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Marista
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Impressioni - gelsomino di Inverno PDF Stampa E-mail
Scritto da Marista Urru   
lunedì 02 febbraio 2009
























Gelsomino di Inverno


gelsomino d’inverno,

esplosione di giallo,

oro che cola nell’angolo

 più scuro dell’orto; 

la spirale del tempo

rapida mi riporta

 in luoghi perduti ,

tornano i suoni amati,

una  musica, un abbaio,

grida di bimbi , profumi

del tempo passato

pronti si perdono intorno

e sono  di nuovo qui

sola  sulla collina.

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Mahmud Darwish: Mi raccontava mio nonno PDF Stampa E-mail
Scritto da Marista Urru   
martedì 20 gennaio 2009
ERRATA CORRIGE:  in questo blog il racconto MI RACCONTAVA MIO NONNO  è stato erroneamente attribuito al Poeta Mahmud Darwish, ce ne scusiamo con l'autore: Fares Aljaramneh.


MI RACCONTAVA MIO NONNO

Mi raccontava mio nonno, dei suoi giorni passati sulla Terra della Palestina, degli anni trascorsi tra le braccia della Patria. Facendo questo, il lamento delle ferite attanagliava il suo cuore, e la malinconia si leggeva nei suoi occhi, facendo questo il sorriso non abbandonava le sue labbra. Era, mio nonno, una persona semplice che viveva il racconto, tornava con la memoria oltre i muri del tempo, sfidando il fantasma della dimenticanza, raccontando con una felicità che copre il mondo, con una felicità infinita.

Interrompeva di tanto in tanto il suo racconto per pochi attimi… e tutto diventava intorno a noi montagne di silenzio, mentre vagava in una vita di immagini, affogando in un mare di ricordi…di dolori. Poi riprendeva il suo racconto con tutti i sospiri che gli erano rimasti; ricordo ancora alcune delle sue parole: “Ritorneremo! la Palestina è cara a noi e non la dimenticheremo! Ma come si puo'ò dimenticare la Patria, l’amore per la Patria ! Quanto sei bella, Jaffa, e quanto buono è il tuo arancio…i tuoi figli! Maledetti coloro che l’hanno venduta ….. coloro che l`hanno tradita”. Dicendo questo, batteva i pugni sulla terra.

Ho visitato la Palestina insieme a mio nonno e mia nonna , avevo dieci anni, quando abbiamo deciso di ritornare alla nostra vecchia casa. Quando vi siamo giunti ho visto mio nonno ridere come un bambino che incontra la sua mamma dopo la separazione; come un amante che ritorna nel luogo dove lo attende la sua innamorata. Che meraviglia quell’incontro! Si sedette sulla terra, ne prese un pugno, la strinse forte tra le mani baciandola…piangendo…. era un pianto amaro. Si tolse il fazzoletto dalla tasca, ve la depose dentro e guardando verso di me disse: “ Questa è la nostra Terra figlio mio”.

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Poesia israeliana PDF Stampa E-mail
Scritto da Marista Urru   
lunedì 19 gennaio 2009

Perchè poesie israeliane? Per cercare un contatto con l'anima, le emozioni, le nostalgie  di uomini e donne contro i quali sento  levarsi  parole di odio e nel ricordo di amici e amiche  che sono partite per Israele tanti anni fa, con gli occhi lucidi per il dispiacere di lasciare Roma  ma con  in fondo agli occhi  la speranza e l'aspettativa della terra ritrovata felici per il lavoro che li aspettava: fare vivere un deserto nella incredulità di molti che  la ritenevano impresa impossibile.
Niente come la poesia rivela l'anima degli uomini.kibbutz













POPOLO

I nostri poemi sono belli e tristi:
invano allontaniamo dalle nostre feste l'oscurità.
Mangiamo frutta secca in memoria
delle verdi colline che abbiamo perso.

Azzurro e bianco è il cielo semitico,
e la nostra terra è nera e rossa
come la storia che stiamo ancora vivendo,
come i vestiti di una nuda regina.

