Vivo ormai a Santa Marinella dal 1980
e passo quasi tutti i giorni per via Roma, scendo dalla antica
piazzetta che faceva parte del borgo del Castello Odescalchi per
imboccare l'Aurelia, e da sempre lancio una lunga occhiata
all'arco del ponte romano: “ arco a sesto ribassato realizzato
con diciannove conci radiali in calcare. (Archivio GATC)”
Ce ne sono nella nostra cittadina
almeno altri due di ponti e sono a lungo rimasti nascosti fra
canneti ed erbacce, ma avevano pochi segreti per noi ragazzini:
erano luoghi magici dove giocare allorchè nelle ore della calura
pomeridiana ci avventuravamo negli angoli più remoti della campagna
alle spalle della cittadina. Quel poco che avevamo appreso a scuola
delle leggende e credenze della romanità ci faceva immaginare ninfe e dei fra
le erbe ed i fiori mentre si andava in gruppo in cerca di more e
fichi selvatici.
Erano tempi in cui questo era possibile, il massimo
che poteva accaderti era l'incontro con qualche contadino che ti
offriva fichi, ed a volte , se ti inerpicavi fin su oltre le
vignacce, verso le cosi dette colline, quasi a lambire i monti della
Tolfa, potevi esser fortunato ed incontrare il carretto tirato da un
mulo o da un asino, in genere portato da anziani contadini cotti dal
sole, asciutti e sorridenti. Erano per lo più coltivatori di
straforo di cocomeri e meloni in qualche radura umida tra la macchia,
o nei pressi dei canneti, questo serviva per arrotondare le magre entrate.
A volte, se potevano , vedendoci felici ed accaldati, si
intenerivano e ci allungavano, insieme ai consigli per evitare serpi
e ragni , anche qualche piccolo melone o una cartocciata di fichi
selvatici o more. Sembrava di sfiorare un mondo altro, parallelo,
in cui sarebbe stato facile e piacevole vivere.
Il tempo è trascorso, molto è
cambiato, ma resta ugualmente intatto l'antico fascino di questa
cittadina che, a pochi chilometri dalla capitale, segue una sua
evoluzione tutta particolare. Maurilia fra le città invisibili di
Italo Calvino, una delle città della memoria, me la ricorda.
Maurilia la città che invita il viaggiatore a visitarla, ma anche a
rimirare le vecchie cartoline illustrate che la rappresentano come
era, e quello deve mostrare ammirazione per quel che la città era,
senza però troppo disprezzare quello che la città è oggi.
In realtà è successo a Maurilia quello che
succede ovunque, fra gli antichi abitanti e quelli di oggi non si
ravvisa alcun rapporto, pur essendo rimasti gli antichi nomi, certi
lineamenti, nota Calvino che “ gli dei che abitano sotto i nomi e sopra i luoghi se
ne sono andati senza dir nulla ed al loro posto si sono annidati dei
estranei”. Ma Maurilia è sempre lì, forse, un po' come Roma, ci son tornata da poco, è estranea, è piena di estranei, cambiano gli odori.. restano gli antichi suoni, il ruggito dei leoni la notte...ma non è più lei.
Noi ragazzini abbiamo giocato per
strade sparite, colto fiori e frutti per campi mutati o costruiti, quella che fu la nostra Santa Marinella appartiene ormai al sogno, mentre
già si appresta a sparire la Santa Marinella di oggi, man mano che se
ne sviluppa una altra ancora.
I vecchi ponti romani sono stati
riscoperti e puliti, anzi no.. si dice “riqualificati”,
qualunque cosa si intenda con questo termine; sta di fatto che avendo
tagliato erbacce e rastrellato d'intorno, se si è persa la magia del
mistero., del vedo e non vedo tra canneti e pozze d'acqua che
accendeva la fantasia di noi ragazzini. In compenso in questa nuova
Santa Marinella si è trovata una visione e una nuova
consapevolezza del passato del territorio, fino alle radici
romane di cui si trovano sempre nuove tracce, di questo arco di
terra la cui bellezza, sembra esser stata accettata distrattamente,
come un dato di fatto e non come un dono da preservare.
