Con una serie di decreti papali, fra il 1227 ed il
1235, fu instaurata l'Inquisizione contro "streghe" ed
"eretici”, un regime di terrore che durò cinque secoli, sotto
la benedizione di almeno 70 papi, tutti in qualche
modo compromessi con questi orrendi crimini.
Il 5 Dicembre 1484, Papa Innocenzo VIII
emette la bolla “Summis desiderantes affectibus” con cui
ordinava di perseguitare e torturare sistematicamente "le
streghe" in tutta Europa.
A tal fine viene redatto il "Malleus
Maleficorum" (Il maglio delle streghe) una sorta di "Manuale
del perfetto inquisitore", in cui i frati domenicani Heinrich
Kramer Institor e Jacob Sprenger elencarono quello che secondo loro
combinavano le streghe.
Alcuni storici hanno stimato che tra il 1257 e
il 1816 furono sterminate nove milioni di streghe , tra cui
anche bambine. Accusate di stregoneria ed eresia, venivano spesso
giudicate senza processo, in segreto, violentate e torturate.
Tra le personalità famose, vittime
dell’Inquisizione, la più nota è senza dubbio Giovanna d'Arco, la
pastorella che assunse il comando dell'esercito, salvò la Francia
dall'invasione nemica e rimise sul trono il legittimo sovrano. Tra le
altre cose, fu accusata di stregoneria ed eresia perché indossava i
pantaloni e cavalcava come un uomo e fu bruciata viva. Ora è
canonizzata.
Le donne, dunque, durante l’Inquisizione costituivano il
bersaglio preferito, perché si voleva eliminare il principio
femminile, in quanto il ruolo naturale di guide, da esse
esercitato nella comunità, minacciava il potere delle autorità
(principio maschile). Esse si occupavano della salute (gli uomini
imparavano da loro) e trasmettevano le tradizioni; le più anziane
arbitravano con saggezza le contese. Avevano un potere e una forza
naturali, incarnavano la sovranità del principio femminile con i
suoi valori di conservazione, protezione, aiuto reciproco,
condivisione, trasmettendo così forza alla popolazione.
Sono passati secoli da allora, ma per me la caccia alle
streghe continua, anche se avviene in modo più sottile, in quanto le
donne vengono educate ed istruite per essere “uomini” (basta
guardarci intorno) o per essere merce per gli uomini (inteso in senso
più ampio di quello a cui subito si pensa), tanto che sono aumentati
in maniera esponenziale i delitti contro le donne. Così avviene che,
ogni volta che una donna viene uccisa, tutte noi perdiamo un po’ di
più quella naturale connessione che da sempre abbiamo con la Dea
Madre.
Per questo è importante che tutte torniamo ad
appropriarci di quel femminino sacro, espressione dello sconosciuto,
del mistero della natura selvaggia e detentore dei segreti della
vita, per cui sono morte tante donne. Dobbiamo riconquistare la
Strada che ci riporti alla nostra vera natura ed essenza, dobbiamo
ritrovare il gusto per la ricerca interiore e svegliare la coscienza
al nostro potere intrinseco e a ciò che siamo realmente, perchè,
come dice Peter Deunov, un grande iniziato
contemporaneo, "La salvezza del mondo è nell’elevazione
della donna. Se non elevate la donna, o se lei non eleva se stessa,
non si avrà la salvezza."
A quelle donne e a tutte le donne di buona volontà dedico
questa mia poesia:
CDLIII
Dissero che era normale
farle scivolare ai margini della storia
senza più frutti da portare in grembo
senza più musica da dipingere sulla pelle
senza l’amore da scoprire tra le pagine di un libro
nell’inverno
ma solo col dolore da apparecchiare sulla carne.
Dissero ch’erano pazze
e infatti se le vedevi
sembrava non avessero più occhi
tanto bruciavano
per cogliere ogni attimo
di un vivere ormai lontano
mentre bruciavano
perché di loro tutto si spegnesse
perché per sempre sparissero
le ali sotto gli scialli
perché nessuno
provasse a camminare coi loro piedi
su strade ignote
per ascoltar la luna in fondo al mare
cantare una memoria antica
fatta di parole intorno a un cerchio
dove bruciare l’amarezza di un cammino
che come lupa ancora ulula al cancello.
Così dicevano. Che era normale.
Era tutto normale.
Per questo oggi
per quel poco che di loro in me rimane
accendo il fuoco
e mescolo qualche goccia di mare in un paiolo
aggiungo un refolo di vento
un ricciolo di lupa
e bagno le mie ossa.
Poi aspetto l’alba
[quella che loro non ne ebbero più una]
per raccogliere fiori dove qualcuno
meditò di bruciare quei pensieri
e ricercarne i passi
da riportare in questo nostro non saper di nuovo
dove andare.
Anna Alessandrino
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