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Keats, Guccini, Oriana Fallaci: Le stagioni dell'uomo.
Scritto da Marista Urru
lunedì 11 maggio 2009
Quattro stagioni fanno intero l'anno,
quattro stagioni ha l'animo dell'uomo.
Egli ha la sua robusta Primavera
quando coglie l'ingenua fantasia
ad aprire di mano ogni bellezza;
ha la sua Estate quando ruminare
il boccone di miel primaverile
del giovine pensiero ama perduto
di voluttà, e così fantasticando,
quanto gli è dato approssimarsi al cielo;
e calmi ormeggi in rada ha nel suo Autunno
quando ripiega strettamente le ali
pago di star così a contemplare
oziando le nebbie, di lasciare
le cose belle inavvertite lungi
passare come sulla siglia un rivo.
Anche ha il suo Inverno di sfiguramento
pallido, sennò forza gli sarebbe
rinunciare alla sua mortal natura.
Paragonare l'alternarsi delle stagioni della natura alle
stagioni della vita dell'uomo è antica consuetudine, basta riandare al mito
di Demetra e Persefone, a quello di Adone,
agli scritti di Aristotele e dei Pitagorici che dividevano l corso della vita umana
in quattro periodi corrispondenti alle quattro stagioni. Poeti e scrittori si sono
ispirati a questa suggestione: primavera, estate, autunno, inverno e poi, ancora
primavera.., è il ciclo immutabile della
vita, cantato da Guccini in
"per fare un uomo"( 1979)
E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
la morte e la vita non cambiano mai:
l' inverno è tornato, l' estate è finita,
la morte e la vita rimangono uguali,
la morte e la vita rimangono uguali...
Per fare un uomo ci voglion vent'anni,
Morte e vita, vita e morte in un avvicendarsi senza fine . Ma chi crede in Dio vede le cose diversamente: Dio ci vuole eternamente vivi, la vita dopo la morte per i credenti è una realtà che lenisce le paure , che proietta verso il futuro.
Chi crede in Dio anche di fronte alla morte ha una marcia in più, chi crede in Dio sa nel suo cuore che c'è una nuova primavera dopo l'inverno .
bellissimo il dialogo della bimba Elisabetta con Oriana Fallaci:
.....Tenendola stretta m'ero messa a leggerle il
libro, d'un tratto m'aveva puntato gli occhi negli occhi e posto quella domanda:
"La vita, cos'è?".
Io coi bambini non sono brava. Non
so adeguarmi al loro linguaggio, alla loro curiosità. Le avevo dato una
risposta sciocca, lasciandola insoddisfatta.
"La vita è il tempo che passa fra
il momento in cui si nasce e il momento in cui si muore".
"E basta?".
"Ma sì, Elisabetta. Basta".
"E la morte cos'è?".
"La morte è quando si finisce, e
non ci siamo più".
"Come quando viene l'inverno e un
albero secca?".
"Più o meno".
Però un albero non finisce, no?
Viene la primavera e allora lui rinasce, no?".
"Per gli uomini non è così,
Elisabetta. Quando un uomo muore, è per sempre. E non rinasce più".
"Anche una donna, anche un
bambino?".
"Anche una donna, anche un
bambino".
"Non è possibile!".
"Invece sì, Elisabetta!".
"Non è giusto!".
"Lo so. Dormi".
"Io dormo, ma non ci credo alle
cose che dici. Io credo che quando uno muore fa come gli alberi che l'inverno
seccano ma poi viene la primavera e loro rinascono, sicché la vita deve essere
un'altra cosa".
Da " Niente e così sia" di Oriana Fallaci
Vita e morte si susseguono, le generazioni si avvicendano, ed in questo avvicendarsi, nella sua ineluttabilità possiamo trovere delle certezze, in questo senso il film "La tigre e la neve" di Benigni e la poesia di Tom Waits "non puoi fermare la primavera"
La storia dell’uomo, delle nazioni, altro non è che la storia di questo
avvicendarsi in un susseguirsi di fatti ognuno dei qualicausa altri fatti, il futuro di ognuno di noi
come il
futuro delle nazioni dipendono
dal passato : in questo l’importanza della storia, del ricordo,
dell'amore per la propria cultura, per le tradizioni, per la propria
storia, pure nell'evolversi delle stagioni.