Scrive Francesco Pazienza nel suo bellissimo sito tuttoda leggere, ma che rischia
di prendervi come una fiaba che vorreste non finisse mai: “Allora
possiamo concludere che nel mondo del sogno non viviamo solo di
notte.
È un mondo in cui scivoliamo ogni volta che ci distraiamo
pensando a qualcosa di diverso da ciò che percepiamo o che ci
ripromettiamo di pensare.
Ogni volta che ci distraiamo da una lettura o da un ascolto
stiamo già sognando.” ( dall'ipnosi al sogno)
Quindi io sogno molto, non so voi, ma
io si, visto che mi distraggo facilmente, ogni persona, viso,
gesto, voce.. mi porta ad un viso, un gesto, una voce che forse ho
visto, che forse ha fatto parte del mio vissuto ed io ne ritrovo un
pezzetto ora, in una altra totalmente estranea. Nello stesso modo,
ogni volta che passo davanti al ponte di via Roma, irresistibilmente debbo guardarlo e, sia pure per poco, mi distraggo, distolgo la mente dai pensieri. Ed ancora Francesco Pazienza nel racconto " Lo schiaffo della realtà "afferma: " Le cose chiedono di essere guardate", ed è vero, per esempio il ponte mi chiede di esser guardato, ed è come se volesse dirmi qualcosa,
come se avesse da raccontarmi qualcosa. Dopo tanti anni, il suo muto
messaggio mi viene ancora inviato, ma io non lo decripto, neanche
facendo tesoro di una immaginazione e fantasia piuttosto sviluppate.
Sto rileggendo le città invisibili di
Calvino, son di queli a cui piace ogni tanto rileggere libri che mi interessarono
per scoprire come oggi reagisco , cosa ne penso io, una altra
Maria Stella, divisa da quella allora giovane, dallo scorrere di
tutta una vita. Rileggendo la descrizione che Marco Polo fa al
grande Kublai Kan di un ponte di pietra, per un attimo ho creduto di
aver capito il messaggio, ma presto mi son dovuta ricredere, la
mente resta vuota, il messaggio resta muto, vuol dire che aspetterò.
Però il breve dialogo ve lo voglio riportare lo stesso: nasconde
infiniti significati e.. speranze.
Marco Polo descrive un ponte, pietra
per pietra
-Ma quale è la pietra che sostiene
il ponte?- chiede Kublai Kan.
-Il ponte non è sostenuto da questa
o quella pietra – risponde Marco,- ma dalla linea dell'arco che
esse formano.
Kublai Kan rimane silenzioso,
riflettendo. Poi soggiunge:
Polo risponde: - Senza le pietre non
c'è arco.
Anche chi crede d'esser pietra portante
deve arrivare a capire che senza le altre pietre, tutte, non ci
sarebbe l'arco e la pietra portante cadrebbe. Un Marco Polo per ogni
Kublai Kan o aspirante tale, questo è l'augurio di oggi per noi
tutti.
|
- Si prega di inserire commenti riguardanti l'articolo.
- Commenti ritenuti offensivi verranno eliminati.
- E' severamente vietato qualsiasi tipo di spam. Cose del genere verranno cancellate.
- I commenti verranno approvati dall'Amministratore prima di venire pubblicati.
- Ricordarsi di inserire il codice numerico nell'apposito box
- Se il codice è errato riaggiornare la pagina (refresh)
|
Riporta quest'articolo sul tuo sito!
1. Scritto da anna, il 18-10-2012 23:06 Mi piace questa Maria Stella, apparentemente lontana dalla Marista che leggo su fb. Apparentemente. Infatti come potrebbe esistere l'una se non ci fosse l'altra? Ci potrebbe essere la realtà senza i sogni, i ricordi, la storia di ciò che siamo stati? No, non credo proprio. Ecco, Marista, tu racchiudi bene questi due aspetti, consentendoti una visione lucida della vita quotidiana, quella che adesso, in questo momento, percorre tutti. Ed è questo che ti incita a gridare per svegliarci dal torpore in cui siamo immersi, affinchè possiamo continuare a essere quelle pietre che hanno necessità di stare insieme, se non vogliono far crollare il ponte. Grazie Marista perchè ogni volta che ti leggo,imparo sempre qualcosa!
|
Powered by AkoSuite 2007 |