Il Mito di Orfeo è forse quello che più ha fatto sognare
l’universo femminile, dopo una schiera di eroi armati e muscolosi, di
avventurieri e guerrieri senza paura, di dei
capricciosi e senza cuore, ecco un personaggio mite, che non impugna la
spada e non fa stragi : il bell’Orfeo, che non per niente è figlio di Apollo e
della dolce Calliope, la Musa
della poesia epica che, figlia di Giove e di una certa Mnemosine, fu
amatissima dal padre fra tutte le Muse per la sua calma, sicurezza e saggezza.
Viene raffigurato con la amatissima cetra nell’atto di
cantare, e il suo canto era dolce, gli accordi delicati, tanto che persino le
belve ammansivano per ascoltarlo e gli alberi si sradicavano per seguirlo.
Partecipò alla avventura pericolosa degli Argonauti ed il suo apporto fu
fondamentale: quando la nave Argo si insabbiò sulla spiaggia, egli cantò… e la
nave da sola scivolo’ sulle acque.
Stesso metodo usò quando la nave dovette affrontare il
pericolo mortale di rocce che alternativamente si spostavano cozzando fra di
loro, egli cantò e le rocce si
fermarono, ancorandosi al fondo; cantando calmò il drago che vegliava sul vello d’oro e
, cosa ancor più strabiliante, quando gli argonauti dovettero affrontare il
canto delle sirene, lui con il suo canto dolcissimo le fece zittire dallo
stupore.
Amava intensamente Euridice , una ninfa gentile e mite che, per sventura un
giorno che passeggiava per campi erbosi, fu morsa da un serpente e morì.
Orfeo non si arrese, e con la forza ed il coraggio che a
volte le persone miti a sorpresa sanno mostrare, scese agli inferi, impresa non
da poco, e.. cantò. Il suo canto soave si sparse nel regno de buio e del
silenzio, ed era un canto tanto dolce e disperato che Plutone e Proserpina sua
sposa, si commossero e gli accordarono di riportare la sposa tanto amata sulla
Terra facendogli però una raccomandazione, non avrebbe mai dovuto voltarsi
indietro a guardarla finchè non fossero
arrivata a casa.. Purtroppo, già prima
di uscire dall’Ade, Orfeo non resse al desiderio intenso di guardare Euridice,
e quasi senza rendersene conto, si voltò e vide Euridice man mano svanire per
sempre.
Il povero Orfeo, disperato vagò senza meta per giorni finchè non gli capitò di imbattersi una notte
in una orgia dionisiaca delle Menadi ( baccanti ) di Tracia, perso nel suo
dolore non vi fece caso, e quelle furibonde lo fecero a pezzi. Le Ninfe ne
raccolsero i miseri resti e lo seppellirono; la sua lira e il capo , rimasti
nel fiume, furono dalle acque sospinti fino al mare e dalle correnti marine
trasportati fino all’isola di Lesbo, l’isola dei poeti.
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