Da Kàmma, Kàmma Milchamà, (Quanta, quanta guerra), 2002.

di Rami Saari



Kinneret (Rachel), traduzione di Daniel Shalev

Sul lago

Colli del Golan, tendi la mano e tocca,
Fermati! - Mi dicono - Non te ne andar!"
Dorme il vecchio monte dalla bianca ciocca,
manda un vento freddo che mi fa tremar.
Sulla riva c’è un salice piangente
come un bimbo vispo che, portato al mar,
corre scapigliato, corre tra la gente
e, arrivato all’acqua, spruzza per giocar.
Fiori sulla sponda, l’occhio ci si perde:
bianchi, rossi, gialli, arancioni e blu.
ci son giorni che è più verde il verde,
mille volte è azzurro il cielo di lassù
Vado a testa bassa e dovrò partire,
ma il mio cuor lontano tornerà quaggiù
come scorderei o potrei tradire
il ricordo dolce della gioventù?

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Notte di inverno PDF Stampa E-mail
Scritto da Marista Urru   
mercoledì 14 gennaio 2009


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notte di inverno

Notte di ombre,

Di secchi fruscii

Dai rami brinati.

Assorta cammino

E gelide mani

lievi inanellano

i capelli ostinati.

Nei ricordi mi incanto,

l’antico suono del piano

leggero si spande.

 

Da " colloqui con il vento"

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Cercare "l'altra tigre", si deve perchè in noi è la salvezza dal nulla del mondo moderno PDF Stampa E-mail
Scritto da Marista Urru   
martedì 06 gennaio 2009

 

Cercare "l’altra tigre", sull'onda della poesia  di Borges, scrivere  noi stessi o leggere pagine scritte  da altri e rendersi dolorosamente conto che davvero  ha ragione Borges: in realtà  quando scrivi, narri o cerchi di descrivere, hai davanti solo parole, sillabe su carta che si ripetono sino a perdere senso perchè mai le parole rispecchiano quello che vorrebbero, e cioè  la vita, il mondo,  ciò che  Borges  appunto nella poesia “ l’altra tigre” simboleggia con la tigre, quella vera che sta nella foresta e non  nella pagina che egli  ha davanti da riempire,    pagina che  simboleggia   appunto i limiti della conoscenza e la impossibilità di rappresentare  gli accadimenti, la realtà senza  aggiungere qualcosa di nuovo  di personale  di fuorviante.

Ne scrive  ne "la rosa gialla"  "...che gli alti e superbi volumi che formavano in un angolo della sala una penombra d'oro non erano (come la sua vanità aveva sognato) uno specchio del mondo, ma una cosa aggiunta al mondo.

Non sarà quindi la letteratura la chiave di salvezza dal nulla del mondo moderno spogliato e privato degli antichi valori senza che niente li abbia sostituiti.

Pure questa poesia di Borges  mi spinge a pensare che l'altra tigre si possa trovare, che se la nostra salvezza non è nella letteratura come con dispiacere Borges ha a più riprese affermato  nel corso della  vita,  ciononostante la nostra salvezza è in noi, perchè la tigre vera  (unicum dio-uomo) è nella nostra Mente.

Nella mente noi abbiamo formatasi nel tempo  o addirittura come archetipo  "l'idea" della tigre , che in certo qual modo sfuma e si deforma nel momento in cui cerchiamo di trascriverla  e comunicarla, sicchè come nota Borges , è come se producessimo una terza tigre, e così via all'infinito.  Ma se ammettiamo che nella nostra mente abbiamo LA TIGRE,   intendendo  che  nella Mente è la unione  dio-uomo, perchè è lì che si ricompone il dualismo  materia cosciente e spirito inconscio, allora dobbiamo capire che  solo con l'ausilio della Mente ognuno di noi potrà ritrovare la propria parte sconosciuta e che dalla unione infine delle due parti, verrà la salvezza dell'uomo moderno , smarrito e infelice.

 

In ognuno di noi in somma coesistono due tigri: l’io  consapevole e l’inconscio, la nostra salvezza è in questo, nel ricercare in noi e trovare finalmente quella capacità  insita di unire io cosciente ed inconscio. Forse per questa natura doppia secondo le tradizioni orientali,  in Cina  la tigre  è il terzo segno dell’oroscopo, che corrisponde ai gemelli; si è soliti  scrivere  di questo segno che indica doppiezza in senso spregiativo, pure io credo  che vista la doppiezza in questo senso tenendo conto delle tradizioni orientali, il quadro cambia e ricadiamo nel dualismo tra io conscio ed inconscio che si uniscono in unità nell'archetipo della unione dio animale.




