Benvenuto su questo spazio. Molti sono gli argomenti: troverai attualità, schede di giardinaggio, ricette di cucina, articoli sulla natura, parapsicologia, mitologia, favole, poesie, letteratura, la Roma del tempo che fu. Spero che trascorrerai attimi piacevoli e sereni e, se vorrai intervenire o contattarmi, ne sarò felice.
A Roma una fontana dalle acque magiche potenti rimedio contro il malocchio
Scritto da Marista Urru
sabato 16 gennaio 2010
Questa fontana si trova a ridosso dell’obelisco lateranense, innalzato nella piazza da Domenico Fontana nel 1588,.
Abbiamo spesso scherzato da giovani sulla fontana contro il malocchio, sapevamo della leggenda che vuole che se nella notte di San Giovanni ti bagni le mani nella acqua della bella fontana ai piedi del grande obelisco , terrai lontano da te i malefici delle streghe e il malocchio. Era quindi abbastanza diffuso l'uso di fare una tappa, per propiziare i prossimi esami della sessione estiva, o per tovare il giusto fidanzato in barba al malocchio gettato dalla vicina invidiosa o dalla amica gelosa, alla fontana di Piazza San Giovanni la notte tra il 23 ed il 24 giugno .
Piazza di Santa Maria sopra Minerva è un gioiello, chi ne avesse tempo potrebbe trascorrervi giornate intere e ammirandola pezzo a pezzo le tante sono le bellezze artistiche racchiuse nella Chiesa.
Ma per chi volesse visitare a fondo questa città è utile anche la conoscenza di
tutta una serie di aneddoti e storie
curiose di Roma, che aggiungono sale e aroma alla bellezza della città eterna,
la cui particolarità è non solo nei monumenti, ma anche nel ricordo di quel particolare mondo che espresse
queste bellezze e nella impronta che ancora resta di modo che perdino i monumenti e le bellezze della città , si impreziosiscono non solo dei colori e del famoso venticello di Roma, ma anche delle tracce, dello spirito di un popolo timorato e dissacratore al tempo stesso,
tenero e a volte soprendentemente violento, poeta e sognatore,ma disincantato, un unicum assolutamente non riproducibile ed affascinante.
Scrivo della Chiesa che sorge alle spalle del Panteon
edificata appunto sui resti di un tempio dedicato a Minerva.
Per esempio, vi siete mai chiesti come mai il popolo
romano sia potuto arrivare a chiamare l'elefantino che fa mostra di sé al
centro della piazza, il "pulcino della Minerva"?
E' una storia divertente , e vi è compresa una delle piccole vendette del grande Bernini.
Da Facebook appello per salvare libreria Remainders di Roma a Piazza san Silvestro
Scritto da Marista Urru
giovedì 18 dicembre 2008
La cultura è una cenerentola in Italy. Ne parlano in molti, la
invocano, ma in realtà l’impressione è che le si neghi la attenzione che
meriterebbe.
Altrimenti non sarebbe possibile il silenzio, rotto che io
sappia solo Facebook e dai blog, ma non riportato dai media locali, ch non son pochi, su un nuovo
misfatto che si sta per consumare nel cuore di Roma a Piazza San Silvestro:
stanno perfare chiudere la libreria Remainders.
Andiamo con ordine: intanto una libreria remainder per chi lo ignorasse, è quel luogo benedetto
in cui le giacenze o le rimanenze vengono vendute a metà prezzo o comunque
scontate fino al 70% ed oltre. E non si tratta di frequentarle solo perché si
risparmia, potete trovarci libri rari, fuori produzione, non di rado potete
fare veri e propri affari.
Per me romana la
libreria di San Silvestro è particolarmente cara, pensate che è lì dal 1965 e
noi studenti ne accogliemmo la aperturacon gioia, consapevoli che il sistema di vendita era un ottimo veicolo
di cultura e democratizzazione della cultura, funzione che sarebbe
indispensabile esaltare e propagare e non affossare.
Il problema su cui forse si apre qualche spiraglio viene
dalla indisponibilità dei proprietari dei locali a ricontrattare un prezzo
accessibile al tipo di negozio.
Intanto su Facebook l’appello rivolto agli internautiad aderire alla petizione rivolta al Comune
di Roma e alla Camera dei Deputati per cercare una soluzione alternativa alla
chiusura, trova molti aderenti.
