Testo del Manifesto del Futurismo |
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Scritto da Marista Urru
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domenica 22 febbraio 2009 |
Manifesto del Futurismo
Le Figaro - 20 febbraio 1909
1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un'automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo...un'automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza,
per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non
abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve
essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per
ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo
guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte
dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già
nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il
militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei liberatori, le
belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie
d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro
ogni viltà opportunistica e utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o
dalla sommossa: canteremo le marce multicolori e polifoniche delle
rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore
notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune
elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le
officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti
simili a ginnasti giganti che fiutano l'orizzonte, e le locomotive
dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli
d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la
cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come
una folla entusiasta. È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo
questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale
fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla
sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e
d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di
rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la
coprono tutta di cimiteri.
Filippo Tommaso Marinetti
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