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Scopro dalla finestra lo spigolo di una gronda,
in una casa invecchiata, ch'è di legno corroso
e piegato da strati di tegoli. Rondini vi sostano
qualche volta. Qua e là sul tetto, sui giunti
e lungo i tubi, gore di catrame, calcine
di misere riparazioni. Ma vento e neve,
se stancano il piombo delle rocce, le trave marcita
non la spezzano ancora.
Penso con qualche gioia
che un giorno e non importa
se non ci sarò io, basterà che una rondine
si posi un attimo lì perché tutto nel vuoto precipiti
Irreparabilmente, quella volando via
L'autore della poesia vede in una vecchia gronda che non si vuole sostituire , ma ormai prossima alla caduta , quale presagio e profezia del
cambiamento prossimo venturo.
La raccolta
da cui è tratta la breve composizione ( Una volta per sempre) è del 1963, l'autore si aspettava già da allora come prossimo un
cambiamento risolutivo nel Paese. Abbiamo visto come è andata, ora sappiamo che fu una illusione
per quanti in ogni caso speravano in un cambiamento, persino la famosa ripresa economica, forse qualcosa o
qualcuno si misero di traverso, sta di fatto che eccoci qui tutti, comunque la pensiamo dal punto di vista politico, ancora in attesa di un cambiamento, dell'avverarsi di
una profezia che come dice nel
commentare i suoi versi lo stesso Fortini, Che immagino si augura l'avvento del marxismo, è profezia di " .. un mutamento che
si prepara da tanto tempo, forse da decenni" e soggiunge : " .. So che molti
non vi credono o non lo vogliono; e perciò
riparano, raccorciano, aggiustano quel che è troppo guasto, convinti che
nessun crollo sia imminente. Intanto, un poco per giorno, il mondo muta. Son
vissuto spiando il giorno di quella caduta; e preparandolo...verranno generazioni
di giovani che saranno più felici di noi.."
La vecchia gronda che dovrà crollare come le vecchie
strutture ed istituzioni.. così immaginava il poeta, invece dopo 46 anni la vecchia gronda è
ancora qui, appesantita dai rabberciamenti, logora e brutta, anche con l'aiuto fattivo dei suoi vecchi compagni , ora son loro che si oppongono ai cambiamenti , ora almeno lo debbono fare apertamente.
Fuori di metafora : le istituzioni arrancano vecchie ,
rigide, obsolete ed arroganti, e
difendono l'esistente costoso
apparato che opprime e blocca, inamovibile mammuth tarlato che resiste, resiste, resiste
e chiede nuovi pesanti ed inutili rabberci perché nulla muti se non in peggio
per noi povere pecorelle..ad ogni mutamento ventilato, infatti promette peggioramenti per noi.
I magistrati promettono che se si cambierà qualcosa dovrà essere nel senso di dare concedere "meno garanzie" ai cittadini, secondo loro ne abbiamo fin troppe, gli facciamo perdere tempo ai signori magistrati, le banche e gli imprenditori invece chiedono sempre più spesso di poter vendere i beni ipotecati senza aspettare che si svolga l'eventuale processo che appuri se davvero il debitore è debitore e di quanto è debitore , loro hanno fretta di incassare, ragioni e torti non gli interessano, loro son mercanti e che scherziamo!! Non hanno tempo da perdere con il gregge , quello a cui la RED di d' Alema promette cambiamenti, e per ora mantiene la promessa, il logo della nuova costosa TV, ci fa vedere una pecora rossa che esce da un uovo, fa la simpatica, e ci strizza un occhio. Forse chi sa, vuole veicolare il messaggio che i comunisti, essendo pecore son vegetariani e non mangiano i bambini, ma l'avevamo già capito, sappiamo cosa brucano.
Fortini fu marxista
convinto, un uomo di sinistra che si doleva del fallimento delle illusioni della
resistenza e che sognava un rinnovamento
della cultura marxista , era deluso da queeli che gli parevano cedimenti alla
ragion di Stato, deluso dai fatti di Ungheria ( come ogni persona perbene, non
poteva che sentirsene addolorato e "smarrito") deluso dalla
burocratizzazione del socialismo e dalla
accettazione della mitologia capitalistica.
Da queste brevi note
si comprende come anche chi non si sente marxista, possa riconoscersi
anche e soprattutto nel momento presente in questa sua breve poesia. In fondo
tutti noi altro non vorremmo che uno
Stato funzionale ai bisogni della gente piuttosto che esser noi povere pecore
funzionali a bisogni ed appetiti di vecchi e nuovo poteri. Chi sa che direbbe vedendo come siamo ridotti e quanta parte hanno avuto i suoi compagni nello appesantimento e scempio della vecchia gronda, altro che sentirsi "smarriti", d'altra parte, chi mal comincia...
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