Il mio quasi - giardino e nello sfondo la macchia mediterranea su cui la lunga mano dei costruttori/ barbari si allungherà presto.
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Oggi provo a scrivere un post per me difficile, lo faccio solo perché più
d’uno mi ha fatto notare che una persona di buona educazione, quando apre un
sito in cui pretende in qualche modo di dare consigli , distribuire le proprie idee e conoscenze DEVE far sapere chi è, presentarsi.
Perché non lo ho fatto prima?Solo perché mi son detta che
non avrebbe avuto nessuna importanza , a
chi vuoi che interessi aver
conoscenza di chi cavolo sia Marista fuori dal web?
Epperò..ultimamente ho ripreso a legger parecchio e mi son
resa conto che gli amici hanno ragione, io stessa prima di leggere, la prima cosa che faccio è informarmi su chi e
quando ha scritto, e pensandoci meglio, anche un sito ha un autore ed io nel mio micro, micro, microcosmo,
sono un autore non maleducato, quindi infine mi presento.( continua)
Comincio dalla età,
mi tolgo la piccola spina: ho ben
63 anni. Nata in quel di Roma, dove ho avuto la fortuna di godermi il periodo
di una città ancor viva di cultura, di turismo anche culturale , quando era facile incontrare Ungaretti nel
ristorantino abituale nei pressi di piazza di Pietra e sentirlo declamare gli ultimi versi, oppure
al mitico Caffè Greco ritrovarsi a
scambiare impressioni e convenevoli con Antony Quinn, uno per tutti fra tanti
habitué, che appariva persona squisita e
simpaticissima oltre tutto. Capitava
allora di incontrare, sempre a rimorchio di mio padre, il freddo De Chirico, abitualmente molto parco
di parole e convenevoli, almeno io lo ricordo così., ed una schiera di pittori,
scrittori, giornalisti, senza fretta e
senza spocchia, era facile e normale scambiarsi notizie, impressioni,
pareri anche affetto e stima.
Poi sono arrivati gli studi in giurisprudenza e infine la tesi, dovuta
completare più alla svelta di quanto avrei voluto per motivi familiari e
preparata prevalentemente in una
biblioteca per la quale ancora provo nostalgia, quella della Pontificia Università Gregoriana in via
della Pilotta. Si può ripensare con affetto ad una biblioteca?
A me, che mai
son stata secchiona, succede: si entrava in una oasi di pace, di cortesia e di efficienza e per chi veniva da quelle della Sapienza ormai martoriata
dai moti del 68 , con i volumi mancanti di pagine, con libri scarabocchiati,
con i banchi pieni di scritte oscene, i muri deturpati in attesa di ripulita
che io mai vidi, e da una città in cui il nuovo chiassoso ed un po’ cafone
avanzava spietato, la
Gregoriana , i suoi bibliotecari, chi vi studiava e
ricercava, costituivano una oasi serena di disponibilità e di studio serio e piacevole.
I casi della vita mi
hanno in seguito portato in un Ente che
si occupava tra l’altro di organizzare di sfilate di alta Moda nella Roma
caotica ed entusiasmante dei grandi Sarti, degli accessoristi, anche se ormai già contenente il baco della
decadenza, e già consapevole del baratro che le si stava aprendo innanzi,
preparatosi lentamente ed incominciato ad emergere alle coscienze dopo gli anni 70.
Si era in realtà già pieni di rimpianti e nostalgie e timori, mentre un nuovo mondo, duro e spietato creava
i primi drammi, le prime epurazioni, e chiudevano saracinesche e nuovi e
sconosciuti soggetti riaprivano quelle
saracinesche dopo aver snaturato l’esistente, troppo spesso
con dissennatezza incolta ed arrogante.
Ho potuto assistere
alla agonia neanche troppo lenta ,di un
mondo rassegnato, vinto; ho visto sparire le botteghe storiche, la cui fine veniva
inesorabilmente affrettata anche dai da
regolamentini ministeriali che sembravano operare chirurgicamente perché i vecchi romani sparissero e al loro posto
avanzasse il “nuovo” nascosto nell’ombra, prono al guadagno facile e selvaggio, pronto alla imitazione incolta ed approssimativa di
altre città belle anche loro, ma diverse per tradizione , cultura e coformazione, per cui ho potuto veder diminuire il turismo, ho colto
sfoghi dolorosi e sussurrati letteralmente degli intellettuali intimoriti,
degli attori d’oltralpe, dei giornalisti
della stampa estera che ci commiseravano.
Ho raccolto gli sfoghi di tante e tante persone che si sentivano
addirittura perseguitate dal nuovo che inesorabile avanzava, ho appreso con
dolore di quanti si sono suicidati o son
morti di crepacuore, vedendo sfumare i progetti di una vita; ho assistito con autentico dolore , visto che lavoravo
nel campo, alla distruzione ragionata da parte dei poteri forti , sempre quelli
nell’ombra, di un piccolo e laborioso mondo che, persa la coesione, si è
frantumato, ognuno cercando scampo dove e come poteva, alcuni ce la hanno
fatta, molti sono stati distrutti e certo per loro , per me, non ci fu né cassa
integrazione né niente… solo indifferenza di pasciuti ed ignoranti personaggi
che già pensavano a come arricchirsi sulla pelle di chi cedeva. Storia vecchia,
e la storia si ripete.
Storia occultata di cui nessuno vi racconterà .
Infine sono andata via in provincia, ma al male non si sfugge, i poteri forti arrivano prima
o poi anche nei buchi più sperduti ed allora…. Si diventa come canne al vento
e si va avanti, con passione con ragione, ( rubando lo slogan
vincente e bellissimo degli intrepidi Corsari del Gusto). E qui su queste
colline mostrate dalla foto, vivo.
Ho superati i
rimpianti e chiusi i ricordi ed i
rancori dove debbono stare, mi dedico
alle mie piante (poco), ai miei 5 gatti ai miei
2 Germani, e ad una serie
imprecisata di animaletti che passano per il mio quasi giardino ( quasi, perché
sempre pulito, accudito, aggiustato a metà), il tutto con appoggio e compagnia di un marito oberato dal lavoro, il Federico ,
geniaccio matematico dal cuore tenero, che gira come una trottola per l’Italia
e per il quale faccio da quasi
segretaria ( non sempre ci riesco , la posta che arriva è troppa, i casi urgenti di poveri cristi
vittime del sistema bancario, moltissimi).
Ho due figli,
Claudio: un tipo intellettuale e svagato, che incontriamo a volte per i pasti o
per un caffè, una figlia, la piccola di casa, conosciuta sul web come la Druida , una che scrive
benissimo e non lo sa, e che sta muovendo i primi passi nel mondo dello
scrivere.
Sta di fatto che benché non siamo molti, in casa c’è un
inquietante via vai , ed un continuo squillare di telefono, ma io ho sempre
vicino, fedele come un cane, tanto che mi segue anche nelle passeggiate in
campagna passo passo, il mio gatto luke e quando scrivo ho lui o in braccio o sullo scrittoio
tra me e la tastiera, come in questo momento.
Per chi avesse avuto la pazienza di leggermi fin qui, credo di aver
chiacchericciato abbastanza e fornito una specie di foto di Marista Urru (
acronimo del vero nome).
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