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NATALE: I Re Magi: riflessioni del Pontefice e racconto di Gabriele D'Annunzio PDF Stampa E-mail
Scritto da Marista Urru   
giovedì 25 dicembre 2008

La riflessione del Papa sui Magi  estrapolata  dal sito : italiaestera


 

I re venuti dall'oriente seguirono la stella, ma "la stella non sarebbe bastata - commenta il Pontefice - se i Magi non fossero stati persone intimamente aperte alla verità", "a differenza del re Erode, preso dai suoi interessi di potere e di ricchezza".

 

I Magi, osserva Benedetto XVI, sono il simbolo di un cristianesimo che non si basa più "sulla omogeneità etnica, linguistica e culturale, ma solo sulla fede comune in Gesù, Figlio di Dio". E se Maria, Giuseppe e i pastori "rappresentano il popolo di Israele che ha accolto il Signore, i Magi sono invece le primizie delle genti, chiamate anch'esse a far parte della Chiesa, nuovo popolo di Dio" al di là delle differenze di razza, lingua, cultura.

 

''L'esempio dei Magi di allora - osserva Benedetto XVI - è un invito anche per i Magi di oggi ad aprire le menti e i cuori a Cristo e ad offrirgli i doni della loro ricerca. Ad essi, a tutti gli uomini del nostro tempo, vorrei quest'oggi ripetere: non abbiate paura della luce di Cristo! La sua luce è lo splendore della verità. Lasciatevi illuminare da Lui, popoli tutti della terra; lasciatevi avvolgere dal suo amore e troverete la via della pace''

Mi piace aggiungere a queste riflessioni il breve raccontino di D'Annunzio, che mi pare indicatissimo per i tempi  in cui viviamo : Gesù dei doni dei Magi, predilige incenso e mirra all'oro, che invece non accetta. 

E in molti  avremmo piacere  se questo messaggio di Cristo trovasse davvero accoglienza  da parte della Chiesa: da tempo  io penso che sarebbe una gran cosa  se , oltre  che a guardare all'ecumenismo ed alle tante genti bisognose , Santa Romana Chiesa, guardasse un poco all'Italia.
 Un paese in cui un operaio e mille altri come lui , può vedersi scippata letteralmente la paga di un mese  grazie alla tassazione di uno Stato, Moloch vorace, inetto e corrotto.

E badate che questo episodio cui faccio riferimento  si è risaputo solo perchè  c'era di mezzo il Comune di Roma e vi è  una lotta politica  per il potere senza uguali , ma queste cose succedono  da tempo ormai, e succedono anche ai piccoli commercianti ed agli artigiani che vogliono restare "in regola",  e  le gabelle sono tanto alte che per i piccoli commercianti ed artigiani capita che  oggi incassano, domani arriva la gabella, e spesso ci si aggiunge il pizzo o peggio forse la azione nascosta e strisciante di poteri e forze economiche  e malavitose ( che spesso coincidono, come tutti sappiamo, ma nessuno denuncia apertis verbis) che in mille modi ti fanno chiudere , fallire, andare in rosso. C'è chi ha fatto la fortuna  di cordate finanziarie conosciutissime  e rispettatissime, agendo come sciacalli sulla pelle dei piccoli artigiani e commercianti,  creando le condizioni per impossessarsi di beni, case, risparmi di padri di famiglia, in uno schifo senza fine e senza valide denunce.. in sostanza, non frega niente a nessuno. Ma sono tanti e cresceranno, questa è gente che non si ferma, perchè non ha coscienza del male nè del bene.

 Altro che progresso e baggianate simili :  in pochi anni ci hanno appioppato  un crudele mondo medievale, crudele e corrotto di signorotti super ricchi, cortigiani ben pasciuti suadenti e sorridenti squali con   al servizio squalotti insensibili amanti  del potere,  mentre  la massa è grassata e sfruttata , con mille piccoli valvassori  che disinformano parlandoci di solidarietà e favole belle, addirittura addossando alla popolazione le colpe del disastro  causato dalle  oscene abbuffate dei potenti e dei loro sottopancia.

Ecco vorrei una Chiesa che come il Bambin Gesù raccontato da d'Annunzio privilegiasse incenso e mirra, accantonando l'oro, leggiamolo questo breve racconto:
( continua)

 



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