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Parliamo del sogno - facciamolo con la voce dei poeti
Scritto da Marista Urru
martedì 19 gennaio 2010
Dal “ Commiato”
di K. Gibran
..Addio, popolo d'Orfalese.
Questo giorno è finito.
Si chiude su di noi come il giglio acquatico sul suo domani.
Serberemo quello che qui ci è stato donato.
E se non sarà sufficiente, ci ricongiungeremo
per tendere ancora le mani verso colui che dà.
Tornerò a voi, non dimenticatemi.
Sarà tra breve, e il mio anelito raccoglierà
polvere e saliva per un altro corpo.
Sarà tra breve, un attimo di calma nel vento
e un'altra donna mi partorirà.
Addio
a voi e alla giovinezza trascorsa con voi.
Appena ieri ci incontrammo.
Voi avete cantato per me nella mia
solitudine e io ho costruito una torre nel cielo con i vostri desideri.
Ma ora il nostro sogno è finito, è volato
via il sonno e non è più l'alba.
Il mattino volge al termine, il nostro
dormiveglia si è trasformato nella pienezza del giorno, e dobbiamo separarci.
Se ancora una volta ci incontreremo nel
crepuscolo della memoria, parleremo nuovamente insieme, e il canto che voi intonerete
sarà allora più profondo.
E se le nostre mani si toccheranno in un
altro sogno, costruiremo un'altra torre nel cielo.
Così dicendo fece un segnale ai marinai e
subito essi levarono le ancore e, liberata la nave dagli ormeggi, salparono
verso oriente.
E un grido venne dal popolo come da un solo
cuore, salì nel crepuscolo e dal mare fu portato lontano come uno squillo di
tromba. ..
K. Gibran
Il sogno del giardiniere
Cosa nasconde nella scatola magica la fata dei sogni?
Anzitutto una montagna del miglior concime!
Poi un sentiero dove non crescono le erbacce,
un paio di gatti che non divorano gli uccelli.
Polvere poi, che appena sparsa sulle zecche
Trasforma le foglie in un fiorir di rose,
inoltre robinie nel palmeto
da dove trarre un copioso raccolto.
O fata, fa' che per noi l'acqua scorra
Ovunque abbiamo piantato e seminato;
donaci spinaci che non mettano i fiori
ed una carriola che da sé si muova!
E ancora: un veleno efficace per i
topi,
stagioni incantate invece di grandine insidiosa,
dalla stalla a casa un piccolo ascensore
ed ogni sera una schiena nuova!
Hermann Hesse
Fragile dote sono i sogni
ci fanno ricchi un’ora.
Poi, poveri, ci scaraventano
fuori della purpurea porta
sul duro recinto
dimora di prima.
E. Dickinson
Se avessi il drappo ricamato del cielo,
intessuto dell'oro e dell'argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
dai mezzi colori dell'alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto i sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.
William Butler Yeats (1899)
Il Ritorno da Inni G. Pascoli (il rimpianto del passato ed il sogno del
futuro di Ulisse che vecchio e stanco torna ad Itaca)
CORO:
O gran mare, che là gemi
su la spiaggia che tu baci,
che qui piangi sotto i remi
de’ Feaci;
op oòp... op oòp...
dorme... venne di lontano;
dorme... è stanco; dorme... è vecchio;
piano cantagli all’orecchio,
piano piano
muovi la sua culla...
Tu che piangi là soave
su chi giunge alla sua terra,
che qui dondoli la nave
di chi erra;
op oòp... op oòp...
non gli dir col tuo frastuono
che già fuma un casolare:
buono è il sonno, o insonne mare!
buono! buono!
dolce come il nulla.
Non gli dire, eterno mare,
ch’egli è giunto...
op oòp...
... di lontano
... stanco... vecchio...
piano piano
muovi la sua culla!
Dolce... errare
op...
dolce... il nulla.
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