Questo il link, mi raccomando FIRMATE, costa niente e vale
molto per tutti noi !!
Il Tevere e Roma - La canzone del barcarolo e Gabriella Ferri
Scritto da Marista Urru
sabato 13 dicembre 2008
Il Tevere, il fiume di Roma, odiato ed amato protagonista di eventi
ora lieti ora tragici, per qualche ora è tornato al centro della
attenzione.
Molti Romani ieri e stanotte sono rimasti in ansia e curiosità sui
ponti a scrutare se per caso arrivasse l'onda di piena, migliaia di
foto sono state scattate nella attesa. Un tempo invece si aspettava la
piena e nel punto più alto si poneva una bella targa con una tacca, a
ricordo. Roma è piena di questi ricordi, fino a che non furono
costruiti gli argini che certo posero rimedio ad un grave problema, ma
in un certo senso straniarono il fiume dai romani, oltre a stravolgere
paesaggi bellissimi.
Comunque il legame tra i romani ed il loro fiume è ancora vivo e
doloroso, viste le condizioni in cui le sue sponde ed il suo bacino,
tra alti e bassi in cui i bassi prevalgono insieme ai proclami ed alle
promesse, vengono tenute.
Stamane mi son svegliata con una canzone famosissima nella testa : il barcarolo.
La ricordo cantata da Gabrilella Ferri , mi riporta ad una sera
d'estate di anni fa, quando Gabriella abitava ancora a Campo dè
fiori e pareva che da quella piazza non dovesse mai andarsene, che lei
e la Piazza fossero un tutto uno.
Eravamo in molti seduti ai tavoli del Ristorante " La carbonara", come
spesso accadeva c'era Gabriella e si parlava, ( lei molto poco)
quando qualcuno le mise in mano una chitarra e la invitammo a gran
voce a cantarci questa canzone, fu bravissima come sempre, pure a me
sembrò che ci mettesse quella notte più anima del solito, se fosse
possibile.. forse perchè si stava tutti insieme parlando della fine di
un mondo amato, la nostra Roma che andava sparendo soffocata e
bistrattata dal nuovo che avanzava più rovinoso delle onde barbariche,
e si diceva che a molti sembrava di udire il lamento di belva ferita
nella notte , ci venne naturale raffrontarlo al "ruggire di leoni"
che descriveva Levi nell'Orologio : "..Non ho mai capito che cosa
producesse quel rumore. Forse
invisibili officine, o motori di automobili sulle salite? O forse il
suono
nasce, più che da un fatto presente, dal profondo della memoria, quando
tra il
Tevere ed i boschi, sulle pendici solitarie, si aggiravano le belve e
le lupe
allattavano ancora i fanciulli abbandonati?.... E’ un rumore pieno
d’ozio, come
uno sbadiglio belluino, indeterminato e terribile…" Ma tutto stava
rovinando e il canto di Gabriella inumidì gli occhi di molti di noi, ci
suonò come un epitaffio e col tempo ne avemmo la conferma , molti di noi che hanno potuto la hanno abbandonata la città tanto amata e tanto mal trattata ed incompresa dalle troppe genti venute come padrone e senza poter capire. Ce ne siamo andati nei dintorni, la natura benigna, prima di cedere del tutto anche qui negli eremi di provincia palazzinari ed al political- cafonal ricco ed imperante, ci consola benigna, mentre inesorabile in tempo ci distacca dalle ansie, invechiando si impara ad accettare anche i barbari oltre alle calamità naturali.
( la cantava Claudio Villa, ma ancora tra i tavoli delle trattorie qualche stornellatore la intona per gli avventori, oggi come allora rinverdisce il ricordo della Roma di Rugantino, con fornarine, mute fontane, amori , su tutto le stelle , mentre il Tevere sonneccchia sornione)
L’orologio, un idroconometro autoregolantesi, fu commissionato nel dicembre 1871. Per poter
impiantare l'idrocronometro fu necessarioche Gioacchino Ersochstudiasse
come fornire la disponibilità idrica e come realizzare un serbatoio di acqua. Mentre
per la fabbricazione dell’orologio idraulico dal meccanismo autoregolante, si offrì il sacerdote – scienziato domenicano
Padre G.B. Embriaco.
In questa opera straordinaria la tecnologia si accompagna
alle forme della natura secondo i principi del positivismo, le lancetteriproducevano forme vegetali e il meccanismo
interno, e’nascosto in parte da fiori di bronzo