , parole dietro
cui poter un po' ipocritamente
nascondere i suoi scempi.
Non essendo una vera giardiniera e partendo dalle premesse
su dette, immagino che questo che abbiamo e non altro poteva essere il nostro
spazio verde, pieno di errori se visto
con l'ottica di un serio professionista, ma ricco di angoli in cui gli animali residui della macchia passano per
trovare acqua cibo e riparo dai dissennati cacciatori di zona, che disdegnano
la riserva a pagamento e cacciano indisturbati in barba alle leggi fra le case con fucili da caccia grossa , accontentandosi
a volte di tortore e addirittura dei
palombacci del vicino.
Insomma, il mio ritengo sia un luogo
davvero altro, con angoli misteriosi e nascosti in cui sostare al fresco o in
inverno al riparo dei forti venti dal mare, un angolo abbastanza raro in cui ancora potersi sentire parte di un tutto.
E' vero che al momento è
particolarmente trascurato, sono saltate per due anni le potature, i prati
sono in disarmo, ma questo non ne appanna la magia
forse perchè figlio appunto di una passione, ma soprattutto del vento
che da maestro ci ha regalato le piante
della nostra macchia che sul montirozzo pietroso su cui sorgeva la nostra casa non crescevano
anche ad opera dei continui incendi che i locali e no vi appiccavano per
favorire la raccolta degli asparagi, ma noi
grati dell'aiuto di mamma natura,
abbiamo riconosciuto e curato con pazienza le stente piantine che la ignoranza dell'uomo aveva risparmiato : mirto, fillirea,
lentischio, pero, mirabolano o erbetta come il timo
serpillo o malva dei prati o anemone o
orchidea, li abbiamo curati e mantenuti, rispettando la forma naturale delle specie anche se non siamo dei botanici, ma osserviamo le
piante intorno, guardiamo e vediamo, visto
che né io né la druida viviamo come barattoli chiusi e questo immagino possa sopperire in un certo
senso alla mancanza di nozioni di botanica e di giardinaggio in senso stretto.Quindi uno spazio
libero in cui tagliamo le erbe solo quando il caldo comincia a
bruciarle, troviamo che il prato naturale sia una cosa spettacolare,
breve some spettacolo, ma non ci rinunciamo. E non abbiamo rinunciato alla fantasia, una fantasia fanciullesca forse, che predilige mistero e coloriprofumi e
animali selvatici, in piena sintonia con
quanto scriveva Ippolito Pizzetti* riguardo ad una frase che aveva
scritto su legno della sua scrivania, presa
da un anonimo scrittore inglese " Lo spirito ha bisogno di follia come
il corpo
di cibo", ed un giardino cosa è se non cibo per lo spirito?
Mi ritengo fortunata di poter godere della meraviglia di questi prati
fioriti, di godere dell'alternarsi delle stagioni visto come un
qualcosa di veramente magico e fatato che in qualche modo riesce a
riconciliarti con il mondo circostante.
* Ippolito Pizzetti , morto a Roma nel 2007, era il più illustre fra i proggettisti di giardini, botanico ed umanista, era laureato in letteratura Italiana con Natalino Sapegno. Un poeta della natura.
«È assurdo», diceva, «ma in Italia i giardini non hanno alcun rapporto
con le piante del luogo. I parchi pubblici, in Emilia, sono pieni di
conifere. Le ha volute la moda, il gusto dell’altro, il rifiuto di
piante che sentissero le stagioni». Cercava di bandire i luoghi comuni.
Detestava i boschi costruiti, diceva, dalla forestale, da improvvisati
botanici «che distruggevano il paesaggio delle coste piantando
forsennatamente eucalipti»
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